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Borse in ribasso prima della Fed ma Mediaset sale ancora

Tutti riflessivi i listini azionari in attesa delle mosse della Fed sui tassi: Piazza Affari perde l’1,18% ma Mediaset non conosce soste anche se alla fine il titolo guadagna solo un altro 1% – A mercati chiusi la notizia che Vivendi è salita al 20% – In recupero anche Bpm e Banco Popolare dopo l’atto di fusione e Saipem – Realizzi su Unicredit, Intesa, Buzzi e Cnh.

Borse alla finestra quest’oggi, in attesa che la Fed riveli questa sera le sue decisioni di politica monetaria (è atteso un rialzo dei tassi dello 0,25%) e che Janet Yellen racconti come la banca centrale americana interpreterà il cammino 2017 della più grande economia del mondo. In questo clima sospeso i listini europei chiudono in ribasso, mentre Wall Street apre cauta, come se prendesse fiato, dopo il susseguirsi di rialzi dall’avvio dell’era Trump. 

Il Ftse Mib oggi è maglia nera d’Europa: -1,18%, in parte per prese di profitto dopo il rally di ieri; seguono Madrid -1,09%; Parigi -0,57%; Francoforte -0,16% e Londra -0,08%. La rapida soluzione della crisi di governo aiuta in parte lo spread del decennale italiano, che scende a 150.40 punti base: – 0,79%; rendimento a 1,82%. 

Nel panorama apparentemente grigio, una lucina illumina anche oggi Mediaset (+1%) dopo i fuochi di ieri, per l’avvio della battaglia fra Vivendi e Fininvest. La calma potrebbe essere solo apparente. I francesi ieri sera hanno superato il 12%, mentre il Biscione ha portato la sua partecipazione di controllo vicino al 40%. Per il Financial Times Vincent Bollorè è un gatto pronto a mangiarsi il topo, ma i Berlusconi non sembrano tanto in parte nel ruolo di prede. Le riunioni per trovare una via d’uscita si susseguono anche con i vertici della società. Secondo il presidente Fedele Confalonieri: “Sarà dura, ma ci difenderemo e non sarà facile perché le aziende francesi tendono alla cannibalizzazione”. Mediaset dovrà abituarsi non solo a guardare alla “concorrenza esterna”, ma anche alla “concorrenza interna”, stando attenti a quanto ”succede nei corridoi”. E infatti a mercati chiusi arriva la notizia che Vivendi è salita al 20%.

Giornata di sofferenza per Unicredit -6,41%, ieri sugli scudi con rialzi percentuali a due cifre. La banca oggi ha collocato un bond ‘additional Tier1’ per un ammontare di 500 milioni, attraverso un private placement. Questa tipologia di bond, senza scadenza, permettono all’emittente, tramite una svalutazione anche solo temporanea, di aumentare il proprio Cet1 nel caso in cui quest’ultimo dovesse scendere sotto una determinata soglia minima. Il titolo, emesso alla pari e con rating “BB-“, pagherà una cedola annuale del 9,25% e Unicredit si è riservata la facoltà di rimborso dello stesso nel giugno 2022.

Mps -2,05%: il consiglio d’amministrazione di Mps in corso a Siena proseguirà anche domani, considerati tanti punti ancora aperti da affrontare sul piano di salvataggio della banca. Nel frattempo, secondo Reuters, dovrebbe essere anche arrivata la decisione della Consob sulla richiesta di riaprire la conversione del bond subordinato retail, parte fondamentale del piano di mercato da 5 miliardi di euro. 

Bper (-1,63%), ha smentito l’interesse per Carife. In controtendenza Bpm (+1,8%) e Banco Popolare (+1,58%), dopo il tonfo di ieri e sempre più vicine alla fusione che le porterà, il primo gennaio, a diventare Banco Bpm; positiva Mediobanca +0,93%. In sofferenza gli industriali: Cnh -2,78; Buzzi -1,61%.  

Tenaris arretra dello 0,67%, ma ottiene, dal tribunale Icsid della Banca Mondiale, la vittoria in un arbitrato contro lo stato del Venezuela per complessivi 165 milioni di dollari in merito agli espropri degli investimenti in Tavsa e Comsigua negli scorsi anni. Il procedimento, iniziato nel 2012, assicura alla società compensazioni per 137 milioni di dollari, 24,6 milioni per interessi e 3,3 milioni di spese legali.

Lievemente negativa Leonardo -0,3%, che si è rafforzata ulteriormente sul mercato cinese firmando un contratto con Sino-US Intercontinental Helicopter Investment per la vendita di 30 elicotteri AgustaWestland. Sul fronte petrolio: Brent -1,24%, a 55,05 dollari al barile, per qualche incertezza intorno all’accordo per la riduzione della produzione. Euro +0,26%, scambiato a 1,065 contro il dollaro.

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