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Calisto Tanzi addio: dal boom al crack di Parmalat

E’ morto all’età di 83 anni Calisto Tanzi, prima imprenditore di successo e artefice del colosso Parmalat poi condannato per bancarotta a 18 anni di carcere in quella che fu definita “la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo”

Calisto Tanzi addio: dal boom al crack di Parmalat

Prima l’impetuosa ascesa e poi il grande crollo di Parmalat: la storia di Calisto Tanzi, che è scomparso all’età di 83 anni, resterà per sempre legata a quella del colosso alimentare di Collecchio, a due passi da Parma, che lui portò al successo ma anche allo scandalo dei bilanci falsi e della bancarotta.

Tanzi, che fu anche un grande magnate del calcio e portò il Parma (con Nevio Scala sulla panchina) a sfiorare lo scudetto e ad affermarsi in campo internazionale, era nato proprio a Collecchio il 17 novembre 1938 e aveva dovuto interrompere gli studi per prendere in mano, alla morte del padre, una piccola azienda di salumi e conserve. A soli 22 anni fondò nel 1961 una impresa del latte rilevando la vecchia azienda del nonno e dì lì cominciò la sua escalation che lo portò alla costruzione di un impero alimentare mondiale con 130 stabilimenti.

Tanzi aveva inventato il latte a lunga conservazione ma non si fermò lì e si allargò nel settore alimentare (conserve, merendine, yogurt), al turismo, alle tv e al grande calcio. Negli anni ’90 sbarcò in Borsa e fu uno dei grandi protagonisti della finanza di quegli anni ma la sua stessa ambizione lo tradì e poco alla volta si capi – grazie all’intervento della magistratura – che l’impero di Tanzi era un gigante dai piedi d’argilla costruito su bilanci falsi e su vere e proprie truffe a spese di circa 80 mila piccoli risparmiatori.

Per gli inquirenti “la Parmalat era la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo”. Ne seguirono lunghi processi, l’incarcerazione dello stesso Tanzi, le condanne e la fine del sogno italiano della Parmalat che fu venduta ai francesi. Nel dicembre del 2010 Tanzi fu condannato a 18 anni per un crack di 14 miliardi di euro.

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