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Borse America Latina 2025: bene Brasile e Messico, in Argentina è finito l’effetto Milei

Dall’inizio dell’anno guadagni a doppia cifra per i principali listini dell’area, ad eccezione di Buenos Aires che paga il rally speculativo del 2024: l’economia non ingrana come sperato e pesano gli scandali in cui è coinvolto il presidente. A San Paolo ko Petrobras

Borse America Latina 2025: bene Brasile e Messico, in Argentina è finito l’effetto Milei

E’ un 2025 positivo per ora per le Borse dell’America Latina, con l’eccezione dell’Argentina che invece crolla dopo il rally del 2024, a causa di una crescita economica che non decolla come dovrebbe e della crescente sfiducia nei confronti del presidente Javier Milei. In termini nominali svettano Cile e Colombia ma il listino più solido è sempre quello brasiliano, nonostante il flop del colosso Petrobras, e quello più promettente sembra quello messicano, che a maggio ha toccato il record storico: evidentemente le politiche della presidente Claudia Sheinbaum continuano a convincere gli investitori, nonostante le difficoltà generate dai dazi statunitensi.

BRASILE

L’indice iBovespa di San Paolo ha guadagnato da inizio anno oltre 20.000 punti, cioè il 17,7%, attestandosi ai massimi di sempre sopra quota 140.000 punti. Deludente la performance di Petrobras, che registra un insolito -9% ma si conferma campione dei dividendi: sebbene il governo, che è l’azionista di maggioranza del colosso petrolifero, abbia imposto di tagliare un poco la cedola per dare spazio agli investimenti, Petrobras continua a generare flusso di cassa e gli analisti prevedono anche per quest’anno un dividend yield tra il 10% e il 12%. Negli anni passati l’azienda è stata addittura la prima al mondo per generosità con gli azionisti, una gallina dalle uova d’oro che la politica ha deciso di limitare e questo evidentemente ha allontanato qualche investitore.

Tra i titoli più interessanti dell’anno c’è invece un’altra ex azienda energetica statale, che però è stata privatizzata tre anni fa: Eletrobras ha guadagnato il 40% di cui il 24% nel mese di agosto, beneficiando della crescente domanda di energia e, secondo gli analisti, dell’imminente ciclo di riduzione dei tassi d’interesse. Bene anche la mineraria Vale, che incassa un +10% da inizio 2025 e che sta spingendo per far inserire il ferro, suo principale prodotto estratto, nel piano del governo per la tutela dei minerali strategici, che prevede appetitosi incentivi per gli operatori. Tra le banche spicca la fintech Nubank, che fino a maggio ha avuto tra gli azionisti anche la Berkshire Hathaway di Warren Buffet e che ha guadagnato il 79%. Molto bene anche Itaù col +48%, mentre Banco do Brasil ha ceduto il 7%.

ARGENTINA

Sembra invece davvero essere finita la luna di miele tra il presidente argentino Javier Milei e i mercati finanziari. L’indice Merval di Buenos Aires, che era stato di gran lunga il primo al mondo per percentuale di crescita nel 2024, con un guadagno del 114% in dollari e addirittura del 174% se calcolato in pesos, è invece diventato il fanalino di coda nel primo semestre di quest’anno. Mentre infatti il Dax di Francoforte svettava col suo +36%, la Borsa argentina perdeva il 20% in termini nominali e il 30% convertendo i valori in dollari. Considerando il periodo dal 2 gennaio ad oggi, il Merval ha ceduto in termini nominali quasi il 23%. Nel 2025 l’unico titolo in crescita è Transportadora de Gas del Sur (+4,3%), che era già stato uno dei migliori del 2024 (anno su anno guadagna il 46%). La giravolta è dovuta a diversi fattori: intanto, un ridimensionamento fisiologico dopo il rally dell’anno scorso, ma c’è stato anche dell’altro.

Le previsioni del Pil di quest’anno sono state considerevolmente tagliate dall’Fmi e i dati finora registrati sono stati inferiori alle aspettative, il che ha inevitabilmente freddato l’entusiasmo dei mercati, a dimostrazione che le politiche draconiane di riduzione dell’inflazione hanno sì portato risultati sul dato stesso, ma non gli effetti sperati sulla ripartenza dell’economia. E poi cresce la sfiducia in Milei: lo scorso febbraio, quando è esploso lo scandalo della criptovaluta $Libra, sponsorizzata personalmente dal presidente, la Borsa perse il 6% in una sola seduta. Poi ci sono stati alti e bassi ma ad agosto la tendenza è stata assolutamente ribassista, in seguito al nuovo scandalo che ha coinvolto l’entourage di Milei, in particolare la sorella Karina accusata di prendere tangenti sull’acquisto di farmaci per l’Agenzia nazionale per la Disabilità.

MESSICO, CILE E COLOMBIA

Decisamente meglio, a livello latinoamericano, è andata alle Borse di Cile e Colombia, che nel primo semestre di quest’anno sono state le migliori dell’area per ritmo di crescita, meglio anche del Brasile seppur con volumi ben minori: l’indice Ipsa cileno è cresciuto in dollari del 30,4%, l’MSCI Colcap colombiano del 31,6%. Molto bene anche la Borsa messicana, che nel 2025 sta guadagnando il 19% e lo scorso maggio ha toccato il record storico sfiorando i 60.000 punti. Le politiche di Claudia Sheinbaum stanno dunque convincendo gli investitori: nonostante i dazi imposti dagli Stati Uniti, il Messico sembra avere un governo in grado di mettere in campo le giuste contromosse e di confermare il solido ritmo di crescita di un’economia che è sì legata a doppio filo a Washington, ma che inizia ad aprirsi alla Cina e ad un modello di sviluppo interno, ad incominciare dal turismo. Prova ne è che uno dei titoli migliori dell’anno è Grupo Aeroportuario del Pacifico, con un guadagno del 19%, davanti al gruppo specializzato in costruzione di infrastrutture (strade e aeroporti soprattutto) Pinfra e alla banca Banorte.

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