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Brexit, voto ai Comuni poi dimissioni: giugno infuocato per Theresa May

Fallito il negoziato tra laburisti e conservatori – May si avvia verso le dimissioni e le probabilità di un’uscita senza accordo diventano ogni giorno più alte

Brexit, voto ai Comuni poi dimissioni: giugno infuocato per Theresa May

Ennesima fumata nera sulla Brexit. Non si sa ormai a che numero si sia arrivati, fatto sta che adesso anche l’uscita flessibile al 31 ottobre concessa dall’Unione fa paura. Il rischio è che a Londra non riescano a mettersi d’accordo nemmeno per quella data.

BREXIT: FALLITA LA TRATTATIVA CON IL LABOUR PARTY

L’ultima novità è arrivata venerdì 17 maggio: la trattativa tra laburisti è conservatori sulla Brexit è definitivamente fallita. Jeremy Corbyn e Theresa May non sono riusciti a mettersi d’accordo sui fondamentali dell’intesa. Ad annunciarlo è stato lo stesso numero uno del Labour Party in una lettera alla premier nella quale scrive che dopo sei settimane di colloqui si è arrivati “fin dove si poteva”, aggiungendo tuttavia come sia “ormai chiaro che non siamo stati in grado di costruire un ponte fra le nostre importanti differenze politiche”, malgrado “i compromessi” individuati in “alcune aree”.

La colpa, secondo Corbyn risiederebbe nella debolezza politica di May. “Ogni volta che si delineava un accordo, qualche membro del governo lo contraddiceva pubblicamente” ha puntualizzato polemicamente il leader dell’opposizione, aggiungendo c’erano divergenze sostanziali insuperabili. Due in particolare ha sottolineato Downing Street: la permanenza del Regno Unito nell’Unione doganale a tempo indeterminato e la possibilità di indire un secondo referendum sulla Brexit. Entrambi i punti, considerati fondamentali dai Labour sono andati incontro al No di May.

La Premier, nel corso di un comizio a Bristol, ha infatti rispedito al mittente le accuse di Corbyn. Secondo lei, il fallimento sarebbe tutta colpa dei laburisti, divisi sulla possibilità di indire un secondo referendum: “Non siamo riusciti a superare il fatto che all’interno del Labour Party non c’è una posizione univoca: non sanno se vogliono portare avanti la Brexit o se fare un secondo referendum per annullarla”.

BREXIT: MAY VERSO LE DIMISSIONI, ECCO LE PROSSIME TAPPE

Cosa succederà adesso? Non si sa, l’unica cosa certa è che giugno non sarà un mese facile per Theresa May.

Si comincia già lunedì 3. Nel corso della prima settimana di giugno, l’accordo contratto dalla Premier con l’Unione europea, già bocciato tre volte dal Parlamento, tornerà alla Camera dei Comuni per un nuovo voto. Non si sa se May riproporrà l’intesa intera o se si limiterà a presentare ai deputati solo la parte riguardante le condizioni di uscita dall’Unione.

A prescindere dall’esito della votazione (la quarta bocciatura viene data quasi per scontata), l’appuntamento dovrebbe segnare l’uscita di scena di Theresa May. Secondo quanto rivelato dalla stampa britannica, la Premier avrebbe già accettato di mettere in calendario per giugno le sue dimissioni, in seguito alle quali verrà eletto il suo successore. Chi vincerà la corsa alle primarie del partito conservatore – previste per quest’estate – diventerà automaticamente Primo Ministro del Regno Unito.

A lui o a lei, il compito di sciogliere il caos sulla Brexit. Su questo punto però occorre fare una breve riflessione. May appartiene all’ala moderata del partito conservatore, quella che in tutti questi mesi ha cercato di placare gli animi dei falchi, intenzionati a procedere con il No deal e a garantire un accordo tra il Regno Unito e l’Unione europea. Nel caso in cui a succederle fosse un membro dell’ala più oltranzista del partito – non a caso tra i più quotati c’è Boris Johnson – potrebbe dunque venir meno l’ipotesi di trovare una soluzione “morbida” alla Brexit e il 31 ottobre lo spettro No deal diventerà realtà.

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