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Borse, la Siria fa paura. Milano: frena Telecom, vola la Roma

Sui listini europei pesano anche la revisione al ribasso del Pil francese e la frenata della produzione industriale UK – Mattinata di aste per i titoli pubblici, bene la Grecia – Petrolio a 71 dollari. Rimbalzano Eni e Saipem – Anima cede dopo l’accordo Poste-Intesa. Ferragamo recupera

Borse, la Siria fa paura. Milano: frena Telecom, vola la Roma

La crisi siriana, in particolare le ricadute sulla situazione già non eccellente nella finanza russa, pesa sugli umori delle Borse europee. Piazza Affari segna un ribasso di mezzo punto, comunque sopra la barriera dei 23 mila punti. A Francoforte la perdita sale allo 0,80%, poco meno Parigi (-0,50%). Piatta Madrid, Londra -0,2%.

Lo spread Btp/Bund scende di poco, a 126,7 punti base, dopo che il ministero dell’Economia ha collocato Bot annuali per 6 miliardi di euro a un tasso pari a -0,404%, in linea con il -0,403% dell’asta precedente e non distante dal minimo storico a -0,42%.

Stamani anche la Germania ha collocato Bund 2046 per 1,043 miliardi in un’asta tecnicamente scoperta. Meglio la Grecia che ha assegnato 813 milioni di euro in titoli a tre mesi, per rifinanziare l’identico importo in scadenza. I titoli sono stati collocati a un tasso dello 0,79%, in marcata discesa rispetto all’1,05% dell’asta di marzo, con un rapporto di copertura pari a 2,81 da 1,56.

È stato avviato tramite sindacato bancario il collocamento di un nuovo benchmark portoghese 15 anni scadenza 18 aprile 2034, che ha finora attratto una domanda superiore a 10 miliardi di euro, di cui 1,525 miliardi da parte degli istituti lead manager.

Pesano però sui listini del Vecchio Continente sono alcuni dati macro.

La Banca centrale francese ha rivisto al ribasso la previsione di crescita del Pil nel primo trimestre del 2018, a +0,3% da +0,4%, principalmente a causa di un aumento inferiore alle attese nella produzione industriale di marzo. In UK, la produzione industriale a febbraio è cresciuta di un modesto +0,1% su mese, dato sotto le attese.

Il Brent consolida il record triennale segnato ieri a 71,34 dollari. Secondo indiscrezioni, l’Arabia Saudita punterebbe a spingere il prezzo fino a 80 dollari per favorire lo sbarco in borsa di Aramco. Eni (+0,6%) ha chiuso il primo trimestre del 2018 con una crescita della produzione di idrocarburi del 4%. Saipem +3,4%: la oil service è in campo, tramite un consorzio, per la costruzione di una raffineria in Uganda il cui valore si aggira sui 4 miliardi di dollari

L’oro si porta a 1.345 dollari l’oncia, +0,4%, in scia alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente.

La Borsa italiana si fa trascinare dall’entusiasmo per l’impresa della Roma (+20%), reduce da una clamorosa rimonta contro il Barcellona in Champions League.

Non emoziona invece Piazza Affari l’accordo tra Poste Italiane (+0,2%) ed Intesa San Paolo (-0,2%). Le due società hanno stretto un accordo commerciale di tre anni: la prima venderà i prodotti finanziari della seconda, tra cui prestiti e polizze. L’alleanza prevede forme di collaborazione anche nei pagamenti dei bollettini postali.

La notizia è negativa per Anima, in calo del 4%, che è un importante partner commerciale di Poste italiane. Per la società del risparmio gestito, le masse in gestione in arrivo da Poste, secondo una stima, dovrebbero essere circa il 6% del totale. Nel 2017, la raccolta arrivata da Poste è stata circa 1,7 miliardi di euro.

Frena Telecom Italia (-3%) in attesa dell’esito del ricorso in Tribunale del Cda contro i sindaci.

Tra le utilities Enel è poco mossa a 5,06 euro. Stamattina Goldman Sachs ha aggiornato la sua visione alla luce dei risultati e delle prospettive del settore. Il giudizio è rimasto Buy, mentre il target price è stato ritoccato a 6,20 euro da 6,15 euro. Il titolo rimane nella Conviction Buy List.

Nel lusso Luxottica -1,3%, bocciata da Equita. Ferragamo +2%. Nel resto del listino si mettono in luce Fincantieri (+4%) e Technogym (+1,5%).

Al contrario Erg perde il 4,5%. Unicredit ha venduto tutta la sua partecipazione, pari a 6 milioni di azioni, o il 4% del capitale, al prezzo di 18,6 euro, il 7,2% sotto la chiusura.

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