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Btp, tassi da record (oltre il 6%) – Borse in rosso: Milano perde quasi il 2%

Rendimenti superiori al 6% per i Btp decennali nell’asta del Tesoro – Anche i Btp triennali in netto rialzo – Borse contrastate: Piazza Affari torna in rosso e paga il peso della ricapitalizzazione delle banche prevista dal nuovo accordo europeo mentre i listini del Vecchio continente oscillano

Btp, tassi da record (oltre il 6%) –  Borse in rosso: Milano perde quasi il 2%

Piazza Affari continua a viaggiare in territorio negativo al giro di boa della giornata in calo dell’1,91%. Incerte le altre piazze che dopo aver resistito in territorio leggermente positivo più a lungo di Milano, hanno iniziato ad oscillare attorno alla parità cedendo ai segni meno: Londra –0,16%, Berlino -0,01%, Parigi perde lo 0,28%. Chiudono invece in positivo le Borse asiatiche di Hong Kong (+1,68% l’indice Hang Seng) e di Shangai (+1,55%). In rialzo anche Tokyo a +1,39% mentre lo yen si mantine sempre vicino ai record sul dollaro.

All’indomani dell’euforia delle Borse per l’accordo Ue, dopo una partenza in leggero rialzo (+0,47%), il listino di Milano accelera al ribasso in scia ai risultati dell’asta dei Btp che ha visto rendimenti in salita al 6,06%, il record dalla creazione dell’euro. Nel dettaglio: la quinta tranche del decennale marzo 2022 è stata collocata per 2,98 miliardi rispetto a una forchetta tra 2 e 3 miliardi con un rendimento appunto di poco oltre il 6% rispetto al 5,86% di fine settembre e un bid to cover (il rapporto fra domanda e offerta) in discesa al 1,27 da 1,374.

Il Tesoro ha poi collocato 3,084 miliardi del Btp luglio 2014 rispetto a una forchetta fra 2,25 e 3,25 miliardi con un rendimento sui massimi da novembre 2000 al 4,93% da 4,68% di fine settembre e un bid to cover a 1,324 da 1,365. Sono poi stati collocati due titoli fuori corso d’emissione: il CCTeu ottobre 2017 e’ stato collocato al 5,59% per un miliardo di euro su un’offerta fra 500 milioni e 1 miliardo; il Btp settembre 2019 è stato assegnato per 871 milioni con rendimento del 5,81%. Torna a correre lo spread tra i Btp e i bund a 375,7 punti base dai 362 di questa mattina. A pesare su Milano dall’avvio di seduta sono anche i dati diffusi dall’Eba che chiedono alle banche dei Paesi periferici gli sforzi maggiori: sui 106 miliardi di capitale richiesti dopo l’haircut del debito greco aggiuntivo calcolati dall’Eba ben 79 saranno a carico degli azionisti della cosiddetta periferia d’ Europa: 30 per la Grecia, 26,2 per la Spagna, 14 7 per l’Italia.

Sul fronte del salvataggio dell’euro, Klaus Regling, il direttore dell’Efsf ha smorzato gli entusiasmi di un veloce intervento a sostegno del piano da parte della Cina, già buon acquirente dei bond Efsf. Quanto alla Francia, dovrà ricapitalizzare le sue banche per 8,8 miliardi, il Portogallo per 4,8. Ancor meno è richiesto alla Germania, 5,2 miliardi. Ecco che Banco Popolare, che secondo l’Eba dovrà ricapitalizzare per 2,817 miliardi, cede il 6,8% e Mps, che deve mettere 1,5 miliardi, il 4,88%. Male anche Unicredit (-3,19%) che dovrà ricapitalizzare secondo l’Eba per 7,38 miliardi (praticamente la metà di quanto richiesto alle 5 banche italiane più grandi). Debole anche Intesa Sanpaolo (-0,92%) nonostante sia l’unica ad avere capitale giudicato “adeguato”.

Ritorna così il timore che il nuovo spettro da combattere sia un aggravamento del credit crunch per le imprese innescato dalla necessità delle banche di ricapitalizzare il che significa o procurarsi risorse fresche, opzione sempre più in salita dopo la tornata di ricapitalizzazioni appena effettuata dagli istituti e alla luce delle condizioni del mercato, o ridurre gli impieghi. Per Bankitalia gli obiettivi dovranno essere conseguiti evitando un deleveraging eccessivo, al fine di contenere l’eventuale impatto negativo sull’economia reale. La strada è quella di limitare la distribuzione di dividendi e di bonus.

Ma a trascinare l’indice al ribasso sono anche le vicende della Bpm che, peggior titolo del paniere principale, cede il 7,28%: l’istituto ha infatti comunicato le condizioni dell’aumento di capitale che parte lunedì e che prevedono uno sconto sul Terp del 40% (e non al 30% come si pensava) a 0,3 euro per azione per un importo complessivo di 800 milioni. In forte calo anche Bper (-5,37%) che ieri ha pubblicato gli avvisi relativamente all’offerta pubblica di scambio sulle minorities delle controllate nell’ambito del processo di riassetto del gruppo.

Scende anche Mediobanca (-1,23%) dopo risultati trimestrali con un utile in calo a 56,8 milioni da 127,6 di un anno prima. Cade poi Fiat che segna la seconda peggiore performance del Ftse Mib con un calo del 7,18% all’indomani di risultati giudicati dagli operatori a luci ombra ma soprattutto dell’annuncio della conversione delle privilegiate e delle risparmio in ordinarie. Le risparmio infatti volano in rialzo del 18,20% e le privilegiate del 17,24. Stessa cosa per Fiat Industrial: le ordinarie cedono il 2,50% mentre le rispario e le privilegiate schizzano rispettivamente del 30,29 e 34,65%. Ora l’attenzione è rivolta a Wall Street. Dagli Usa nel pomeriggio sono attesi i dati sul costo del lavoro, il deflatore dei consumi di settembre, i redditi di settembre, i consumi sempre per settembre e l’indice della fiducia consumatori (dato finale) dell’Università del Michigan di ottobre.

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