L’ambiguità degli Stati Uniti sull’eventuale entrata in guerra al fianco di Israele tiene ancora sui carboni ardenti le borse europee, che chiudono oggi in perdita una seduta priva di indicazioni da Wall Street (ferma per festività).
Piazza Affari cede l’1,21% e scende sotto la soglia psicologica dei 39mila punti base (a 38.942). Gli acquisti su qualche sparuto titolo energetico (Italgas +0,65%, Eni +0,58%) non compensano infatti le perdite della maggior parte delle blue chip, mentre soffre la carta italiana che vede una risalita dello spread oltre 100 punti base. Rincarano intanto i prezzi di petrolio e del gas, mentre Teheran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz, via di comunicazione per gran parte delle forniture.
Il quadro è simile sulle altre piazze: Francoforte -1,22%, Parigi -1,34%, Madrid -1,37%, Amsterdam -0,85%, Londra -0,58%, Zurigo -0,83%.
Valutario poco mosso, le banche centrali rispettano le attese
In questi giorni gli investitori stanno valutando anche le decisioni di molte banche centrali e il mercato valutario appare poco mosso, perché in sostanza gli istituti hanno rispettato le attese del mercato.
Il dollaro è cautamente intonato dopo che ieri la Fed ha lasciato i tassi fermi (come appariva scontato), anche se i banchieri hanno nuovamente previsto due sforbiciate quest’anno per un totale di -0,5% e questo risultava meno ovvio. Il Presidente della banca centrale ha comunque raffreddato eventuali entusiasmi mettendo in guardia dai concreti rischi al rialzo per l’inflazione e resistendo alle pressioni della Casa Bianca e agli attacchi del suo principale inquilino, Donald Trump.
L’euro arretra debolmente per un cambio con il biglietto verde che al momento si muove poco sotto 1,15.
Per quanto riguarda la moneta unica il mercato guarda anche alle trattative Usa-Ue sui dazi. Il FT scrive che la zona euro si sta orientando verso un accordo con gli Stati Uniti in “stile britannico” e Reuters osserva che “i funzionari europei sono sempre più rassegnati a considerare un’aliquota del 10% sui dazi ‘reciproci’ come base di qualsiasi accordo commerciale’ con Washington. Per il Fondo Monetario Internazionale inoltre le tensioni commerciali hanno offuscato le prospettive per la domanda interna e le esportazioni della regione, bilanciando la spinta prevista dall’aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture.
Tornando al mercato valutario: la sterlina è ben intonata dopo che la BoE ha lasciato i tassi invariati al 4,25%, ma con il board spaccato, visto che la decisione è stata votata sei a tre, a fronte di una pronuncia prevista di sette a due. Il franco svizzero è poco mosso, poiché ha già scontato anticipatamente la scelta della banca centrale elvetica di tagliare i tassi ancora dello 0,25%, portandoli sostanzialmente a zero.
Si rafforza leggermente la lira turca, dopo che la banca centrale del paese che ha scelto di lasciare invariato il tasso di interesse principale al 46%, consolidando la precedente decisione di aumentare i tassi dopo che le tensioni politiche avevano minacciato di complicare gli sforzi per tenere sotto controllo la dilagante inflazione dei prezzi.
È stabile il rublo, nonostante il ministro dell’Economia russo Maxim Reshetnikov abbia rivelato che Mosca è “sull’orlo di una recessione”, segnando un’ammissione senza precedenti a tre anni dall’invasione dell’Ucraina. Reshetnikov ha inoltre esortato la banca centrale a sostenere l’economia in termini di politica monetaria poiché l’attuale tasso di interesse al 20% sta frenando l’economia.
Petrolio e gas in rally
In un contesto di avversione al rischio i denari si spostano sul petrolio, che intravede possibili, ulteriori, guadagni con la guerra all’Iran e i possibili allentamenti della stretta monetaria da parte della Fed. Il Brent (agosto 2025) si muove intorno ai massimi da 5 mesi, a 78,50 dollari al barile, livello già toccato il 13 giugno, quando sono iniziati gli attacchi di Israele. Il greggio texano (scadenza agosto) sale in misura superiore al 2% e vede un prezzo di 75,22 dollari. Circa 18-21 milioni di bpd di greggio e prodotti petroliferi passano per lo Stretto di Hormuz, lungo la costa meridionale dell’Iran, e si teme che le ostilità possano interrompere i flussi commerciali.
L’oro resta alla finestra, dopo aver macinato guadagni notevoli in quest’epoca in cui i “rari” cigni neri oscurano i cieli finanziari sempre più spesso.
Spinge sull’acceleratore il future di gas naturale ad Amsterdam, con i prezzi oltre i 41 euro al Mwh.
Piazza Affari, tonfo di Telecom e lusso; banche deboli
In Piazza Affari tra le blue chip peggiori del giorno c’è Telecom, che vede una perdita del 3,49% anche per prese di profitto dopo alcuni giorni di progressi.
Moncler, -3,53%, sbanda sotto i colpi di Morgan Stanley e Barclays che hanno abbassato il prezzo obiettivo sul titolo. In generale soffre il lusso (Cucinelli -2,19%, Ferragamo -3,03%), in un comparto legato ai flussi turistici che risentono dei venti di guerra.
I missili che attraversano i cieli mediorientali non sorreggono Leonardo -2,08&, mentre risulta debole anche il settore bancario. Le azioni peggiori del settore sono Banco Bpm -3,02% e Montepaschi -2,63%. Unicredit cede l’1,43%. Intanto la Commissione europea approva l’offerta di Piazza Gae Aulenti su Piazza Meda, subordinando però il via libera alla cessione di 209 filiali per evitare concentrazioni eccessive nel mercato italiano. La stessa Commissione respinge la richiesta dell’autorità garante della concorrenza italiana di rinviare la concentrazione alla sua valutazione.
Le big cap in rialzo sono solo quattro: Eni, Italgas +0,65%, Terna +0,61%, Snam +0,23%.
Sono poco mosse Tenaris -0,38% e Saipem, -0,46%, che ha siglato un contratto di Front End Engineering Design (Feed) con Sonatrach per un progetto di fertilizzanti in Algeria.
Prysmian cede l’1,14%, mentre il numero uno dell’azienda, Massimo Battaini, annuncia un investimento di 500 milioni di dollari per potenziare la capacità nella media tensione negli Stati Uniti.
Fuori dal paniere principale si mette in luce Class Editori, +10,62%, con la notizia che Francesco Gaetano Caltagirone ha raddoppiato la sua partecipazione nella società, portandola al 5,163% del capitale – tramite VM2006 Srl – rispetto al 2,5% registrato pochi giorni fa in vista dell’assemblea degli azionisti. Contestualmente, Rome Communication, controllata da Race Advisory, ha aumentato leggermente la propria quota, raggiungendo il 5,997% dal 5,7% precedente. La maggioranza resta saldamente nelle mani di Paolo Panerai.
Spread e tassi in rialzo
Le deboli prospettive economiche e le forti spese pubbliche previste in armi non aiutano i titoli di Stato della zona euro, che vedono oggi risalire i tassi. Il Btp decennale cresce al 3,55%, contro il 2,52% del Bund di pari durata, per uno spread che balza nuovamente oltre la soglia psicologica di 100, a 102 punti base (+4,7%).