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Carige sprofonda in Borsa dopo il piano di rafforzamento

Il titolo non riesce a fare prezzo e rimane sospeso con un ribasso teorico del 48,65% dopo l’ok al piano di rafforzamento patrimoniale – A pesare è anche il rosso di 188,9 milioni dei nove mesi del 2019 – Mincione si impegna a sottoscrivere il bond per 20 milioni, Malacalza verso il No

Giornata di passione per Banca Carige a Piazza Affari. A metà giornata , il titolo non riesce a fare prezzo, ed rimane sospeso con un ribasso teorico del 67%.

Rimmesse questa mattina in contrattazione dopo 24 ore di stop arrivate su richiesta dello stesso istituto, le azioni ordinarie e di risparmio di Carige vengono immediatamente sommerse da una pioggia di vendite.

Alla base del sell off non solo il piano di rafforzamento patrimoniale approvato nella serata di ieri, 12 novembre, dal cda, ma anche i conti dei nove mesi del 2018, archiviati con 188,9 milioni di perdite a causa di svalutazioni per 219,2 milioni. “Il risultato, si legge in una nota della banca, è stato condizionato dal costo del rischio, che sconta il recepimento, nel terzo trimestre, della verifica effettuata sul portafoglio creditizio e la cessione, nonché il saldo e stralcio di posizioni deteriorate, che hanno determinato la contabilizzazione di 256,5 milioni tra perdite e rettifiche di valore su crediti, precludendo di fatto la possibilità di raggiungere il target di utile netto fissato dal Piano 2017-2020 per l’esercizio in corso”.

Per quanto riguarda il piano di salvataggio, in base a quanto annunciato, il “rafforzamento” arriverà in due fasi: la prima prevede di salvare l’operatività della banca tramite l’emissione di un bond Tier2 da 400 milioni di euro, la seconda che arriverà tra la fine di marzo e l’inizio di aprile stabilisce l’avvio di un aumento di capitale da 400 milioni.

Per quanto riguarda l’obbligazione, a sottoscriverla per 320 milioni di euro sarà il Fondo interbancario di tutela dei depositi creato dalle altre banche. La delibera ufficiale da parte dell’assemblea dovrebbe arrivare il prossimo 30 novembre, ma ieri l’operazione ha ricevuto l’ok del consiglio di gestione.

Lo scopo del prestito è quello di evitare un eventuale fallimento di Carige che costerebbe a tutte le banche italiane 8 miliardi, la cifra dei depositi protetti dell’istituto genovese. “Se il Fondo interbancario vorrà fare un intervento, Intesa Sanpaolo per la sua parte sarà certamente pronta a sostenerlo”. Queste le parole dell’ad di Intesa, Carlo Messina, pronunciate ieri a margine degli Stati Generali del credito organizzati da Assolombarda, che però sottolinea “Nulla di più – ha precisato – Non faremo mancare il nostro sostegno al Fondo se lo faranno tutti”

Parlando con i giornalisti nella conferenza stampa successiva all’approvazione dei conti, l’ad Fabio Innocenzi ha spiegato che “aull’eventuale inoptato dell’aumento di capitale” ci sarà la conversione delle obbligazioni sottoscritte dallo schema volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi “in azioni”.

L’amministratore delegato ha precisato poi che, nonostante i fondi messi a disposizioni, il Fondo Interbancario non diventerà – anche perché non è consentito dalla legge – azionista di maggioranza di Carige. “Il Fondo ha un massimo del 49.9% di partecipazione all’interno di una banca per cui non possono essere il soggetto di maggioranza assoluta all’interno di una banca. Il Fidt si è messo al servizio nel senso che sono gli azionisti che hanno il diritto di opzione (per l’aumento, ndr) per cui saranno loro a decidere se esercitare i propri diritti oppure no. Il Fondo è passivo per cui esiste la possibilità che il Fondo diventi nostro azionista solo se c’è disimpegno parziale di qualcuno dei nostri azionisti e non ci fosse il subentro da parte di altri soggetti”.

Parlando proprio dei soci, Innocenzi ha affermato: “Abbiamo la speranza che i tre maggiori azionisti e anche altri sottoscrivano l’aumento già da oggi”. Speranza che però rischia di non diventare realtà dato che la famiglia Malacalza ad oggi non sembra avere intenzione di sottoscrivere il bond. “Di fronte all’incombere delle scadenze a cui noi mettevano di fronte l’investitore – ha spiegato il presidente di Carige, Pietro Modiano – Malacalza Investimenti ha detto ‘per favore, no’, ‘adesso, no'”.

Diversa la decisione di Raffaele Mincione che – attraverso la Pop 12 – rende noto di aver comunicato a Banca Carige ‘”il proprio irrevocabile impegno per l’importo di 20 milioni” nell’operazione di rafforzamento patrimoniale. “Tenuto conto del considerevole sforzo finanziario – si legge nella nota – Pop 12 ha condizionato il proprio impegno alla individuazione e definizione di una adeguata remunerazione da concordarsi tra le parti in buona fede”.

(Ultimo aggiornamento: ore 14.25 del 13 novembre). 

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