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Brexit e la pace Usa-Cina spingono le Borse: Salini vola a Milano

Gli sviluppi positivi sull’accordo commerciale sui dazi tra Usa e Cina e il probabile rinvio della Brexit rasserenano i listini europei che archiviano la settimana in rialzo – Anche Wall Street in crescita – A Milano brillano Tenaris, Saipem, Stm e Juve – Giù A2a, Unicredit, Tim e Prysmian – Salini boom (+9,7%) dopo il maxi contratto in Australia – Spread in ribasso.

Brexit e la pace Usa-Cina spingono le Borse: Salini vola a Milano

Passi piccoli, ma quasi tutti in avanti: le borse europee chiudono l’ultima seduta della settimana in leggero rialzo (con l’eccezione di Madrid), in linea con l’andamento cautamente positivo di Wall Street, dopo il report sul lavoro. Piazza Affari sale dello 0,24% e aggiorna di un soffio i massimi annuali a 21.758 punti. Brillano i titoli petroliferi: Saipem, +2,87% e Tenaris +3,01%, con Morgan Stanley che indica le due società tra le top pick. Il gruppo di perforazione vanta inoltre due nuovi contratti per 200 milioni di dollari in Norvegia e Medio Oriente ottenuti nel Drilling Offshore.

Il sentiment positivo sulle trattative Usa-Cina sui dazi spingono Stm, che si apprezza del 2,91%, portando la sua crescita settimanale vicina al 20%. Nella galassia Agnelli il titolo migliore è quello della Juventus, +2,4%; piatta Fiat +0,01%, promossa da Dbrs al rating BBB (low) dal precedente BB (high). Sul lato dei ribassi non si ferma l’emorragia di A2a, -1,72%. Unicredit, -0,69%, è anche oggi la banca peggiore, con gli investitori che restano dubbiosi sull’ipotesi Commerzbank. Giù Ubi, -0,6%. Amplifon -0,63%. Fuori dal listino principale Salini impregilo guadagna quasi il 10% (9,69%), beneficiando dell’annuncio della maxi-commessa in Australia del valore di 2 miliardi di euro.

Nel resto d’Europa la migliore è Londra, +0,6%, in scia alla richiesta di rinvio della Brexit da parte di Theresa May al 30 giugno e dell’apertura del presidente del consiglio europeo Donald Tusk, che propone un divorzio posticipato di 12 mesi ma aperto ad anticipazioni nel caso di ratifica dell’accordo da parte del parlamento britannico. Resta l’incognita sulle elezioni europee, la premier inglese vorrebbe evitarle, ma intanto si prepara. In questo contesto l’euro prevale sulla sterlina con il cambio a 0,861. Nell’area della moneta unica Francoforte +0,16%; Parigi +0,23%; Madrid -0,21%.

Wall Street si muove in territorio positivo dopo qualche piccolo sbandamento in corrispondenza della divulgazione del rapporto sull’occupazione americana. Il mese scorso sono 196mila i posti di lavoro creati (175mila attesi), un deciso rimbalzo dai 33mila di febbraio. Il tasso di disoccupazione è al 3,8%, ma i salari orari su base mensile sono cresciuti meno del previsto; su base annua (+3,2%) hanno perso slancio rispetto al mese precedente, quando hanno messo a segno il balzo maggiore dal 2009 (pari al 3,4%). Il presidente Donald Trump, in partenza per la California, coglie l’occasione per sferrare un nuovo attacco alla Federal Reserve, rea di aver “rallentato la crescita economica americana”. La banca centrale – sostiene il presidente Usa – dovrebbe tagliare i tassi, poiché l’inflazione è contenuta. No comment invece sul fronte dazi, anche se i negoziati fra Usa e Cina sembrano andare bene.

Stabile il cambio euro dollaro, intorno a 1,12. Petrolio, tipo Brent, in salita a 69,91 dollari al barile (+0,73%). Poco mosso l’oro a 1292,26 dollari l’oncia. Obbligazionario italiano ben comprato, nonostante i rischi di recessione e le tensioni governative sulle banche e sui rimborsi. Il rendimento del Btp 10 anni scende a 2,48% e lo spread con il Bund è in calo a 248 punti base.

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