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Borse, banche, Btp ed euro sotto il segno di Draghi. Situazione incerta stamani a Piazza Affari

L’annuncio del presidente della Bce che a giugno è possibile il lancio di misure straordinarie contro la deflazione fa scattare i mercati azionari, valutari e obbligazionari – Alla ribalta banche ed Enel – Ma la situazione è incerta stamani a Piazza Affari – Apple compra una cuffia da 3,2 miliardi ma al Nasdaq soffrono i titoli Internet – La Cina frena.

Borse, banche, Btp ed euro sotto il segno di Draghi. Situazione incerta stamani a Piazza Affari

La Bce considera il livello del cambio un serio motivo di preoccupazione e non è affatto rassegnata ad avere un inflazione troppo bassa troppo a lungo. Perciò la banca centrale è pronta “ad agire speditamente” già nel meeting di giugno sulla base del consenso “unanime” sull’utilizzo di misure non convenzionali di politica monetaria.

Questo il messaggio lanciato da Mario Draghi nella conferenza stampa di ieri, dopo la decisione della Bce di lasciare invariati per il momento i tassi, notizia che aveva contribuito in un primo momento a far schizzare al rialzo l’euro. 

Ma le reazioni alle parole di Draghi non si sono fatte attendere: l’euro, che era salito quasi a 1,34 (1,399) contro il dollaro, è bruscamente sceso a 1,387. Anche i titoli di Stato si sono rafforzati notevolmente: il rendimento del Btp a 10 anni è sceso al nuovo minimo storico del 2,91%, lo spread con il Bund si è ridotto a quota 147 (-6 punti base) . Il Tesoro offrirà all’asta il giorno 13 titoli per 5,75-6,25 miliardi tra Btp a 3,5 e 30 anni. 

Robusto rialzo, infine, per i listini del Vecchio Continente, a partire dai listini “periferici”. Milano, che ha recuperato con gli interessi lo scivolone della vigilia, è stata la Borsa migliore andando a chiudere in rialzo del 2,3% davanti a Madrid +1,7%. Londra è salita dello 0,6%, Parigi +1,3%, Francoforte +0,9%.

Secondo il Financial Times è ormai saltata la fusione da 35 miliardi di dollari tra la francese Publicis e l’americana Omnicom, da cui doveva nascere il primo gruppo pubblicitario del mondo: troppi gli ostacoli fiscali e i vincoi opposti dalle autorità antitrust. 

APPLE SI COMPRA UNA CUFFIA DA 3,2 MILIARDI

Finale di settimana cauto per le Borse asiatiche. Sale Tokyo +0,2%, in equilibro Hing Kong, scende Shanghai – 034%. Pesa la frenata del tasso di inflazione cinese (1,8% ad aprile) condizionato dall’ennesimo ribasso dei prezzi della produzione industriale: – 0,2% , giù per il 26esimo mese di fila. Contrastata la chiusura di Wall Street. Sale il Dow Jones +0,20%, frena nel finale l’indice S&P -0,14%. Più marcata la discesa del Nasdaq -0,40%.

E’ in buona parte fallito il tentativo di recupero dei titoli tecnologici e dei social media: Amazon -1,5% chiude in ribasso per il terzo giorno consecutivo, Twitter risale del 4% ma da inizio settimana, quando è finito il lock up sulle azioni degli insiders, il ribasso è del 18%. Recupera solo in parte Groupon +6,1%, dopo il tonfo del 21%. Drastica caduta di Tesla -11% (-18% in settimana) dopo indicazioni inferiori alle attese sulle vendite di auto del prossimo trimestre. 

In serata Apple ha rivelato di essere in trattative per l’acquisto di Beats Electronics, una delle società più attive nello streaming musicale e nelle cuffie audio, controllata tra gli altri dall’idolo dell’hip hop dr. Dre. Costo dell’operazione: 3,2 miliardi di dollari, il dal più impegnativo nella storia dell’ iPhone, destinato a consolidare la leadership della Mela nella musica.

ENEL DA’ LA SCOSSA A PIAZZA AFFARI

A Piazza Affari la scossa è arrivata dai titoli elettrici. Enel+5,2% a 4,218 euro, quotazione che non vedeva dall’estate 2011, dopo che la società ha annunciato risultati del primo trimestre migliori delle attese. L’utile netto rettificato è risultato pari a 782 milioni di euro, in calo dell’8% sullo stesso periodo dell’anno precedente, ma nettamente superiore alla media delle previsioni degli analisti (750 milioni). L’indebitamento netto del gruppo al 31 marzo era pari a 41,5 miliardi, in calo rispetto ai 43,3 miliardi di 12 mesi prima. 

