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Bpm, utili oltre le attese e Cet1 all’11,7%: la fusione parte a gennaio

La Banca Popolare di Milano ha chiuso il primo semestre 2016 con 158 milioni di utili (+2,6%) – In miglioramento anche il livello di patrimonializzazione – Castagna: “La fusione con il Banco Popolare avrà effetto dal primo gennaio 2017” – I conti di Credem e Bper

Bpm, utili oltre le attese e Cet1 all’11,7%: la fusione parte a gennaio

Bpm ha chiuso il primo semestre con un utile netto in crescita del 2,6%, a 158,1 milioni di euro. Il dato del solo secondo trimestre è di 109,8 milioni, superiore sia al consensus (75 milioni) sia allo stesso periodo dello scorso anno (86,5 milioni). Sul fronte dei ricavi, nei primi sei mesi dell’anno la Banca ha registrato un aumento dell’1,9%, a 839,1 milioni. Nel dettaglio, il margine d’interesse si attesta a 403,1 milioni da 402,9 milioni della prima parte del 2015. Le commissioni nette sono scese dell’1,1% a 303,34 milioni mentre il risultato dell’attività finanziaria fa segnare un +40,6% a 99,6 milioni. Gli oneri operativi hanno registrato un aumento dello 3,4% a 497,6 milioni.

La Banca conferma un forte livello di patrimonializzazione con un Cet1 all’11,73%, in miglioramento dall’11,64% di fine marzo e sopra i requisiti richiesti dallo Srep pari al 9%. Il risultato della gestione operativa di Bpm è risultata sostanzialmente in linea (-0,2%) con quello dello scorso anno, a 341,5 milioni. Le rettifiche di valore nette per il deterioramento di crediti ed altre operazioni si attestano alla fine del primo semestre a 155,8 milioni, in flessione rispetto ai 168,3 milioni dell’analogo periodo del 2015 (-7,4%). Questo miglioramento è andato a incidere positivamente sull’utile ante imposte che è cresciuto del 4,8%, a 222,6 milioni.

Il costo del credito si attesta a 90 punti base, in riduzione dai 101 punti base di giugno 2015. Nonostante la flessione del costo del credito, la banca segnala la crescita di 40 punti base della copertura dei crediti deteriorati. A livello patrimoniale, la raccolta diretta si attesta a 36,8 miliardi segnando una flessione dell’1,4% rispetto a marzo 2016 e del 2,2% rispetto a fine 2015. La raccolta indiretta da clientela ordinaria si posiziona a 32,4 miliardi in flessione rispetto a marzo 2016 (-2%) e fine 2015 (- 5%).

Gli impieghi alla clientela sono pari a 34,52 miliardi, in aumento sia rispetto a marzo 2016 che a dicembre 2015 (+1,0%). In particolare, i prestiti ai privati sono cresciuti dell’1,2% mentre quelli alle aziende del 2,3%. Per quanto riguarda la qualità del credito, le attività deteriorate lorde si attestano a 6,07 miliardi a fine giugno (+0,4% sul trimestre precedente) mentre i crediti dubbi si attestano a 3,6 miliardi (-0,2%). Il grado complessivo di copertura delle attività deteriorate si attesta al 40,5% (con una crescita di 40 punti base nel trimestre) che aumenta a 45,2%, se si includono gli stralci già effettuati sulle singole posizioni.

Più in dettaglio, il grado di copertura dei singoli segmenti raggiunge un livello importante e mostra le seguenti dinamiche rispetto a marzo 2016: sofferenze 54,4% (+10 punti base), che diventa 60,5% includendo gli stralci; inadempienze probabili 23% (+40 punti); esposizioni scadute 10,1% (+130 punti); totale crediti 7,1% (stabile). Per quanto concerne i crediti in bonis, il grado di copertura si posiziona allo 0,55%.

