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Brillano oro e materie prime, salgono i rendimenti dei Btp

L’oro è di nuovo vicino ai 1.800 dollari l’oncia – Negli States corrono pensioni e salari e il tapering della Fed si avvicina – Wall Street premia i conti di BlackRock – In Italia vendite sui titoli bancari e petroliferi

Brillano oro e materie prime, salgono i rendimenti dei Btp

Sale l’inflazione, la diga dei tassi scricchiola e le Borse ne prendono atto senza fare drammi. Alcune tra le principali borse dell’Asia Pacifico tengono il passo dei future di Wall Street (in ascesa): Nikkei di Tokyo +1%, Kospi di Seul +1%. Più timidi i listini cinesi, frenati dalla chiusura di Hong Kong, ancora investita dalla furia del tifone. Da Pechino arriva la conferma dell’aumento generalizzato dei prezzi: +10,7% a settembre su base annua, è il rialzo più forte da un quarto di secolo. Sono tornati a salire alcuni metalli industriali, come il rame (ieri +2%). L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è in calo dello 0,3%.

WALL STREET PREMIA BLACKROCK, JP MORGAN -2,6%

Contrastati i mercati Usa dopo le notizie in arrivo sul fronte dell’inflazione e l’avvio della campagna delle trimestrali: Dow Jones -0,53%, S&P 500 +0,30%, Nasdaq +0,73%.

In rosso JP Morgan (-2,6%) dopo i dati del trimestre. In forte rialzo invece BlackRock (+3,8%). Oggi e domani toccherà alle altre banche, tra cui Goldman Sachs, il cui presidente ieri ha sottolineato che l’inflazione “è il vero pericolo”. Ma non solo.

NEGLI USA CORRONO SALARI E PENSIONI. TAPERING VICINO

Da Trieste a Los Angeles si scalda il fronte del porto. Lo scalo giuliano rischia di diventare il terreno di scontro sul green pass. Intanto, negli Usa ieri il presidente Biden ha autorizzato il porto della California a lavorare senza soste finché non venga smaltito l’enorme ingorgo di navi in attesa di sbarcare le merci in arrivo da Oriente. Diversi i comportamenti, uguali i rischi: far mancare la merce sugli scaffali a Natale, a conferma che l’eredità del Covid si farà sentire ancora per un bel po’. E per i mercati le conseguenze sono sempre più evidenti.

L’inflazione Usa (+5,4% a settembre) registra il più forte rincaro da un decennio. E dalla lettura dei verbali della Fed emerge che i banchieri sono ormai persuasi che sia l’ora di intervenire. Non regge più l’ipotesi della natura “temporanea” dell’aumento, visto che, al netto di alimenti ed energia, la crescita è del 4% e comincia a pesare sui salari in crescita (+4,6%: i portuali o i camionisti di Wal Mart non faranno certo gli straordinari gratis) e sulle pensioni (l’adeguamento della social security, il 5,9%, è il più alto da quarant’anni).

Nella notte, Singapore, che registra una crescita del Pil del 6,5%, ha alzato il tasso di sconto. È il quarto Paese che ha adottato questo provvedimento dall’inizio di settembre dopo Nuova Zelanda, Corea del Sud e Norvegia.

TORNA A BRILLARE L’ORO, DI NUOVO VICINO A 1.800 DOLLARI

Il mercato, una volta metabolizzata la nuova situazione, sta già pensando e guardando ad altro: non all’inflazione, che i dati di ieri hanno confermato a livelli alti, ma al rallentamento del ciclo economico provocato dall’aumento delle materie prime e dalle difficoltà logistiche che stanno mettendo in ginocchio l’offerta di beni.

L’oro ha vissuto ieri la seduta più brillante dell’anno, con un rialzo di quasi il 2%, e stamattina si compra a 1.790 dollari l’oncia.

Si schiaccia la curva dei tassi. Lo spread tra Treasury a cinque anni e trent’anni è di nuovo in prossimità dei minimi dell’ultimo anno e mezzo, a 98 punti base.

Il petrolio WTI è in rialzo dello 0,5%, a 81 dollari il barile, nel giorno della pubblicazione delle scorte di greggio degli Stati Uniti. L’associazione di riferimento dei petrolieri statunitensi anticipa un incremento di cinque milioni di barili.

Il gas naturale torna a salire: ieri il future di riferimento per l’Europa ha guadagnato il 9%. Le importazioni di carbone della Cina a settembre sono salite del 76% rispetto a un anno fa.

ODDO: “SULL’INFLAZIONE LA UE HA UN ATTEGGIAMENTO ZEN”

La Bce non ha un atteggiamento troppo zen nei confronti dell’inflazione? Se lo chiedono gli analisti di Oddo securities dopo i nuovi segnali al rialzo dagli Usa. Ma la casa francotedesca si dà tre spiegazioni: primo, il rialzo delle materie prime e i problemi della logistica non hanno provocato un aumento del costo del lavoro; secondo, l’aumento dei prezzi può ancora esser giudicato temporaneo; terzo, ma non meno importante, i banchieri di Francoforte hanno ancora ben presente il disastro del 2011, quando, dando retta alla Bundesbank, Jean-Claude Trichet aumentò i tassi alle prime avvisaglie di inflazione. Il risultato fu l’avvio della tragedia greca che portò l’euro sull’orlo dell’abisso. Christine Lagarde, è la conclusione, non lo imiterà di sicuro. E così l’euro, assieme allo yen, resta debole sia rispetto al dollaro che alla sterlina. Poco male, anzi, bene così, almeno finché i bond dell’area euro viaggeranno a mille.