I ricavi del primo trimestre 2014 sono stati pari a 18,1 miliardi con un calo dell’11,1% rispetto all’analogo periodo del 2013. La capogruppo ha confermato i target di quest’anno, tra cui l’obiettivo di 4 miliardi di euro di dismissioni per l’anno in corso stabilito con il piano industriale. Il colosso elettrico non è interessato agli asset di E.On e Sorgenia.

Non meno brillante la controllata Enel Green Power +4,3%, che ha segnato nuovi massimi storici. La capogruppo ha confermato i target di quest’anno, tra cui l’obiettivo di 4 miliardi di euro di dismissioni per l’anno in corso stabilito con il piano industriale. Il colosso elettrico non è interessato agli asset di E.On e Sorgenia.

ENI, I SOCI ESTERI DICONO NO ALLA “CLAUSOLA ETICA”

Eni è salita dell’1,6%, dopo un voto “storico”. L’assemblea ha respinto la proposta avanzata dal Tesoro di inserire nello statuto le norme etiche volute dal governo Renzi che prevedevano l’obbligo di dimissioni per gli amministratori colpiti d inchieste giudiziarie. Gli investitori istituzionali internazionali hanno votato in massa contro la proposta , impedendo così che venisse raggiunta la soglia dei due terzi, necessaria per le modifiche statutarie. La modifica era stata aspramente criticata dall’ad uscente, Paolo Scaroni, che aveva sottolineato come una clausola del genere “non esiste in nessuna società del mondo”. 

RIPARTONO LE BANCHE DOPO I MESSAGGI DA FRANCOFORTE

La migliore blue chip della giornata è stata Banca Popolare dell’Emilia Romagna +6,4%. La banche, che ha annunciato un aumento per 750 milioni, ha presentato la trimestrale: utili raddoppiati a 31,2 milioni, rettifiche sui crediti e altre attivita’ in forte crescita a 214,7 milioni. Il margine di intermediazione è migliorato del 13,6% annuo a 565,1 milioni.

Exane BNP Paribas ha alzato il target price del 5% portandolo a 10,5 euro, confermato il giudizio Outperform. Gli analisti apprezzano i “solidi” risultati operativi dell’istituto evidenziati dalla trimestrale.

Buona la performance degli altri titoli, a partire dal Banco Popolare +4,83% nonostante Banca Akros abbia tagliato le stime sull’eps di quest’anno del 2015 e del 2016. I rialzi più forti sono di Ubi Banca +5,7% e Banca Popolare di Milano +5,7% . Seguono Intesa +4,6% e Unicredit +3,4%. Monte dei Paschi +2,2%.

Mediobanca sale del 2,4% dopo i risultati del trimestre: utile netto di 90 milioni contro una perdita di 86,6 milioni) nel corrispondente trimestre dello scorso esercizio. Nei primi nove mesi dell’esercizio l’utile è stato di 395 milioni, più che decuplicato grazie alle dismissioni: 800 milioni con utili di 220 milioni negli ultimi nove mesi. La banca ha completato il 50% delle dismissioni previste nell’arco del piano triennale.

FIAT NON SI RIPRENDE, TONFO DI PRYSMIAN

Dopo la caduta di mercoledì (-7,4%) si riprende Finmeccanica +1,7%. Ancora debole invece Fiat -0,5% dopo il -11% precedente, nonostante il divieto di vendita allo scoperto fissato dalla Consob. Il presidente di Fiat-Chrysler, John Elkann, e l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, hanno approfittato della recente debolezza per comprare rispettivamente 133.000 e 130.000 azioni Fiat. Lo dice una nota della società, precisando che hanno pagato rispettivamente 7,5565 e 7,573 euro per azione.

StM ha guadagnato il 2,8%, GTech+3,2%. Mediaset è salita del 3,5%. Pesante tonfo di Prysmian, caduta del 6,5%. La società ha rilasciato una trimestrale deludente e inoltre ha abbassato gli obiettivi di ebitda di quest’anno da 600-650 milioni a 530-580 milioni.
 

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