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Borse: la festa è finita. Il rialzo dei tassi delle banche centrali ha messo ko i listini azionari

L’aggressiva lotta all’inflazione a colpi di rialzi dei tassi da parte delle banche centrali ha spianato la strada dell’Orso in Borsa – Le forti perdite di queste settimane hanno riportato le piazze azionarie all’inizio della pandemia

Borse: la festa è finita. Il rialzo dei tassi delle banche centrali ha messo ko i listini azionari

In Borsa la festa è finita. Bisogna prenderne atto. Sulle piazze azionarie la musica è cambiata e il tempo dei guadagni facili è archiviato. L’ultima settimana di Borsa è stata la peggiore da quando è scoppiata la pandemia e ha bruciato, almeno virtualmente, miliardi su miliardi. Dall’inizio dell’anno lo S&P 500, che è l’indice di riferimento per le Borse di tutto il mondo, sta perdendo il 23% e il Nasdaq, il circuito dei titoli ad alta tecnologia che negli anni scorsi erano stati la gioia degli investitori, ha perso nel 2022 addirittura il 31,95%. Solo la Borsa di Mosca ha perso di più, con un ribasso dell’indice Moex del 37,4%, ma non è una gran consolazione. A Milano il Ftse Mib perde il 20,55%, il Dax di Francoforte il 17,92% e il Cac 40 di Parigi il 17,71%.

Borse: il crollo nasce dall’aggressiva lotta all’inflazione delle banche centrali

Ma come si spiega l’arrivo dell’Orso in Borsa dopo anni di mercato Toro? Le ragioni sono naturalmente molte e non va dimenticato il peso degli automatismi degli algoritmi che enfatizzano le svolte dei mercati, ma la causa principale del crollo delle Borse è la decisione delle banche centrali, e in primo luogo dell’americana Fed, di aggredire l’inflazione dopo averla a lungo sottovalutata e non aver adeguatamente considerato il potenziale esplosivo che nell’economia americana si stava accumulando sulla scia dei massicci stimoli fiscali dell’amministrazione Biden. Ora la Fed cerca di correre ai ripari con una stretta monetaria che non ci si ricordava da anni e che promette rialzi dei tassi a gogò.

Sulla scia della Fed hanno rialzato i tassi anche la Bank of England e addirittura la Banca centrale della Svizzera e altrettanto si appresta a fare la Bce, malgrado l’inflazione europea sia di tutt’altra natura di quella americana, essendo principalmente un’inflazione che nasce dai costi dell’energia anziché dalla domanda, come ha osservato anche il consigliere economico del premier Draghi, Francesco Giavazzi. Ma una terapia troppo ruvida contro l’inflazione rischia di avvicinare paurosamente la recessione.

Le Borse hanno perso fiducia e temono la recessione, ma nessuno sa bene come ridisegnare i portafogli

Tassi più alti significa minor liquidità ma soprattutto minor fiducia dei mercati, delle imprese e delle famiglie e allora non stupisce che le Borse crollino, anche se gli investitori e i risparmiatori, oltre alla rabbia per la perdita dei loro capitali, non sanno a che santo votarsi e come ridisegnare i loro portafogli. C’è chi dice che solo una reale schiarita nella guerra tra Russia e Ucraina potrebbe ridare fiducia alle Borse e farle ripartire. Ma sfortunatamente il cessate il fuoco non è per oggi: basta ascoltare i discorsi sempre più aggressivi dello zar Putin contro l’Occidente e considerare che lo stesso presidente ucraino Zelensky ha avvertito che si potrà tornare al tavolo dei negoziati solo a fine agosto, perché prima Kiev spera di riequilibrare sul campo, con l’arrivo di nuovi armi, le sorti della battaglia militare. Insomma, l’estate dei mercati sarà bollente e prima di vedere le Borse riprendere stabilmente quota ci vorrà tempo, molto tempo.

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