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Borse, il Toro si prende una pausa. Giù Piazza Affari: la frenata viene dall’Asia e da Wall Street

Giù Piazza Affari: la frenata viene dall’Asia – Anche la Borsa americana (che si scopre troppo Apple-dipendente) ha chiuso ieri con il segno negativo – Attese per la pubblicazione delle minute della riunione della Fed di inizio agosto e soprattutto per il vertice Hollande-Merkel di domani – A Milano si risveglia il Leone Generali

Borse, il Toro si prende una pausa. Giù Piazza Affari: la frenata viene dall’Asia e da Wall Street

IL TORO FRENA IN ASIA ED A WALL STREET

A MILANO SI RISVEGLIA IL LEONE GENERALI

Dopo la carica, il Toro si prende una pausa. In Asia, come a Wall Street, i mercati hanno chiuso la seduta con il segno negativo. Pesa a Tokyo –0,46% il deficit commerciale peggiore del previsto, mentre Hong Kong -0,8% segnala nuovi problemi dell’economia cinese.

La sensazione è che i mercati attendano indicazioni precise prima di proseguire la corsa: la pubblicazione, oggi, delle minute della riunione della Fed di inizio agosto; ancor più importante, l’incontro di domani tra François Hollande ed Angela Merkel, tappa fondamentale per assumere una posizione comune di fronte alla richiesta greca per un rinvio al 2016 degli obiettivi concordati con Bruxelles. Il premier greco Antonis Samaras si presenterà a Berlino e Parigi con un nuovo piano, che prevede due miliardi di risparmi in più.

Wall Street si scopre Apple-dipendente. I listini di New York, dopo aver toccato il massimo da quattro anni, hanno piegato verso il basso quando una corrente di realizzi nella seconda parte della seduta ha provocato il calo dell’1,4% della società leader delle Borse mondiali, scesa sotto il suo fresco record storico. A fine giornata l’S&P era sotto dello 0,35%, il Nasdaq dello 0,29%. Il Dow Jones ha perso lo 0,51%.

I listini Ue ieri sono invece tornati a salire dopo la pausa di lunedì, complice l’ottimismo degli operatori su un intervento della Bce per arginare la crisi del debito sovrano. Londra, Francoforte, Parigi e Madrid hanno chiuso con rialzi compresi fra mezzo punto e un punto percentuale. Meglio di tutti ha fatto Milano con il Ftse Mib che ha terminato le contrattazioni a +2,4% e il Ftse All Share a +2,25%. Segno che, nonostante le frizioni ancora esistenti a livello europeo su questo tema, specie con la Bundesbank, la mancanza di dettagli e con gli inviti della stessa Bce a non speculare su decisioni ancora non prese, il mercato vede una banca centrale ormai pronta a scendere in campo.

Lo spread fra Btp e Bund sotto quota 410 punti base ha riportato gli acquisti sul settore bancario A render più più serena la seduta ha contribuito l’asta spagnola, ove sono tsati collocati senza problemi titoli per 4,5 miliardi a 12/18 mesi con tassi in calo al 3,07% e 3,335% (dai precedenti 3,918% e 4,242%). Sul mercato dei cambi, l’euro si rafforza e sfiora quota 1,25 dollari a 1,2475 (1,2342) e 99,12 yen (97,96).

Tornano a farsi sentire le agenzie di rating. Standard & Poor’s ha raffreddato le attese sulla solidità della ripresa. “Non crediamo – si legge in un report – che l’economia degli Stati Uniti e dei Paesi europei possa migliorare in modo significativo nel prossimo anno”, Inoltre, a causa dell’economia sempre più debole “è lecito prevedere condizioni del credito più problematiche”, aggravate dal . possibile contagio dalla crisi debitoria europea e il rischio di ‘fiscal cliff’, legato alla scadenza degli sgravi fiscali dell’era Bush.

Al contrario, una volta tanto Moody’s ha una buona parola per l’Italia. In un report dedicato agli squilibri della zona euro l’agenzia di rating ha affermato che l’Italia potrebbe tornare a livelli di Pil precedenti la crisi già nel corso del 2013.

Anche David Riley, direttore di Fitch (inquisito dalla procura di Trani) ha parole di elogio per l’Italia. “L’attuale governo italiano ha tantissima credibilità ma Mario Monti deve fare progressi il più velocemente possibile per creare una certa luce in fondo al tunnel”. Riley ha aggiunto che l’Italia “non ha bisogno di altre misure di austerità, quelle varate sono sufficienti, mentre ora sono necessarie le riforme”.

In Piazza Affari tutte le 40 blue chip dell’indice FtseMib hanno chiuso in rialzo. I guadagni maggiori riguardano le banche, a partire dal solito Monte Paschi salito del 7,2%. Dopo tre giorni di rialzi anomali la Consob intende esaminare la natura degli acquisti sul titolo, favoriti dal provvedimento che vieta le vendite allo scoperto sui valori finanziari così ingessando il mercato. Unicredit +2,8%, Intesa +5%, Banco Popolare +5,5%. Pop. Emilia +6,6%.

Una nota particolare la merita il risveglio di Mediobanca salita del 4,6%. Stavolta il pasticcio Fonsai non c’entra: se ne riparlerà a partire dal 27 agosto quando partirà il collocamento bis dell’inoptato. Unipol intanto mette a segno un balzo del 7,2%. Piazzetta Cuccia sale al traino di Generali +4,8%, favorito dalle indiscrezioni su una prossima vendita della controllata Generali Usa (riassicurazioni). L’operazione, che potrebbe fruttare un incasso compreso fra 800 milioni di euro e 1 miliardo, è legata alla strategia del nuovo ceo Mario Greco che mira ad aumentare la redditività del gruppo. Secondo l’agenzia Bloomberg, il mandato di consulente per l’operazione è stato affidato a Citigroup. I documenti per la vendita potrebbero essere inviati ai potenziali acquirenti già il mese prossimo.

Fra gli industriali Fiat è salita del 2,4% e Finmeccanica del 2,6%, Prysmian +3,2%.

Sul mercato dei cambi, l’euro si rafforza e sfiora quota 1,25 dollari a 1,2475 (1,2342) e 99,12 yen (97,96) mentre il rapporto fra dollaro e yen si attesta a 79,445 (79,38). Per quanto riguarda il greggio, il Wti sale dell’1,25% a 97,46 dollari.

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