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Carbonato: non solo “status symbol”

Per il presidente degli industriali di Torino occorre una grande riforma che spinga Confindustria a fare meno richieste ma più proposte legate agli interessi generali – Prima di scegliere il nuovo Presidente, decidiamo che cosa fare e come arrivarci

Carbonato: non solo “status symbol”

“Ci sentiamo come chi sta in prima linea senza però avere alle spalle un supporto adeguato all’asprezza della battaglia che si sta svolgendo”. Gianfranco Carbonato, presidente dell’Unione Industriale di Torino, parla dello stato d’animo di molti imprenditori che sono accorsi alle Assise di Bergamo per esprimere questo malessere e per cercare, senza inutili allarmismi ma con fermezza, una possibile via di uscita da questa situazione di sofferenza. “L’alta affluenza di imprenditori ad un evento che si è svolto a porte chiuse, e quindi senza grande spettacolarità, dimostra che si sono affrontati temi molto sentiti.

Del resto in Italia pochi gruppi sociali sentono sulla loro pelle gli effetti della concorrenza internazionale. Solo gli imprenditori vivono lo sforzo di chi si deve misurare quotidianamente sui mercati internazionali. E sentono che i politici non hanno nella loro Agenda l’impegno a sostenere la competitività delle imprese. Gli imprenditori stanno vivendo, come peraltro altri gruppi sociali, un crescente distacco dalla politica, dal suo modo di dibattere, dalla sua incapacità di prendere decisioni coerenti con la necessità di riavviare lo sviluppo del Paese”. Carbonato, che è presidente di una media azienda che lavora in tutto il mondo, sa quali sono i problemi delle imprese. Non si tratta di avere sussidi, ma di impostare un’azione di risanamento e di riforme che portino ad un innalzamento complessivo della produttività.

E la Confindustria deve proporsi come interlocutore serio e credibile del Governo verso il quale deve avere un rapporto dialettico ed equilibrato ma rimanendo ferma sulle proprie idee. “Bisogna far capire bene a tutti – dice Carbonato – che gli imprenditori di Confindustria non fanno richieste, ma avanzano proposte che non sono solo in funzione di un interesse particolare, ma si conciliano anche con l’interesse generale del Paese a riprendere un percorso di crescita.” La Confindustria conserva quindi una funzione importante come rappresentante del sistema delle imprese. Ma anch’essa deve sicuramente rivedere il proprio funzionamento, mettersi al passo con i tempi. “Sì, anche Confindustria -afferma Carbonato- deve rapidamente affrontare una fase di rinnovamento, snellimento e riorganizzazione.

Alcune funzioni tradizionali forse oggi non sono più al centro del sistema come ad esempio quella sindacale anche se come abbiamo visto di recente con il caso Fiat la nostra organizzazione deve essere più innovativa e più propositiva. Oggi comunque l’innovazione e l’internazionalizzazione sono in cima agli interessi delle aziende e su questo terreno dobbiamo fare di più sia direttamente che nel rapporto con il Governo.” Sotto il profilo organizzativo Carbonato ritiene che oggi “c’è un sistema su troppi livelli che rende la gestione troppo complessa. Bisogna avviare una importante riforma che focalizzi meglio il sistema sulla cose da fare e riduca i troppi livelli di rappresentanza.” Ma su questa strada a volte, gli ostacoli vengono posti anche dagli imprenditori che aspirano a cariche associative. ” Basterebbe pensare che ricoprire una carica in una associazione non è uno status symbol ma è un impegno che gli imprenditori assumono per spirito di servizio e talvolta con sacrificio dovendo sottrarre tempo prezioso al lovoro nella propria azienda.” Quindi sono così delineati i compiti per la nuova presidenza che, peraltro con grande anticipo, vede già in campo alcuni nomi prestgiosi dell’industria italiana.

“Mi sembra presto per parlarne – dice Carbonato – e comunque tutti i nomi che si leggono sono certamente di grande spessore. Quello di cui bisogna parlare adesso e del cosa fare e di come arrivarci. Comunque io mi auguro che ci sia una designazione largamente condivisa perchè ci vuole molta forza e molto consenso per fare le riforme. Abbiamo tanti fronti aperti esterni ed interni alla nostra associazione. Mai come adesso ci vuole spirito unitario e senso di responsabilità non certo conflitti di potere veri o presunti che siano”.

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