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Borse in netto rimbalzo e le banche spingono su Piazza Affari (+2%)

Dopo il brusco sell-off di lunedì, le Borse rimbalzano: recupera l’high tech del Nasdaq e recupera soprattutto il Ftse Mib che è il miglior indice europeo grazie al rilancio delle maggiori banche

Borse in netto rimbalzo e le banche spingono su Piazza Affari (+2%)

Il rally delle banche tonifica Piazza Affari che chiude regina in Europa con un rialzo dell’1,95% di nuovo a un passo dai 26mila punti (persi poco tempo fa), mentre il rincaro del prezzo del petrolio continua a spingere i titoli del settore. 

Intanto oggi il consiglio dei ministri ha dato via libera alla delega per la riforma fiscale al Governo, ma senza il voto della Lega, mentre il Carroccio si interroga sui deludenti risultati delle amministrative. In questo contesto l’obbligazionario mostra qualche piccola incertezza: lo spread tra decennale italiano e tedesco è poco mosso a 105 punti base (+0,46%) ma il tasso del Btp sale a +0,86% (sale però anche quello del Bund, -0,19%).

Nell’azionario quattro dei primi dieci titoli del Ftse Mib sono istituti di credito, spinti dalla prospettiva di una nuova fase di aggregazioni a partire da Unicredit (+4,34%) con Mps (+2,62%) e dalla possibilità di una progressiva normalizzazione della politica monetaria che porterà maggiori guadagni. In cima al listino svettano Banco Bpm +5,62%;; Bper +3,52%; Intesa +3,37%.

Per quanto riguarda Unicredit-Mps si ritiene che la vittoria nelle elezioni suppletive di Enrico Letta a Siena rimuova un’incognita che gravava sul successo dell’operazione. Tra i titoli finanziari si apprezza inoltre Finecobank +2,59%. Tra gli industriali i maggiori progressi sono di Stellantis +2,59% e Prysmian +2,35%, mentre Stm +2,5% si rianima con i tecnologici Usa.

Tra i petroliferi si conferma ben comprata Eni +1,77%, grazie alle ultime indiscrezioni sulla possibile Ipo della divisione Gas & Luce Renewables. Le prese di beneficio penalizzano invece Saipem che, con una perdita dello 0,95%, indossa la maglia nera. È in lieve calo Buzzi -0,41%. Fuori dal paniere principale fanno un balzo Gefran +13,54% e la Roma +12,02%. Va a tappeto Ovs -9,71%.

Il clima è simile sugli altri listini continentali e a New York, dove Wall Street rimbalza in avvio, con i titoli tecnologici ben intonati, nonostante il rialzo dei tassi dei Treasury. L’attenzione rimane alta soprattutto su Facebook, in progresso, dopo il crollo della vigilia a seguito delle accuse di una ex manager e del blackout che ha coinvolto il social network, insieme ad Instagram e Whatsapp.

Nel settore, in Europa, una spinta agli acquisti è arrivata dal produttore di chip tedesco Infineon Technologies che aumenterà del 50% circa gli investimento l’anno prossimo nel tentativo di beneficiare del forte aumento della domanda e della carenza globale di semiconduttori. Con un guadagno vicino al 5% il titolo trascina Francoforte +0,95%. Notevoli sono i progressi anche ad Amsterdam dell’1,85%; Parigi +1,52%; Madrid +1,56%; Londra +0,95%.

Sul mercato valutario è poco mosso l’euro dollaro, in area 1,16. Tra le materie prime non si ferma più la corsa del petrolio, alla luce delle decisioni dell’Opec+ di procedere, come da programma, sull’allentamento delle riduzioni alla produzione, senza strappi né accelerazioni nonostante la crescita della domanda. I future del greggio texano si muovono oltre i 79,30 dollari al barile, mentre il Brent è sempre più vicino agli 83 dollari.

Tra gli effetti c’è il fatto che continuano a salire i prezzi delle benzina. In Italia, in una settimana, il rincaro è stato di un centesimo, a 1,687 euro ai massimi dal 2014, in base ai dati forniti dal ministero della transizione ecologica che coprono la settimana dal 27 settembre al 3 ottobre. Corre anche il prezzo del gasolio per auto, che ha raggiunto quota 1,537 euro al litro (+1,3 centesimi), mentre il Gpl costa 0,717 euro, in aumento di 0,5 centesimi.

Si continua quindi ovunque a monitorare l’inflazione e sui mercati si guarda alle prossime decisioni delle Fed, mentre in settimana, venerdì, si valuteranno attentamente i dati sul lavoro Usa nel mese di settembre, per i riflessi sulle decisioni della banca centrale nordamricana. Intanto, parlando alla Cnbc, la segretaria al Tesoro Janet Yellen, ha detto che le pressioni inflative che stanno colpendo l’economia degli Stati Uniti potrebbero durare per diversi mesi: ”Si sono sviluppati colli di bottiglia nell’offerta che hanno causato l’inflazione”.

Nel frattempo, oggi, è emerso che la bilancia commerciale Usa ha registrato in agosto un deficit di 73,3 miliardi di dollari, peggio delle attese e in aumento rispetto al mese precedente, Resta alta tra gli investitori anche la preoccupazione per il limite del debito federale, su cui va avanti lo stallo in Congresso, che resta sordo ai continui richiami di Yellen, secondo la quale senza un accordo entro due settimane, gli Stati Uniti finiranno in default per la prima volta nella loro storia e questo potrà provocare una recessione.

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