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Borsa in rosso: rally Mps, tonfo Telecom

In Europa domina il segno rosso – Anche Piazza Affari inverte la rotta dopo una giornata schizofrenica – Protagoniste le banche del risiko: Mps passa da meno a più 12%, scambiato il 5% del capitale – In vista Ubi, Bper, Bpm e Banco Popolare – Pesa l’accordo sul greggio tra Russia e Arabia Saudita – Wall Street street ignora i timori e avanza positiva.

Borsa in rosso: rally Mps, tonfo Telecom

Giornata volatile sulle Borse che chiudono contrastate e condizionate dalla delusione dell’accordo sul petrolio e da alcuni dati macro negativi. Piazza Affari scivola dello 0,49%, Londra strappa un +0,65%, Parigi cede lo 0,11% e Francoforte -0,78%, peggiore listino tra le principali piazza europee. A Berlino ha deluso la fiducia degli imprenditori che ha registrato un drastico calo a febbraio. L’indice tedesco Zew, che monitora il morale degli investitori tedeschi sulle attese economiche, è scesa a 1 da 10,2 punti di gennaio. Il mercato che si aspettava una flessione attorno ai 3 punti. Pesano sulla fiducia la debolezza dell’economia globale e il declino del prezzo del petrolio.

Lo spread Btp-bund risale a 137 punti base e rendimento all’1,64%. La Spagna ha collocato titoli di Stato a 6 e 12 mesi con tassi in leggera risalita.

Il greggio Wti ha ceduto oggi lo 0,82% a 29,20 dollari al barile. Gli acquisti della giornata hanno lasciato spazio di nuovo alle vendite per la convinzione che l’accordo di Russia e Opec sulla produzione di petrolio, arrivato questa mattina, non possa davvero stabilizzare i prezzi.La Russia, che non fa parte del cartello dei paesi produttori di petrolio, ha raggiunto un accordo con Arabia Saudita, Qatar e Venezuela per congelare la produzione di greggio ai livelli di gennaio. Ma l’intesa, per diventare operativa, dovrà essere accettata anche dagli altri grandi produttori. Domani il ministro petrolifero venezuelano andrà a Teheran per incontrare i relativi ministri dell’Iran e dell’Iraq. Ma già oggi l’Iran ha fatto sapere che il Paese non abbandonerà la sua quota.

Wall Street, che riapre dopo le festività di ieri, è partita in rialzo e alla chiusura dell’Europa il Dow Jones saliva dell’1,05% e l’S&P500 dell’1,3%, nonostante l’indice Empire State di febbraio, in crescita a -16,64 punti, abbia deluso le attese. I mercati sperano che i deboli dati macro convincano definitivamente la Fed ad abbandonare la strada dei rialzi dei tassi di interesse avviata a dicembre.

A Piazza Affari le vendite colpiscono Telecom Italia -6,45% dopo la diffusione dei conti 2015 e del piano industriale 2016-18 a Londra. Pesa il calo dei ricavi (anche se tornano a crescere i servizi mobili) e dell’Ebitda ma si trattava di dati attesi dal mercato. Gli operatori sono poi preoccupati per il piano di investimenti per il prossimo triennio, piu’ oneroso rispetto a quanto dichiarato in precedenza. Ad influire sul titolo sono state anche le dichiarazioni in arrivo dalla Francia con Orange che ha escluso un suo interessamento alla compagnia italiana.

Vendite anche su Tenaris -3,09%, Unipol -2,9%, Azimut -2,85% e Campari -2,44%, tra i peggiori titoli del Ftse Mib.

Gli acquisti premiano invece le banche sulla scia delle parole di ieri di Draghi: Mps +12,06%, Ubi +5,05%, Bper +4,86%, Bpm +4,38%, Banco Popolare +3,44%. Unicredit chiude a +0,48% dopo essere stata sospesa al ribasso.

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