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Borsa chiusura 21 febbraio: Piazza Affari sfonda la soglia dei 32 mila punti trainata da Iveco e dalle banche

L’ipotesi che il Mef ceda a breve un’altra quota del Monte dei Paschi fa volare il titolo della banca senese oltre il 3% e dà sprint al Ftse Mib dove svetta Iveco (+5%) – In America invece l’attesa per le minute della Fed e per i conti di Nvidia tengono in ansia Wall Street e soprattutto il Nasdaq

Borsa chiusura 21 febbraio: Piazza Affari sfonda la soglia dei 32 mila punti trainata da Iveco e dalle banche

Le banche spingono Piazza Affari (+1%) al top dal 2008, a 32.018 punti base, in cima ai listini europei, che chiudono oggi contrastati dopo una serie di trimestrali deludenti. Oltreoceano è in ribasso Wall Street, in attesa che Nvidia (-1,97%) presenti i conti a mercati chiusi e a poche ore dalla pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fed (alle 20, ora italiana). Domani sarà la Bce a rendere noti i verbali.

Borsa chiusura 21 febbraio: Piazza Affari a 32mila punti base con banche e Iveco

Il principale listino milanese supera dunque la soglia psicologica dei 32 mila punti base e aggiorna nuovi massimi da 16 anni spinto dal settore bancario e da Iveco (+5,03%), quest’ultimo titolo dopo alcune sedute sottotono ha ritrovato lo slancio che, da inizio anno, gli ha consentito di guadagnare circa il 35%. A favorire la risalita il “buy” di BofA con prezzo target a 20 euro.

Tra le banche l’interesse è stato catalizzato da Mps (+3,1%) su nuove indiscrezioni stampa relative alla cessione di un’ulteriore quota da parte del governo (che è primo azionista con il 39%), mossa preliminare a un successivo matrimonio della banca senese che vede come principali candidate Bper (+3,93%) e Banco Bpm (+0,95%), nonostante le ripetute prese di distanza da questa prospettiva da parte dei vertici dei due istituti. Secondo indiscrezioni, la quota tra l’8% e il 10% potrebbe arrivare sul mercato prima dello stacco del dividendo del 20 maggio.  

Il clima effervescente nel settore bancario italiano tonifica anche le big Unicredit +1,65% e Intesa +1,26%. Mediobanca compie un balzo del 4,22% con la promozione di Ubs a ‘buy’ da ‘neutral’ e prezzo obiettivo a 14,1 euro dal 13,1 precedente. Inoltre Delfin, azionista con una quota del 19,74% di Piazzetta Cuccia, ha venduto un milione di azioni, pari allo 0,12% del capitale della società per restare sotto il 20% quota che avrebbe superato con il buyback.

Guardando ai titoli di altri settori sono tornati gli acquisti su Interpump +1,76%, Ferrari +1,77%, Tenaris +1,73%. Sempre tonica Unipol +1,43%.

Qualche realizzo tinge di rosso Leonardo -0,63% e Telecom -0,63%, arretra Nexi -0,96% e chiudono in ritirata le utility a partire da Snam -0,51%.

Sul secondario lo spread tra Btp decennale e pari durata tedesco sale a 153 punti base, con tassi in crescita rispettivamente al 3,94% e 2,41%.

Europa in ordine sparso, Londra maglia nera 

Gli altri listini europei chiudono in ordine sparso, con gli investitori più concentrati sui risultati dei singoli titoli e che su grandi scenari.

Londra è in maglia nera e perde lo 0,75%, zavorrata da Hbsc (-8,39%), che ha deluso con gli utili del quarto trimestre 2023 a causa della svalutazione della quota in una banca cinese. Gli utili in calo si sono fatti sentire anche su Glencore (-1,45%). Scende anche Amsterdam -0,18%, mentre salgono Madrid +0,71%, Francoforte +0,3% e Parigi +0,22%. Alla borsa francese crolla però Edenred (-11,66%), a seguito della notizia di un’indagine sulla filiale italiana dei gruppo che commercializza buoni pasto.

In chiaroscuro sono i dati macroeconomici del giorno, in attesa che domani anche la Bce pubblichi le minute dell’ultima riunione.

La fiducia dei consumatori appare in ripresa nella zona euro a febbraio (+0,6 punti rispetto a gennaio) e nella Ue (+0,4 punti), ma ancora al di sotto della media a lungo termine rispettivamente a -15,5 e -15,8. In Germania però il governo si è allineato al taglio generale sull’economia tedesca, portando la stima sulla crescita per il 2024 allo 0,2% dal precedente +1,3%. Nel 2025 il progresso dovrebbe risalire all’1%, con l’inflazione in calo al 2% dal 2,8% atteso quest’anno.

Wall Street nervosa prima di Nvidia

Wall Street procede nervosa in attesa del momento clou della settimana, che non è tanto la pubblicazione dei verbali della riunione della Fed quanto quella della trimestrale di Nvidia (-1,9%), il “titolo più importante sul pianeta”, secondo il trading desk di Goldman Sachs. Il colosso dei chip per l’Intelligenza artificiale ha messo a segno un rally sorprendente nel 2023 (+239%) e da inizio anno ha già guadagnato il 40%, così alcuni osservatori si chiedono quanto potrà crescere ancora. Nvidia ha già spodestato Amazon (+0,76%) come terza società per capitalizzazione di borsa e potrebbe sostituire Tesla (+0,57%) come titolo più scambiato a Wall Street. Sono previste oscillazioni per il titolo, dopo i conti, dell’11% in alto o in basso e ciò potrebbe influenzare il comportamento dei mercati globali nel breve termine.

Per quanto riguarda Amazon invece la notizia è il titolo lunedì prossimo diventerà ufficialmente una blue chip entrando nel Dow Jones, intanto il fondatore Jeff Bezos continua a vendere e ha ridotto ancora la sua quota per circa 2,4 miliardi di dollari, un’operazione porta il totale delle azioni Amazon vendute da Bezos nell’ultimo mese a circa 50 milioni.

Sul fronte Fed le attese non sono altissime. Dopo i prezzi al consumo e alla produzione di gennaio, oltre le attese, visti la settimana scorsa, le probabilità di un allentamento della politica monetaria a marzo si sono quasi azzerate e ormai si guarda a maggio o giugno. Oggi il presidente della Fed di Richmond, Thomas Barkin ha sottolineato che i dati di gennaio hanno reso più difficile il lavoro della banca centrale Usa.

Euro-dollaro piatto

Nel limbo delle attese l’euro-dollaro risulta piatto in area 1,08, mentre i T-Bond appaiono fiacchi e il decennale mostra un tasso in leggera salita al 4,288%. Intanto Il tasso di interesse medio contrattuale per i mutui a tasso fisso a 30 anni negli Stati Uniti è salito di 19 punti base al 7,06% nell’ultima settimana, il livello più alto dall’inizio di dicembre, seguendo l’aumento dei rendimenti dei Treasury.

Tra le materie prime il petrolio tipo Brent tratta in moderato rialzo a 82,61 dollari a barile (+0,32%).

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