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Borsa, torna la paura ma Piazza Affari attenua i danni sul finale. Pesanti le banche, risale il petrolio

In Borsa prevale il timore per la guerra e per lo stallo del negoziato Russia-Ucraina. Non bastano le rassicurazioni di Powell a ridare fiducia. Balzo di Diasorin a Piazza Affari

Borsa, torna la paura ma Piazza Affari attenua i danni sul finale. Pesanti le banche, risale il petrolio

Smaltita l’euforia per un possibile piano che metta rapidamente fine alla guerra in Ucraina, i listini europei archiviano oggi una seduta nervosa e contrastata. L’avvio volatile di Wall Street, ora in rialzo, ha consentito alle borse del Vecchio Continente di migliorare nell’ultima ora di scambi, ma senza troppa convinzione.

Le Borse europee

Piazza Affari resta negativa e perde lo 0,66%, scendendo a 24.123 punti base, soprattutto a causa delle vendite sui titoli bancari, nonostante il capo della Vigilanza Bce, Andrea Enria, abbia garantito che non sono alla studio nuovi interventi generalizzati di stop ai dividendi, come avvenuto in occasione della pandemia di Covid-19.

Le perdite sono più contenute a Francoforte -0,43%. Sono positive Madrid +0,33%, Parigi +0,36%, Amsterdam +0,56%. Su tutte svetta Londra +1,3%, nel giorno in cui la BoE ha alzato i tassi, come atteso, dello 0,5%, portandoli allo 0,75%.

Il Toro scalpita, ma a frenarlo è il fatto che russi e ucraini pensano che un accordo per un cessate il fuoco sia ancora lontano, mentre i costi economici di questa guerra continuano a salire. Meno crescita e più inflazione è lo spettro che incombe sul futuro, avverte l’Ocse e l’Eurozona è l’area maggiormente esposta ai danni.

Salgono i prezzi di gas e petrolio

Risalgono contestualmente di gran carriera i prezzi dell’energia: il petrolio tipo Brent mette a segno un rimbalzo dell’8% e torna a 105,9 dollari al barile. Il greggio texano si apprezza del 7,39%  oltre i 102 dollari al barile. A fine mattinata il gas era in crescita di circa il 7% a un prezzo di 110 euro al Megawattora.

Tornano gli acquisti anche sull’oro. Lo spot gold tratta in rialzo dell’1% circa a 1947,60 dollari l’oncia.

Sul mercato dei cambi il dollaro è in flessione e l’euro si apprezza dello 0,5% contro il biglietto verde per un cross intorno a 1,108.

Inflazione e rallentamento crescita frenano il Toro

Ieri il presidente della Fed, Jerome Powell, ha definito l’economia americana “molto forte” e quindi in grado di superare la stretta di politica monetaria, il rialzo di 25 punti base deciso nella riunione appena conclusa. Si tratta del primo ritocco dal 2018, ma non certo l’ultimo visto che un intervento è stimato anche in ognuna delle prossime riunioni.

Se l’economia Usa resta effervescente (come conferma anche il calo settimanale delle richieste di disoccupazione visto oggi), la guerra sta pesando sulla crescita mondiale e in particolare sull’area della moneta unica.

Secondo la capo-economista dell’Ocse Laurence Boone il costo è di un punto e mezzo percentuale di pil, contro un punto a livello globale e ancora meno per gli Stati Uniti.

Secondo la presidente della Bce Christine Lagarde, il conflitto “porta l’economia europea in un territorio sconosciuto” e “rivela la nostra vulnerabilità collettiva che deriva dalla dipendenza economica da attori ostili”. È ”sempre più probabile” che l’inflazione di medio termine si stabilizzi sull’obiettivo del 2%, ma la guerra “pone rischi significativi per la crescita” dell’Eurozona, e potrebbe “mettere in moto nuovi trend inflazionistici”.  

Per questo la Bce è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario e se fosse necessario di fronte ai rischi posti dal nuovo scenario geopolitico, resta pronta a mettere in atto nuovi strumenti.

Intanto l’istituto IfW Kiel ha dimezzato le stime di crescita della Germania per l’anno in corso a +2,1%: le conseguenze del conflitto dovrebbero pesare sul pil per “circa 90 miliardi di euro quest’anno e il prossimo” e “ritardare al secondo semestre il ritorno della maggiore economia europea ai livelli pre-Covid”. Insomma la “stagflazione” è in agguato.

Balzo di Diasorin a Piazza Affari

Partendo dalle buone notizie, Diasorin è oggi regina del Ftse Mib con un rialzo del 7,75%. Il gruppo, grazie anche all’acquisizione di Luminex, ha chiuso lo scorso esercizio con una crescita dell’utile netto del 25,1% a 310,7 milioni, a fronte di ricavi aumentati del 40,4% a quota 1,23 miliardi. Le stime 2022 sono in linea con quelle dello scorso anno. Alla luce dei risultati e delle guidance sono scattate le promozioni a Buy sul titolo di Equita e Banca Akros.

La seduta è ampiamente positiva anche per i titoli oil: Tenaris +3,67%; Saipem +4,1%; Eni +2,66%. In casa Agnelli ride Iveco +3,44%, ma piange Stellantis -2,28%.  

Rialza la testa Leonardo, +1,52%, dopo il tonfo di ieri a seguito dell’incidente di un suo aereo nel lecchese. A dare sprint al titolo contribuisce il fatto che i cinesi hanno ordinato al gruppo sei elicotteri bimotore AW189 da impiegare sulla costa per compiti di ricerca e soccorso in mare. Le consegne, rende noto Leonardo, saranno completate entro il 2023.

Banche in fondo al Ftse Mib

La parte più bassa del listino è occupata da titoli bancari: Unicredit -4,48%; Banco Bpm -4,9%; Intesa -3,54%; Bper -2,97%.

Il capo della vigilanza Bce, Enria, ha sottolineato che come sempre le valutazioni sulla remunerazione dei soci saranno condotte caso per caso anche in base a specifiche valutazioni sull’esposizione a Russia e Ucraina. La settimana scorsa Unicredit, che è la banca italiana più esposta a Mosca, ha reso noto che anche nello scenario peggiore il coefficiente patrimoniale Cet1 resterà sopra la soglia del 13% e le consentirà di mantenere l’impegno del dividendo in contanti (0,538 euro per azione) e di proseguire nel programma di acquisto di azioni proprie fino a 2,58 miliardi.

Vendite sul risparmio gestito, con Fineco -4,21%, Poste -2,08%, Azimut -1,48%. Utility in ordine sparso: Enel -1,79%.

Fuori dal paniere principale la Juventus (-7,84%), paga lo scotto dell’eliminazione dalla Champions League dopo la sconfitta 3 a 0 contro il Villareal. L’uscita agli ottavi di finale della principale competizione europea, notano fonti di mercato, preclude al club di ottenere i ricavi legati alla qualificazione ai turni successivi.

La chiusura è in rosso anche sul secondario: lo spread tra decennale italiano e tedesco sale a 151 punti base (+1,01), con il rendimento del Btp in leggera crescita a +1,9% e quello del Bund in leggero calo a +0,39%.

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