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Borsa, Mps crolla sul contratto M5S-Lega: “Ridefinire gli obiettivi”

Il documento contiene un riferimento diretto a Mps e sostiene di voler ridefinire “la mission e gli obiettivi dell’istituto”, che vuol dire non privatizzare più e non chiudere le filiali in eccesso – In Borsa si scatenano le vendite che bloccano il rally della banca toscana realizzato grazie al ritorno in utile e all’ottima trimestrale

La corsa borsistica realizzata dal Monte dei Paschi nelle ultime sedute grazie al ritorno all’utile evidenziato dai conti del primo trimestre 2018 si arresta nel peggiore dei modi. Il titolo sprofonda a Piazza Affari, con un ribasso teorico del 10% (le azioni sono bloccate in asta di volatilità) che lo porta sotto quota 3 euro.  Nonostante ciò, la performance dell’ultimo mese segna ancora +8%.

Alla base del tonfo di Mps non ci sono motivi economico-finanziari – anche se inevitabili prese di beneficio dopo il rally sono da considerare – ma politici. Nell’ultima bozza del contratto di Governo tra Movimento 5 Stelle e Lega figura infatti un diretto riferimento alla banca senese che non è per nulla piaciuto al mercato: «Con riferimento alla banca Monte dei Paschi – si legge nel paragrafo Tutela del risparmio  – lo Stato azionista deve provvedere alla ridefinizione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio». Parole che, inevitabilmente, provocano incertezza, scatenando i timori degli investitori che nell’ultimo periodo sembravano finalmente aver ritrovato fiducia nella banca. A decodificarle ci ha pensato l’economista della lega, Claudio Borghi, che ha speigato che Mps non deve essere venduta ai privati e che le filiali in eccesso non devono essere chiuse perchè la banca va mantenuta pubblica “come patrimonio del Paese”. Durissima la replica del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, l’artefice del salvataggio del Monte dei Paschi: “Così si distrugge la fiducia”, tirandosi dietro i risparmi degli italiani”.

Ricordiamo che l’azionista di controllo del Monte dei Paschi altro non è che il ministero delle Finanze che, ad oggi, possiede una quota pari 68% del capitale. La paura è dunque chiara: la Borsa si chiede se il nuovo Esecutivo cambierà davvero rotta rispetto al supporto garantito fino ad oggi dal Mef al piano di risanamento portato avanti da Morelli &Co., grazie al quale la banca non esclude di poter tornare in utile già nel 2018, con un anno di anticipo rispetto a quanto previsto nel Piano. I dubbi riguardano anche la possibilità di introdurre dei cambiamenti al vertice dell’istituto toscano e di fare dietrofront sulla presenza dello Stato nel capitale di Rocca Salimbeni.

“Io non mi permetterei mai di parlare di una cosa che non conosco quindi su questo vale quello che ho sempre detto: che gli azionisti, e soprattutto quello più importante, sono liberi di fare tutte le riflessioni che ritengono opportuno fare sulla governance dell’azienda. Noi andiamo avanti, come sapete abbiamo un piano“. Questo il commento dell’amministratore delegato Marco Morelli. “L’obiettivo minimo del management e della banca è quello di ottenere più velocemente possibile dei buoni risultati”, ha concluso il manager rispondendo alle domande dei giornalisti a margine dell’evento Officina Mps dedicato alle startup.

Il crollo di Mps è però accompagnato da una brusco calo delle altre banche: l’indice Ftse Italia perde quasi il 2%, mentre le big del settore vengono colpite dalle vendite sul FtseMib per i timori relativi alla politica finanziaria che potrà seguire il nuovo governo. Pesante Ubi (-4,2%). Giù anche Unicredit (-2%) e Intesa Sanpaolo (-1,6%).

(Ultimo aggiornamento ore 16.20 del 17 maggio).

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