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Borsa in ribasso, vendite per Telecom e Popolari

Piazza Affari perde più degli altri listini europei e lascia sul campo lo 0,78% – Ne fanno le spese soprattutto Ubi, Telecom italia, Bpm e Finecobank – Arretra anche Mediaset – In controtendenza Saipem, Tenaris e Ferrari.

Banche in rosso e prese di profitto su Telecom e in piccola parte su Mediaset mettono Milano ko, che chiude maglia nera in Europa a -0,78%. La giornata si caratterizza per il ridotto numero di scambi su quasi tutte le piazze, in linea col periodo, compreso fra Natale e Capodanno. Deboli anche gli altri listini del continente: Madrid -0,43%; Parigi -0,08%; Francoforte -0,01%. Svetta Londra, +0,51% con i titoli delle società minerarie in spolvero, grazie alla corsa dei prezzi delle commodity.

Poco mossa Wall Street che apre positiva, ma poi scivola in rosso. A quanto pare il mercato immobiliare negli Usa non è così in salute come si credeva: nel mese di novembre le compravendite scendono del 2,5%, contro un incremento previsto dello 0,5%. L’euro torna sotto quota 1,04 rispetto al dollaro, a 1,039 (-0,61%), mentre il brent si apprezza dello 0,37% e sale a 57,04%. In Piazza Affari i titoli petroliferi sono anche oggi fra i pochi in denaro: Saipem +1,63%; Tenaris +0,23%.

Affonda invece tutto il comparto bancario, mentre la Germania bacchetta l’Italia: “La Bce e la Commissione europea devono controllare e assicurarsi che le autorità italiane si attengano alle regole europee – dice a Reuters il portavoce del ministero delle finanze tedesco a proposito di Mps – queste regole non devono essere raggirate”. In sostanza una ricapitalizzazione statale a livello precauzionale delle banche può essere una soluzione solo in casi eccezionali e a precise condizioni, mentre azionisti e creditori devono essere fra i primi a farsi carico delle perdite. Deutsche Bank, dal canto suo, calcola che i soldi necessari al sistema bancario italiano possano superare i 30 miliardi, anche escludendo gruppi relativamente sani come Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Il clima sembra decisamente invernale e il settore si raggela. Mps resta sospesa, in attesa di sviluppi. Le vendite colpiscono soprattutto le popolari, Bpm -2,68% e Bp -2,7%, Ubi -3,10%, ma anche Finecobank -2,09%; Intesa -0,82%, Unicredit -1,56% e Mediobanca -1,26%. Sotto tiro gli assicurativi, Unipol -1,98% e Generali -1,32%. Fuori dalle blu chip scivolone di Carige: -4,96%. Giornata di vendite su Telecom, -2,64%; mentre Mediaset oggi arretra -0,34%. In leggero rialzo A2a +0,49%; Buzzi +0,4; Cnh +0,36%; Ferragamo +0,36%.

Parmalat ancora esuberante +2,47%, dopo la decisione di Lctalis di lanciare un ‘opa totalitaria sul flottante, anche se arriva lo stop di Amber. “Noi non consegneremo le azioni all’opa – dice Arturo Albano, rappresentante del Fondo in Italia – perché il prezzo è troppo basso e Parmalat vale molto di più”. Nell’ultima assemblea il fondo Amber Capital risultava titolare di una quota poco sotto il 3%. 

Lo spread del decennale italiano contro il bund tedesco segna  -1,4%, 162,10 punti base, rendimento 1,83%. Mentre Standard and Poor’s afferma che non cambierà il rating sovrano dell’Italia per i 20 miliardi destinati al settore bancario. Se questi fossero utilizzati per intero infatti, l’impatto sul rapporto debito/pil del paese sarebbe pari a 1,2 punti percentuali, al 131,6% a fine 2017, contro l’attuale stima di 130,4%. Allo stesso tempo i fondi presi a prestito per finanziare il programma congelerebbero alcune passività potenziali dello Stato nei confronti degli istituti coinvolti. S&P ha attualmente un rating BBB- sull’Italia, il livello più basso della categoria ‘investment grade’. L’outlook è stabile.

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