CASTAGNA: FUSIONE BPM-BANCO POPOLARE DAL PRIMO GENNAIO 2017

“Più passa il tempo, più ci crediamo che questo sia il progetto giusto”. Lo ha sottolineato nella call con gli analisti l’ad di Bpm, Giuseppe Castagna, a proposito della fusione con il Banco Popolare. “Abbiamo passato tanti di quei problemi, ma li abbiamo risolti tutti brillantemente – ha spiegato a un analista che chiedeva quali rischi vedesse all’aggregazione – Noi cerchiamo di fare la nostra strada. Siamo abbastanza fiduciosi che le incertezze stiano man mano trasformandosi in sicurezze”.

La fusione con il Banco Popolare “avrà effetto dal primo gennaio 2017”, ha aggiunto l’ad, sottolineando che l’istituto che dovrebbe nascere dall’aggregazione “dovrà essere in grado di partire e accendere i motori” dall’inizio dell’anno prossimo.

Quanto ai risultati degli stress test, secondo Castagna, “sono particolarmente confortanti nell’ottica stand alone e li vedo positivamente anche nell’ottica di un potenziale merger con il Banco Popolare, con dati che confermano il nostro piano”. L’istituto milanese è fra quelli che non sono stati sottoposti agli stress test dell’Eba, come le 51 grandi europee, ma si è comunque sottoposto all’esercizio da parte della Bce con risultati che non sono stati diffusi.

Castagna ha spiegato che nello scenario base – quello “più plausibile”, secondo il manager – i risultati “ci confermano che siamo in grado di generare patrimonio anche nell’ipotesi stand alone, e considerando un pay out del 40%”. Nell’ipotesi di una fusione con il Banco Popolare, la sommatoria dei due istituti avrebbe “il buffer più elevato” del settore.

CREDEM: UTILE I SEMESTRE A 70 MLN (-41%)

Il gruppo Credem ha chiuso il primo semestre con prestiti in crescita del 4,6% e un CET1 ratio al 13,4%. L’utile netto consolidamento si è attestato a 70,3 milioni, in calo del 41% sull’anno scorso che comprendeva tuttavia un importante componente non ricorrente positiva. Il direttore generale uscente Adolfo Bizzocchi (che sarà sostituito da Nazareno Gregori dal primo settembre, ndr) sottolinea come questi risultati confermino che “il gruppo è solido e con livelli patrimoniali di eccellenza”. L’evoluzione prevedibile della gestione vede un andamento lineare delle componenti stabili di ricavi mentre l’incidenza del rischio creditizio potrà assumere livelli meno contenuti.

BPER: UTILE NETTO I SEM CALA A 64 MLN, CET 1 SALE A 14,49% 

Bper, invece, ha archiviato il primo semestre con un utile netto di 64 milioni, in calo rispetto ai 73,2 milioni dello scorso anno. Il margine d’interesse si attesta a 590,4 milioni, in diminuzione del 5,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le commissioni nette, pari a 358,1 milioni, risultano in calo dello 0,5% mentre il risultato netto delle attività di negoziazione (comprensivo dei dividendi) si attesta a 73,5 milioni (-2,4%). I costi della gestione sono saliti dell’1,9% a 639,7 milioni.

Le rettifiche nette su crediti e su altre attività si attestano a 272,1 milioni, in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2015 (-11,6%). Sul fronte della solidità patrimoniale, Bper registra un Core Tier1 in forte crescita al 14,49% rispetto all’11,55% di fine marzo. Il forte incremento è dovuto al fatto che l’istituto, per la prima volta, utilizza i modelli interni per i requisiti del rischio che hanno avuto un impatto positivo di circa 300 punti base.

Nel comunicare i conti, la banca ha anche sottolineato che nella seconda parte dell’anno procederà a una nuova cessione di un portafoglio di crediti in sofferenza dopo i 450 milioni ceduti ad Algebris e Cerberus. L’obiettivo per il 2016 è alienare il 10% circa dello stock di sofferenze lorde.

L’ad Alessandro Vandelli, durante la conference call con gli analisti, si è poi detto ” fiducioso sul fatto che Bper possa aumentare il dividendo anno dopo anno. La nostra dividend policy è chiara se guardiamo al recente passato: due anni fa era di due cent, l’anno scorso è passato a dieci: per questo possiamo guardare con fiducia a quest’anno e al futuro, anche per la solida struttura del nostro capitale”.

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