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Btp Italia, domanda oltre 6,5 miliardi nell’ultimo giorno di sottoscrizione

“Gli investitori sono tornati a credere nel nostro debito pubblico”, commenta il viceministro dell’economia Grilli – Il nuovo titolo di Stato indicizzato all’inflazione piace alle famiglie italiane: la domanda ha superato i 6,5 miliardi nell’ultimo giorno delle sottoscrizioni.

Btp Italia, domanda oltre 6,5 miliardi nell’ultimo giorno di sottoscrizione

La domanda di Btp Italia sale oltre i 6,5 miliardi di euro nel suo ultimo giorno di adesione. Soddisfatto il viceministro dell’economia Vittorio Grilli: “Le nostre famiglie hanno apprezzato questo prodotto, è parte di una normalizzazione del nostro mercato. Gli investitori sono tornati a credere nel nostro debito pubblico”.

Il Btp Italia è una obbligazione governativa tagliata dal Tesoro su misura per i piccoli risparmiatori che può essere acquistata, oltre che in banca, direttamente online sulla piattaforma Mot di Borsa Italiana, al posto del tradizionale meccanismo d’asta. Si tratta di un titolo quadriennale indicizzato all’inflazione italiana con cedole semestrali. Il titolo assicura un tasso reale minimo garantito assegnato al 2,25% ma il tasso definitivo verrà comunicato alla fine della sottoscrizione in base alle condizioni del mercato e non potrà comunque essere inferiore a quello minimo. E’ previsto anche un “premio di fedeltà” del 4 per mille lordo sul valore nominale dell’investimento per coloro che acquistano i titoli all’emissione e li detengono fino alla scadenza. Il rendimento finale dipenderà da come andrà l’inflazione: il tasso di interesse fisso è calcolato sul capitale rivalutato all’inflazione del semestre di riferimento sulla base dell’indice Istat sui prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (Foi) con esclusione dei tabacchi. In caso di deflazione, le cedole vengono comunque calcolate sul capitale nominale investito quindi con una doppia protezione: sul capitale e sugli interessi. Potrà essere negoziato come tutti gli altri titoli di Stato. Analogamente, la tassazione è al 12,5%. Così come per gli altri titoli di Stato a medio e lungo termine non è prevista alcuna commissione bancaria alla sottoscrizione, mentre per la vendita anticipata o l’acquisto successivamente alla data di emissione le eventuali commissioni sono quelle concordate con la propria banca.

“Tipicamente – ha spiegato Grilli alla presentazione del nuovo strumento – le famiglie italiane comprano Bot, che sono fino a un anno. Abbiamo cercato quindi di creare un ponte, non fino al decennale del Btp, ma un medio investimento di quattro anni. Cerchiamo di adattare le nostre esigenze come Tesoro a quelle delle famiglie”.

E la risposta dei piccoli risparmiatori è stata importante, già dal primo giorno di collocamento il 19 marzo con una richiesta di 1,57 miliardi già sopra il target minimo dell’emissione fissato a 1,5 miliardi. In poco tempo è poi stata superata anche la parte superiore della forchetta prevista a 2 miliardi e ora nell’ultimo giorno di collocamento le domanda viaggia ormai oltre i 6,5 miliardi. A fronte di un taglio minimo di 1000 euro, la domanda ha riguardato per una buona parte tagli tra 1000 e 10.000 euro e per una quota consistente tagli fino a 50.000 euro. Non è mancato neanche l’interesse da parte di investitori istituzionali. Nel 2012 sono previste diverse emissioni di questo titolo, che verranno comunicate sul sito del ministero dell’Economia.

L’emissione ha preso il via lunedì in un momento in cui lo spread Btp-bund stava consolidando la discesa sotto quota 300 punti base dai massimi dei mesi scorsi a 500 punti base, segno di un ritorno di interesse e fiducia sul debito italiano. Tuttavia proprio nei giorni scorsi le tensioni sulla Spagna e tra le parti sociali in Italia sulla riforma del lavoro, difficile banco di prova per la tenuta politica del Governo Monti, hanno riportato in tensione il differenziale che oggi viaggia in salita a quota 318 punti base.

Da Bruxelles arrivano intanto indiscrezioni sulla solidità del percorso intrapreso dall’Italia. Fonti europee hanno riferito all’agenzia Ansa che l’Italia ”non ha bisogno di una manovra aggiuntiva” e sembra ben avviata verso il pareggio del bilancio nel 2013, come promesso all’Europa che ora si aspetta ”un ulteriore sforzo orientato alla crescita”. Una conferma di quanto ripetuto dallo stesso Monti che più volte ha escluso la possibilità di nuove riforme assicurando sull’esistenza di margini di sicurezza delle manovre adottate anche in caso di peggioramento dello scenario economico.

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