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BORSE CHIUSURA 30 DICEMBRE – Finisce in rosso anche l’ultima seduta di un 2022 da dimenticare: Milano tra le peggiori

In netto ribasso anche l’ultima seduta di Borsa dell’anno: a Milano il Ftse Mib arretra da quota 24 mila punti base mentre lo spread risale

BORSE CHIUSURA 30 DICEMBRE – Finisce in rosso anche l’ultima seduta di un 2022 da dimenticare: Milano tra le peggiori

Il 2022 chiude i battenti sui mercati europei regalando un’ultima seduta in profondo rosso, colore che tinge anche l’andamento odierno di Wall Street. La schiarita di ieri non è dunque durata sui mercati finanziari, che stanno dicendo addio a un anno da dimenticare, ma senza grandi spunti ben auguranti per il nuovo anno in arrivo, che potrebbe portare persino a una recessione, come mostrano i recenti report della Fed. E intanto il conflitto in Ucraina non accenna a placarsi, il Covid preoccupa con la crescita dei contagi in Cina e il rischio di nuove e aggressive varianti, l’inflazione morde e la banche centrali si propongono di alzare ancora i tassi dopo gli interventi aggressivi del 2022.

Per finire se n’è andato anche Pelè, “o rei del calcio”, evento che non c’entra con i mercati, ma accresce la sensazione che un’era più rassicurante di quella attuale si sia definitivamente chiusa.

Piazza Affari in calo, in linea con l’Europa

Piazza Affari aggiunge oggi una perdita dell’1,45% al suo già salato conto annuale, che supera ampiamente il 12% e che la relega agli ultimi posti in Europa. Il Ftse Mib ricade sotto i 24 mila punti (23.706) con tutte le blue chip in rosso, a partire da Telecom (-3,78%) che è anche una delle azioni che ha più sofferto in questi dodici mesi.

Le vendite su auto, tecnologici e lusso, pesano in misura persino superiore a Parigi -1,52% (che cede circa il 10% annuo), Francoforte -1,56% (-12% circa nell’anno), Amsterdam -1,71%; fa un po’ meglio Madrid -1,06%, mentre Londra, che ha chiuso a fine mattinata, limita i danni allo 0,81%.

Oltreoceano Wall Street si muove in frazionale ribasso, ma potrebbe chiudere la settimana in progresso. Si stanno muovendo in negativo molti titoli tech e ‘growth’, quelli sensibili ai tassi  come Apple, Amazon.com, Alphabet e Meta Platforms, che cedono tra lo 0,9% e l’1,5%, dato l’aumento dei rendimenti dei Treasury statunitensi. Vale ripetere però che l’anno sarà il peggiore dal 2008 per la Borsa di New York, con perdite annuali che alla chiusura di ieri ammontavano all’8,58 per il DJ, il 19,245 per lo S&P500, il 33,03% per la Nasdaq.

A livello mondiale, secondo l’indice Msci All-World, il 2022 si è portato via 18mila miliardi di capitalizzazione globale. Si possono superare i 35mila miliardi se si mette in lista anche la perdita di valore dei bond, con il rendimento dei Treasury americani (che si muove in direzione opposta ai prezzi) che è più che raddoppiato sotto la spinta dei maxi-rialzi della Fed. Oggi il Treasury decennale vede un tasso in progresso al 3,873%.

Spread in rialzo

Al termine della seduta odierna salgono in misura robusta anche i tassi sul secondario in Europa: il Btp decennale è indicato al 4,69% e il Bund decennale al 2,5%, per uno spread a 219 punti base, in rialzo del 4,55%.

Tracollo del gas e petrolio in progresso

Nel de profundis odierno c’è però una nota che può suonare positiva ed è il calo massiccio del prezzo della gas che, da parecchi giorni, è tornato a livelli pre guerra, ma oggi è andato giù addirittura del 15%, sotto i 73 euro a Mwh, anche in virtù della buona stagione meteo e degli stoccaggi pieni in Europa.

Sta per chiudere il secondo anno consecutivo di guadagni il petrolio, che negli ultimi mesi ha conosciuto molti alti e bassi a seguito scarsità di forniture per la guerra in Ucraina e dell’indebolimento della domanda da parte della Cina, principale importatore mondiale di greggio. In questo momento il petrolio tipo Brent si apprezza dell’1,1%, a 84,38 dollari al barile, mentre il greggio texano aggiunge l’1%, 79,2 dollari al barile.

Sul mercato dei cambi il dollaro, che nel 2022 ha fatto la parte del leone, si muove in leggera perdita. L’euro cambia in rialzo dello 0,2% intorno a 1,068.

Oggi a Milano non si salva nessuno

La lista dei cattivi di Piazza Affari oggi è molto lunga e comprende tutte le blue chip. Il titolo peggiore del giorno è Telecom Italia, sempre in altalena da quando ci sono state le elezioni, tra indiscrezioni, voci e speculazioni stampa. A pesare oggi sarebbe il nulla di fatto al tavolo del governo con Cdp e Vivendi sul futuro della cosiddetta rete nazionale. A livello annuale Tim lascia sul terreno il 50,18%.

L’industria arretra con Interpump -2,63%.

Le utility sono in ribasso, anche perché, secondo gli esperti, soffrono particolarmente la concorrenza dei rendimenti dei titoli di Stato.

La peggiore del giorno è Terna, -2,6%. 

L’Antitrust inoltre, sulla base dei principi espressi dal Consiglio di Stato, ha confermato parzialmente i provvedimenti cautelari emessi il 12 dicembre nei confronti di Enel (-1,39%), Eni (-2,25%), Edison, Acea (-1,37%) ed Engie per presunte modifiche unilaterali illegittime delle condizioni economiche di fornitura di energia elettrica e di gas naturale.

L’Autorità non ha ravvisato gli estremi per la conferma dei relativi provvedimenti cautelari per Hera (-1,06%) e A2a (-1,77%). 

Tra i petroliferi guida i ribassi del giorno Saipem -1,87%, che veste la maglia nera delle blue chip nell’anno con un calo del 75,72%, dopo la fuga dei piccoli risparmiatori causata dall’aumento di capitale da due miliardi di euro concluso a luglio. Il titolo ha recuperato nell’ultimo trimestre.   

Per cconcludere si sottolinea che la capitalizzazione complessiva delle società quotate a Piazza Affari è scesa a 626,2 miliardi nel 2022, il 18,6% rispetto ai 769,3 miliardi del 30 dicembre 2021, secondo i dati di Borsa Italiana al 23 dicembre.

Il peso dei listini azionari sul pil, è arretrato al 33,9% dal 43,1% dello scorso anno. A fine 2020, dopo il tonfo provocato dalla crisi Covid, la capitalizzazione di Piazza Affari era pari a 606,5 miliardi (+3,2% la variazione 2022 su 2020) e al 37% del Pil.

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