ANCHE I BTP SI PREPARANO AL TAPERING, ASTA IN SALITA

I titoli a breve dell’area euro scontano l’arrivo del tapering Usa (data probabile, il 3 novembre). Ma sulle scadenze più lunghe prevale la sensazione che l’Eurozona non seguirà l’onda dei tassi al rialzo.

In linea con il rally dei titoli a lungo, il Btp decennale chiude a 0,89% (da 0,91% dell’ultima chiusura); il 30 anni cala in misura più sensibile fino a 1,01% (da 1,07%). Meno mosse le scadenze più brevi: 5 anni a 0,11%, due anni a -0,47%.

Bund tedesco a -0,13%, in scia al T-bond. Lo spread è in lieve rialzo a 103 punti base. La Germania ha collocato 816 milioni nel Bund a 30 anni con tasso medio salito a 0,35% da -0,04% dell’asta precedente.

All’indomani del debutto da record della Ue nel mondo dei green bond, il Tesoro ha collocato 6,5 miliardi di euro, il massimo dell’importo offerto, nelle riaperture dei titoli a 3, 7 e 30 anni con rendimenti in rialzo che hanno toccato il massimo da cinque mesi per le due scadenze più lunghe.

MILANO (-0,12%) FRENATA DALLE BANCHE

Le banche e i titoli petroliferi frenano Piazza Affari, che chiude in calo dello 0,12%, a 25.958 punti. Giù anche Madrid (-0,54%), l’altra piazza più sensibile all’andamento del settore bancario. Salgono Londra (+0,18%) e Amsterdam (+0,83%). Francoforte si apprezza dello 0,63%: corre il gruppo di software Sap (+4,2%), dopo previsioni ottimistiche.

Nel paniere tedesco brilla anche il titolo Volkswagen (+2,72%), galvanizzato dall’ipotesi di un taglio di 30mila posti di lavoro. L’amministratore delegato, Herbert Diess, ha parlato di “timori per il futuro dell’azienda”, agitando lo spettro di “tagli fino a 30mila posti di lavoro” necessari a mantenere la competitività del gruppo durante la transizione all’elettrico.

LVMH DÀ UNA SCOSSA AL LUSSO

Parigi +0,75%. A trascinare il listino è stata la risposta del mercato ai conti trimestrali di Lvmh (+3,75%) grazie all’espansione dei ricavi della pelletteria (+24%) e alla tenuta del mercato cinese.

Perde colpi invece Axa (-2,21%): la compagnia dovrà far fronte all’impennata dei sinistri legata al tifone di Hong Kong.

A PIAZZA AFFARI CORRE MONCLER

Si mettono in luce a Milano Farmaceutici e Utility, mentre prevalgono le prese di profitto sui Petroliferi e sui Finanziari e l’effetto Lvmh si fa sentire anche a Piazza Affari. Sale Moncler (+2,6%), così come Tod’s (+3%). I tamponi invece spingono al rialzo Diasorin (+3,3%). Recordati +2,58%.

RECUPERANO LE UTILITY, RIMBALZA STM

Tra le utility, penalizzate nella prima parte della seduta dal rialzo dei tassi, recuperano Terna (+0,45%), Enel (+0,50%) e A2A (+1,4%). Restano al palo Italgas e Snam.

Rimbalza anche Stm (+0,95%) nonostante Apple, per colpa della mancanza di chip, debba tagliare la produzione di i-Phone 13 di 10 milioni di pezzi. Nexi +2,7%.

OPEC CAUTA SUI CONSUMI, GIÙ I PETROLIFERI

Giù i petroliferi: Eni -1,7%, Saipem -2,2% e Tenaris -2,1%. L’Opec si aspetta che la domanda nel 2022 cresca di 4,2 milioni di barili al giorno, mentre per il 2021 stima ora una crescita della domanda di 5,8 milioni di barili al giorno, in leggero calo rispetto alla precedente proiezione di 5,96 milioni di barili al giorno.

BANCHE AL FONDO DEL LISTINO

Aumentano le vendite sul settore bancario e assicurativo. Sette delle dieci peggiori blue chip della seduta sono titoli finanziari. Banco Bpm in calo del 2,35%, Unipol -1,68%. Vendute anche le big: Unicredit -2%, Intesa -0,9%. Poco mossa Stellantis (-0,17%), in un contesto globalmente positivo per il settore auto in Europa (+0,3%).

TRA LE SMALL BRILLANO ZIGNAGO, SABAF E FIERA MILANO

Fiera Milano +3,3%. Equita sottolinea che da un incontro virtuale con i vertici della società “sono emersi messaggi positivi sull’andamento del business e l’M&A non è escluso”.

Ha brillato anche Zignago: +3,39%, a 17,08 euro. A spingere il titolo Banca Akros, che ha avviato la copertura con rating accumulate e tp di 20,5 euro.

In rally Sabaf (+5,24%). L’azienda ha perfezionato l’acquisto del 30% del capitale di A.R.C., in esecuzione dell’accordo che era stato sottoscritto tra le parti nel 2016, quando la società bresciana aveva già acquisito il 70%. Sull’Aim in evidenza Health I. (+35,21%), dopo le forti perdite degli ultimi giorni. Il titolo era crollato in scia all’indagine a carico del consigliere del gruppo Massimiliano Alfieri e all’applicazione di un sequestro preventivo nei suoi confronti. La società ha ribadito di essere totalmente estranea ai fatti contestati ad alcuni suoi manager.

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