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Candy sfida la crisi con l’innovazione. Beppe Fumagalli: “La Cina rallenta e l’Europa è ferma”

Appena immessa sul mercato una nuova lavabiancheria a 20 gradi, che consente di risparmiare il 60% di elettricità e di lavare insieme colori diversi – Il gruppo brianzolo, nonostante la crisi economica, porta avanti nuovi progetti: a giorni inizieranno i lavori per il nuovo stabilimento in Cina e in Argentina ha stretto un accordo con un produttore locale

Candy sfida la crisi con l’innovazione. Beppe Fumagalli: “La Cina rallenta e l’Europa è ferma”

Calo dei consumi e tensione sui prezzi delle materie prime: sono questi i pericoli che incombono su medie aziende di successo, targate Italia, come Candy, il gruppo brianzolo che sforna lavatrici da 66 anni. In Europa si aggira lo spettro della recessione, ma anche la Cina comincia a dare segni di rallentamento e l’inflazione trattiene le famiglie dal fare acquisti.

“Noi cominceremo a giorni i lavori per il nuovo stabilimento in Cina – dice Beppe Fumagalli, direttore del settore lavaggio e membro della famiglia titolare dell’impresa – perché in ogni caso si tratta di un mercato da 20 milioni di lavatrici e di un’economia che sta crescendo al ritmo del 5-10% l’anno. Uno dei più grossi distributori locali di elettrodomestici ci ha segnalato questa preoccupazione, dovuta al fatto che persone che si sono appena affacciate al benessere cominciano già a tirare i remi in barca a causa della riduzione del potere d’acquisto dovuta a un’inflazione che accelera. Il problema più grosso, però, è in Europa. La Germania ha fatto suonare un nuovo campanello d’allarme e gli altri Paesi vanno peggio”. Per navigare in questo contesto Candy ha scelto di puntare su prodotti sempre più innovativi e ha messo la barra del timone sugli investimenti in ricerca e sviluppo: 40 milioni di euro, spalmati su tutti i prodotti (dalle lavatrici, alle lavastoviglie, dai frigoriferi agli aspirapolvere), ma concentrati principalmente sul settore lavaggio, il più importante.

 “In un paio d’anni intendiamo rinnovare l’intera proposta – dice Fumagalli – e in questi giorni abbiamo immesso sul mercato la lavabiancheria con programma a 20 gradi, che garantisce un risparmio di energia elettrica del 60% e una migliore cura dei tessuti, offrendo anche la possibilità di lavare insieme colori diversi. A fine agosto partirà la campagna pubblicitaria e durerà fino a ottobre”. Chissà se le massaie diranno ancora “grazie Candy” o se l’attuale situazione le indurrà ad utilizzare la vecchia lavatrice: “Noi crediamo molto in questo progetto – sostiene Fumagalli – e anche se il clima di incertezza e la manovra finanziaria peseranno sui consumi interni, contiamo di rifarci altrove”.

Candy Group infatti e’ una multinazionale tascabile con una quota di export dell’80% sul fatturato e diversi siti produttivi in giro per il mondo. Nel 2010 il gruppo ha vissuto una buona ripresa: il giro d’affari e’ arrivato a 955 milioni di euro (+4% rispetto al 2009) e la redditività e’ quasi raddoppiata passando da 12 a 23 milioni milioni di euro. Anche nel 2011 i conti di Candy sembrano tornare: ” nei primi sei mesi – dice Fumagalli – siamo cresciuti del 2% circa e pensiamo di chiudere l’anno in linea col precedente. Registreremo invece un calo della redditività dovuto in gran parte a queste tensioni sui prezzi delle materie prime. Si tratta di una speculazione finanziaria contro cui bisognerebbe agire, come aveva promesso il presidente Berlusconi qualche anno fa. In Italia inoltre scontiamo un altro dato negativo, nel retail. La grande distribuzione vuole proporre al pubblico sconti sempre più mirabolanti. Il risultato sara’ che a ottobre tutte le aziende del settore aumenteranno i prezzi”. Nel resto del mondo Candy e gli altri marchi con cui il gruppo opera (da Hoover a Zerowatt, da Iberna a Jinling, da Vyatka a Rosieres a Susler) stanno cercando di conquistare sempre maggiori quote di mercato. “In Argentina – racconta Fumagalli – abbiamo stretto un accordo industriale per produrre lavatrici in un ramo di una grossa azienda locale. In quel Paese siamo leader di mercato e da lì vogliamo muoverci verso il Cile”.

