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Borsa: Piazza Affari paga l’effetto cedole (-1%), ma limita i danni

Il rialzo di Wall Street, che aspetta i conti del Big Tech, contagia le Borse europee, che recuperano un po’ nel finale ma chiudono in negativo – Milano sconta l’effetto cedole sulle otto big del Ftse Mib

Borsa: Piazza Affari paga l’effetto cedole (-1%), ma limita i danni

Il Fondo monetario vede la crescita mondiale rallentare, anche a causa del terremoto economico rappresentato dalla guerra in Ucraina, ma Wall Street viaggia sostenuta nella mattina americana e i listini europei si mettono in scia, recuperando parte delle perdite di giornata. 

La chiusura in Europa resta in ogni caso debole: Milano è la peggiore, -0,96% (24.624 punti base) a causa dello stacco cedole da parte di otto big che pesa sull’indice principale per circa un punto percentuale. Arretra Parigi, -0,83%, in vista del ballottaggio elettorale di domenica tra Macron e Le Pen. Sono piatte Francoforte -0,07% e Madrid -0,4%, scendono Amsterdam -0,43% e Londra -0,16%.

Proseguono inoltre le vendite diffuse sull’obbligazionario, con il falco James Bullard che tiene alta l’attenzione sulla Fed, ribadendo che i tassi Usa potrebbero aumentare del 3,5% entro fine anno (e persino un ritmo di 75 punti base per volta non è da escludere). Il Treasury decennale mostra così un rendimento superiore al 2,91% ai massimi dal 2018. 

Continua a volare alto il dollaro. L’indice del biglietto verde è salito sopra 101 per la prima volta da marzo 2020 e ha toccato il massimo degli ultimi 20 anni contro lo yen, testando un picco di due anni sull’euro. La moneta unica è, in questo momento, in lievissimo recupero, ma tratta in ogni caso sotto 1,08.

Il super dollaro pesa sul petrolio, che arretra dopo i recenti guadagni, con la Libia che ha interrotto alcune esportazioni e le fabbriche di Shanghai che si preparano a riaprire dopo il covid Il Brent cede il 4,3% e tratta a 108,29 dollari al barile; Wti -4,12% 103,75 dollari. Si deprezza un po’ il gas al Ttf di Amsterdam. Il contratto in mattinata cedeva il 3,5% a 92,20 euro per megawattora.

In retromarcia l’oro, -1,31%, 1952,69 dollari a barile. 

Doccia fredda del FMI su Eurozona e Italia

Il Fondo Monetario Internazionale taglia le previsioni di crescita del pil mondiale nel 2022, dal 4,4% al 3,6% e in particolare quelle della zona euro, da +3,9% a +2,8%. A pesare sono soprattutto i lockdown in Cina a causa del Covid e la guerra nell’Est Europa, i cui “effetti economici si stanno diffondendo come onde sismiche”, poiché la Russia “è uno dei maggiori fornitori di petrolio, gas e metalli e, insieme all’Ucraina, di grano e mais: l’attuale calo dell’offerta di queste commodities ha già provocato forti rialzi dei prezzi”.

Nell’aggiornamento del Global Financial Stability Report, l’Fmi osserva che questa crisi ha messo in pericolo l’ordinamento delle regole che hanno governatore le relazioni economiche internazionali dalla Seconda Guerra Mondiale e complica il lavoro delle banche centrali, “che dovevano già confrontarsi con un’alta e persistente inflazione e ora devono far calare l’inflazione, facendo attenzione a non danneggiare la crescita economica”. 

A soffrire di più saranno i paesi protagonisti del conflitto: la Russia, -8,5% e l’Ucraina -35%. Il conto risulta salato anche per l’Eurozona e in particolare per Germania e Italia che sono i paesi maggiormente dipendenti dal gas russo.

In particolare l’economia nello Stivale dovrebbe salire del 2,3% quest’anno, cioè 1,5% in meno rispetto alle previsioni di gennaio. Per il 2023 la crescita è attesa all’1,7%, 0,5 punti percentuali in meno (+0,1 su ottobre). E il rallentamento della crescita potrebbe continuare con il pil che salirà dello 0,5% nel 2027. Meno pesante il bilancio per gli Usa, dal 4% al 3,7% e per la Cina dal 4,8% al 4,4%. 

Salgono i tassi in Germania, scende lo spread

Le tensioni sull’obbligazionario si fanno sentire sulla carta tedesca, con il tasso del decennale che sale a +0,91%. Questo favorisce la discesa dello spread anche con il Btp 10 anni (+2,55% il rendimento alla chiusura di oggi). Il differenziale si ferma a 163 punti base, in ribasso dell’1,04%.

Piazza Affari in rosso con cedole, ma brilla Autogrill

Il listino principale di Piazza Affari è zavorrato dalle otto blue chip allo stacco dividendo che pesa per l’1,05% sull’andamento della Borsa: Banca Mediolanum -5,63%, Stellantis -5,16% (che ha anche sospeso le sue attività in Russia), Banco Bpm -4,84%, Unicredit -3,3%, Prysmian -2,22%, Campari -0,95% e Ferrari -0,58%. In controtendenza Cnh, +0,14%.

Tra i titoli deboli del listino anche Generali, -2,67%, invischiata in una battaglia per la governance a colpi di ricorsi alla Consob e in Tribunale. In particolare oggi il Leone ha depositato un “esposto urgente presso la Consob” riguardante dichiarazioni infondate e diffamatorie riportate in un’intervista al dott. Luciano Cirinà “pubblicata sul quotidiano La Stampa e su altri quotidiani” il 13 aprile 2022, che seguono quelle “altrettanto gravi rilasciate dall’ing. Francesco Gaetano Caltagirone” al Sole 24 Ore il 25 marzo scorso. Il cda ha deciso inoltre di procedere anche “avanti alle autorità giudiziarie penali e civili perché siano sanzionati i comportamenti da chiunque illecitamente tenuti”.

Tra i titoli in spolvero ci sono invece Saipem +3,81%, Iveco +2,92%, Pirelli +1,37%, Stm +1,2% e Terna +1,18%.

È fuori dal paniere principale che si registra però la performance più brillante: Autogrill segna un rialzo del 12,3% a seguito di voci su nozze in vista con il gruppo svizzero Dufry. Le indiscrezioni, riportate da Bloomberg, parlano di una possibile integrazione tra le due società, con Dufry che acquisterebbe Autogrill pagando in azioni. Secondo le prime stime, il valore di mercato post-fusione sarebbe di 6,6 miliardi di dollari circa. Autogrill è controllata da Schematrentaquattro (partecipata al 100% da Edizione) con il 50,1% del capitale. La famiglia Benetton, se l’operazione dovesse andare in porto, si ritroverebbe ad avere il 20% del nuovo gruppo e sarebbe così il primo azionista.

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