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Brexit scatena il panic selling: crollano Borse, banche e sterlina

Ribassi pesantissimi su tutti i mercati azionari come ai tempi del fallimento di Lehman: è la peggior seduta di Borsa dal 2008 – Piazza Affari perde l’11,7% e diventa, dopo Atene, la peggior Borsa d’Europa – Le maggiori banche perdono oltre il 20% in un sol colpo – La sterlina crolla e torna ai minimi storici da 31 anni.

Brexit scatena il panic selling: crollano Borse, banche e sterlina

La vittoria della Brexit ha scatenato le vendite sui mercati. La sterlina è crollata immediatamente ai minimi da 35 anni mentre l’oro è balzato del 4,52% a 1.318 dollari l’oncia, ai massimi da marzo 2014.

Tra gli investitori torna la speculazione su una possibile “rottura” dell’Europa. Dopo l’Asia che ha chiuso in deciso rosso, le Borse europee mettono a segno un crollo epocale: per il Ftse Mib è débacle storica, -12,48%, il listino non ha mai chiuso sotto il 10% negli ultimi trent’anni, neanche nelle giornate critiche del crollo di Lehman Brothers e dell’11 settembre; calo analogo per Madrid -12,35% mentre limitano il tracollo Francoforte -6,82%, Parigi -8,04% e Londra a-2,76% in scia alla forte caduta della sterlina. La Borsa di Atene ha chiuso in caduta del 13,42% con l’indice delle banche che ha subito pesanti perdite del 29,68%. Nel complesso l’Europa nella seduta di oggi ha bruciato 411 miliardi.

A Wall Street gli indici provano a resistere all’ondata di vendite: l’S&P500 cede il 2,67% e il Dow Jones il 2,54%. Il cambio euro dollaro cede il 2,63% a 1,1122. Il petrolio, sia il Brent sia il Wti, cede il 4% sui timori di un brusco rallentamento dell’economia globale. Sul fronte macroeconomico l’indice dell’Università del Michigan di fine giugno è sceso a 93,5 punti, deludendo le stime, così come gli ordini di beni durevoli che sono scesi del 2,2% a maggio.

A spoglio concluso, contro tutte le previsioni, il fronte del “Leave” si è imposto con il 51,9% dei voti, contro il 48,1% in favore del “Remain”. Le banche centrali, Bank of England, Bce e Fed, sono già entrate in allerta e pronte ad agire. Poco dopo l’esito ufficiale del voto il premier David Cameron ha annunciato le sue dimissioni.

Il rendimento del Bund a 10 anni è tornato negativo, ma dopo avere segnato stamattina il nuovo minimo storico a -0,13%, è risalito a -0,06%. Soffre il Btp con il rendimento che sale a 1,56% e lo spread a 160 punti base.   

Il comparto bancario è il più penalizzato dalle vendite, sia in Europa sia oltreoceano. In Italia i cali sono monstre: Bper -24,61%, peggior titolo del Ftse Mib, seguita da Bpm -24,28%, Unicredit -23,79%, Banco Popolare -23,30%, Intesa Sanpaolo -22,94%. Intanto Borsa Italiana non ha disposto l’inizio delle negoziazioni di Veneto Banca e ha comunicato che  il provvedimento di ammissione delle azioni è da considerarsi decaduto.

Tutti i titoli del paniere principale sono in rosso. Resistono le matricole del lusso, Luxottica -3,33%. I mercati cercano di calcolare gli impatti sulle società dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Fiat Chrysler scende del 9,37%:, recuperando dal -14% dei primi scambi. “Non prevediamo che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea abbia per Fca particolari impatti sul fronte industriale o di altro tipo, sebbene l’esito del referendum ponga l’interrogativo su quella che sarà l’Europa del futuro”, ha commentato un portavoce di Fiat Chrysler Automobiles che ha aggiunto: “Non ci attendiamo che il fatto di avere la sede fiscale in Gran Bretagna comporti conseguenze finanziarie o cambiamenti nella governance del gruppo, data la distribuzione globale delle attività e sedi operative di Fca nei vari Paesi nel mondo”.

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