Nessun interesse per ora per Brasile e India, mentre la grossa delocalizzazione in Cina e’ alle porte. Il sito industriale di 70 mila mq nel Guandong dovrebbe vedere la luce a luglio 2012. L’investimento e’ di 31 milioni di euro e 2 milioni saranno le lavatrici sfornate ogni anno, il 60% a marchio Candy, il resto a marchio JinLing, quello cinese acquisito dal gruppo italiano nel 2007. “La delocalizzazione e’ uno strumento indispensabile – osserva Fumagalli – che ci consente di restare a produrre anche in Italia. Noi ci spostiamo sempre con l’intenzione di conquistare anche il mercato nel quale ci radichiamo. Abbiamo fatto così in Russia, Scandinavia e Turchia, dove abbiamo comprato alcune aziende”.

Quattro sono le imprese acquisite negli ultimi 5 anni e Fumagalli non esclude che possano profilarsi nuove opportunità da cogliere. “Non grosse aziende – osserva – ma qualche piccola impresa potrebbe anche interessarci”. Insomma, Candy vuole continuare a crescere senza cercare capitali in Borsa (di questi tempi non sarebbe consigliabile), “anche se – dice l’imprenditore – i nostri concorrenti sono molto più grossi di noi. Ma andiamo bene così da 50 anni, perché non continuare?”. La storia della Candy e’ una vera favola del dopoguerra di quelle ben rappresentate dallo spirito di Carosello: i protagonisti sono tre fratelli giovani nel 1945, uno ex prigioniero in America dove aveva visto le prime lavatrici, l’altro genio della tecnologia e un terzo abile amministratore. Da questo mix nasce la prima lavabiancheria italiana e il gruppo che vive ancora oggi. Una storia irripetibile? “Io non credo – afferma Fumagalli – in fondo mio padre e i nostri zii ci hanno lasciato un’impresa europea e noi ne abbiamo fatto un gruppo mondiale. C’e’ ancora spazio per l’intraprendenza. Gli imprenditori italiani magari vorrebbero un Paese capace di stare loro più vicino, con un po’ di flessibilità nel lavoro, una legislazione stabile e progetti lungimiranti. Io credo che Berlusconi abbia cercato di cambiare qualcosa. L’ Italia, però, probabilmente e’ ingovernabile. Non penso ci sia qualcuno con la bacchetta magica, solo l’Europa può costringerci a fare alcune scelte difficili e impopolari. La finanziaria? Penalizza ancora il ceto medio e per i consumi non e’ incoraggiante. D’altra parte non c’è bisogno di invitare il Governo a tassare i grandi patrimoni, sono convinto che lo farà comunque”.

Nel patrimonio dei Fumagalli figura anche Puntaldia, uno splendido insediamento turistico in Sardegna, pochi chilometri a sud della Costa Smeralda. Da anni si parla di una crescita del sito: raddoppio del campo da golf (oggi a 9 buche), un secondo albergo e altre case. Ci sono novità? “Per ora no – risponde l’imprenditore -. Siamo ancora in attesa di capire cosa possiamo fare e dove. Abbiamo un progetto di lottizzazione approvato, ma ogni anno cambiano le normative e le costruzioni slittano da un luogo all’altro. Ecco, per stabilita’ legislativa intendo proprio questo. Sapere cosa si può fare e in che tempi”.

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