Condividi

Brasile come Capitol Hill e Bolsonaro come Trump: i suoi fan assaltano il Parlamento contro l’insediamento di Lula

Scontri e devastazioni del Parlamento brasiliano ad opera dei fanatici sostenitori di Bolsonaro contro il recente insediamento del nuovo presidente Lula – Polizia sotto accusa

Brasile come Capitol Hill e Bolsonaro come Trump: i suoi fan assaltano il Parlamento contro l’insediamento di Lula

E’ stata la Capitol Hill brasiliana. Era nell’aria da settimane, ma in pochi credevano di poter davvero assistere alle stesse identiche scene: esattamente due anni dopo l’assalto al Congresso di Washington e esattamente una settimana dopo l’insediamento del nuovo presidente Lula, centinaia di fanatici bolsonaristi hanno preso d’assalto il cuore delle istituzioni brasiliane, nella capitale Brasilia, facendo irruzione – praticamente indisturbati – nelle sedi del Parlamento nazionale, del governo e del Supremo Tribunal Federal (STF, l’equivalente della nostra Corte Costituzionale).

I fatti sono iniziati a metà pomeriggio, e solo in tarda serata le forze dell’ordine sono riuscite ad evacuare gli edifici, comunicando anche i primi 200 arresti. Ma ne seguiranno molti altri: i manifestanti hanno devastato tutto il possibile, compresi alcuni pezzi di patrimonio storico, come il busto di Rui Barbosa (membro della prima Assemblea costituente brasiliana) e il tappeto della principessa Isabel, riuscendo a salire fino al piano dove si trovano gli uffici del presidente Lula e del suo staff.

Il presidente si trovava in trasferta ad Araraquara, nello stato di San Paolo, dove nei giorni scorsi forti piogge hanno causato danni e vittime. Ma informato dei fatti, ha improvvisato una conferenza stampa annunciando il pugno duro contro i responsabili, “che saranno tutti individuati e puniti in modo esemplare”, e alludendo anche alle responsabilità del presidente uscente Bolsonaro, che da quando ha perso le elezioni (30 ottobre) si è chiuso nel silenzio e si è ritirato in Florida, ma da molti è sospettato di aver incoraggiato la rivolta, e ancora ieri ha preso solo blandamente le distanze, rispedendo al mittente le accuse di Lula.

Bolsonaro sui social ancora si presenta come presidente del Brasile e il 1° gennaio scorso non ha partecipato al tradizionale passaggio della fascia presidenziale (l’equivalente della nostra campanellina): uno sgarbo istituzionale senza precedenti, così come sono senza precedenti gli atti vandalici di ieri. “Una cosa del genere non si era vista nemmeno nei peggiori anni della dittatura militare, negli anni ‘70”, ha detto Lula che ha immediatamente provveduto a rimuovere il capo della polizia di Brasilia, Anderson Torres, che verrà sostituito con una sorta di commissario straordinario per la sicurezza.

La figura di Torres è centrale nella vicenda, e non fa altro che alimentare i sospetti di un complotto organizzato, col beneplacito dello stesso Bolsonaro: il funzionario di polizia, tornato al suo incarico a Brasilia dopo essere stato ministro della Giustizia nel precedente governo, avrebbe incontrato nei giorni scorsi l’ex presidente a Miami, dove Bolsonaro sta vivendo una specie di esilio, visto che per alcune accuse risalenti alla scellerata gestione della pandemia rischierebbe anche l’arresto ora che non ha più l’immunità, e anche per questo starebbe valutando di chiedere la cittadinanza italiana.

Alcuni video, in cui si vede la polizia fare palesemente da scorta al corteo di fanatici, anziché ostacolarlo, sembrano avallare la tesi di una regia, come era stato con Trump per i fatti di gennaio 2021, tant’è che non a caso la Commissione d’inchiesta della Camera Usa, dopo una lunga indagine, ha chiesto di incriminarlo.

Memore di questo, la principale tv del Brasile, la Globo, non ha usato mezzi termini nel commentare in diretta l’assalto, parlando apertamente di “golpe”, “complotto”, “terrorismo”. Lo stesso Lula è stato durissimo: nell’annunciare il decreto di “intervenção federal na segurança do Distrito Federal” (per cui il governo prende le redini della sicurezza, sostituendosi allo Stato di Brasilia, peraltro governato da un bolsonarista), ha ribadito che “se qualcuno del governo federale di Brasilia ha facilitato tutto questo, sarà anche lui punito”.

“E’ evidente che da parte delle forze di polizia ci sia stata incompetenza o ancora peggio malafede”, non ha esitato a dire Lula alludendo al corteo di fatto scortato dai poliziotti, che solo a danni compiuti sono intervenuti a colpi di lacrimogeni. In serata Lula ha voluto dare un segnale forte a difesa della democrazia e si è subito recato sul luogo dell’assalto, annunciando una riunione di emergenza oggi stesso a Brasilia con tutti i ministri e i governatori degli altri Stati.

Nel frattempo si è mossa anche la società civile, profondamente indignata e turbata da quanto successo nella capitale: sui social è stata aperta la pagina “Contragolpe Brasil”, un profilo per segnalare con nomi e cognomi i vandali individuati nei vari video che girano in rete, nei quali si mostrano senza problemi a volto scoperto. La pagina, nella notte italiana, aveva già superato i 300 mila follower, al punto che Instagram si è preoccupata di bloccare i post da un certo momento in avanti. Ma in passato non aveva impedito che anni e anni di fake news avvelenassero anche il Brasile.

Commenta