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Borsa, fine settimana di alta volatilità e realizzi

Tutte in rosso le Borse europee e americane, tranne Londra e Atene – Piazza Affari chiude in ribasso dello 0,52% – Prese di beneficio soprattutto su Mediaset, Finecobank, Moncler e Snam – In controtendenza Ubi, Stm, Unipol e Atlantia – Piccolo rimbalzo per Mps.

Borse nervose in chiusura di settimana, con i listini europei quasi tutti negativi, a eccezione di Londra e Atene. Anche Wall Street, dopo un breve momento di ottimismo in avvio, volge a sua volta in rosso. Molti i motivi di tensione a partire dal crollo della sterlina sui mercati asiatici, quando in occidente si dormiva; l’incertezza sul futuro del petrolio per quanto potrà uscire sull’incontro informale di Istanbul della prossima settimana, mentre il ministro dell’energia russo, Alexander Novak, dice di non essere interessato a raggiungere un accordo sul congelamento dei livelli produttivi; e i dati deludenti sull’occupazione negli Stati Uniti. La locomotiva economica mondiale infatti il mese scorso ha creato 156mila posti di lavoro, meno delle stime, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 5%, contro il 4,9% previsto.

In Piazza Affari il Ftse Mib chiude a -0.52%, svetta però positivamente, per una volta, Mps, con incrementi superiori al 3% fino a metà giornata e poi dell’1,25% finale. Quello della banca senese sembra soprattutto un rimbalzo dopo i perduranti cali dei giorni scorsi e si va consolidando l’idea che gli investitori cercheranno di andare sui bond subordinati piuttosto che sull’azionario, sperando in una conversione conveniente nell’ambito dell’operazione di rafforzamento patrimoniale.

A scaldare gli animi dei mercati oggi non sono bastate nemmeno le parole di Mario Draghi, che hanno allontanato ulteriormente i timori di un ‘tapering’ da parte della Bce: “Abbiamo confermato la nostra ‘forward guidance’ sull’acquisto di titoli e sui tassi d’interesse – afferma Draghi, in un intervento al Comitato Imfc del Fondo monetario internazionale – dicendo che la Bce intende continuare gli acquisti di titoli fino a tutto marzo 2017 e oltre, se necessario, e in ogni caso fino a che il Consiglio direttivo non vede un aggiustamento sostenibile nel trend dell’inflazione verso livelli vicini ma inferiori al 2% nel medio termine”. La ripresa dell’Eurozona appare più lenta del previsto, ma l’attuale orientamento della Banca centrale “offre una finestra di opportunità unica – ammonisce Draghi – per accelerare il passo di attuazione delle riforme strutturali in diverse aree”. Resta il peso dei prestiti problematici nel settore bancario e questo riduce la capacità delle banche di fare nuovo credito. Per uscire da queste secche ci vuole un’azione congiunta di tutti gli attori in scena: “governi, banche, legislatore e investitori a livello nazionale ed europeo così da poter realizzare chiari progressi in questo settore”.

Intanto da Bruxelles arrivano buone notizie per la Good bank, poiché la Commissione ha autorizzato l’estensione del processo di vendita delle quattro banche ponte.

Dopo diversi giorni di trend positivo però oggi Milano segna un arretramento. Fra i titoli peggiori troviamo Mediaset (-2,24%) e Ferragamo (-1,92%). Perde ancora Luxottica e c’è cauta attesa sui dati trimestrali a causa di una debolezza del mercato Usa dove il gruppo realizza il 60% delle vendite. Luci e ombre sui bancari: Unicredit -0,84, Intesa San Paolo -0,3, Finecobank -2,23, Banca Mediolanum -1,05, Bper -1,41; positive la Popolare di Milano +0,08, Banco popolare +0,27, Ubi Banca +1,85, la migliore con Mps. 

Sul fronte europeo Londra è in rialzo dello 0,63% grazie agli acquisti sui titoli minerari e sulle società esportatrici dopo lo scivolone della sterlina. Un evento che il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble non sottovaluta: “La volatilità valutaria – dice – è sempre fonte di preoccupazione”.

Dal fronte tedesco invece buone notizie sui dati macro: il governo ha alzato le stime di crescita del Pil 2016 all’1,8%, dal precedente +1,7%. La borsa di Francoforte ha comunque perso lo 0,52%, pur con Duetsche Bank positiva, anche perché, secondo il Financial Times, starebbe valutando di quotare in Borsa la divisione Asset Management. Inoltre gli investitori del Qatar, che detengono la partecipazione più grande nel colosso tedesco, non sarebbero intenzionati a vendere, ma anzi potrebbero valutare l’acquisto di altre azioni se la banca decidesse di raccogliere nuovo capitale.

Capitolo petrolio: il futures sul Brent è in calo oggi, dopo essere arrivato per breve tempo vicino ai massimi del 2016. Un rally realizzato nonostante il rafforzamento del dollaro, che rende il petrolio più caro per chi tratta in altre valute, e incrementi di forniture provenienti dalla Libia, dalla Nigeria e dalla Russia. Oggi comincia a diffondersi il timore che il mercato sia sostenuto in questi giorni soprattutto dall’uragano Matthew, ma che tutto possa rientrare la settimana prossima. 

Dopo i dati sulla disoccupazione intanto il dollaro oggi si è indebolito riportandosi a 1,1150 sull’euro; è sceso anche rispetto allo Yen, mentre resta intorno al 2% la flessione della sterlina sulla moneta statunitense (a 1,235 per un dollaro).

L’oro segna oggi un incremento modesto (+0,5%), 1.258 dollari l’oncia, ma si avvia a chiudere la settimana di scambi al Nymex con un calo vicino al 5%, il ribasso maggiore da novembre 2015. In serata è attesa la revisione del rating italiano da parte di Moody’s.

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