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Borsa 5 dicembre chiusura: Piazza Affari supera i 30 mila punti e Pirelli svetta dopo l’upgrading di Ubs

Il Ftse Mib supera la soglia psicologica dei 30 mila punti – Regina della giornata la Pirelli dopo la promozione di Ubs a “Buy”

Borsa 5 dicembre chiusura: Piazza Affari supera i 30 mila punti e Pirelli svetta dopo l’upgrading di Ubs

Piazza Affari conquista la vetta dei 30mila punti base (30.082), che non vedeva da 15 anni e chiude con un rialzo dello 0,56% proseguendo il rally di novembre, trainata oggi da Pirelli (+4,92%). Restano sugli scudi anche i titoli di Stato e il rendimento del Btp decennale scende sotto la soglia del 4% per la prima volta dal luglio scorso.

Eurolandia al top con Schnabel

In modo simile a quello milanese si sono comportati gli altri listini azionari della zona euro, sorretti dalla convinzione che la stagione delle strette monetarie sia finita e confortati dal fatto che Isabel Schnabel, falco del comitato esecutivo della Bce, sia d’accordo con questa lettura. Ora la partita a scacchi tra la banca centrale europea e i mercati si sposta sui tempi del primo taglio dei tassi.

Alla luce anche dei dati PMI di novembre e del calo dei prezzi alla produzione all’industria in Eurolandia, Francoforte si apprezza dello 0,79% e tocca un nuovo massimo storico, Parigi sale dello 0,74%, Amsterdam +0,45%, Madrid +0,63%.

Londra in rosso, Wall Street contrastata

Fuori dal blocco arretra Londra -0,31% (Barclays -2,46%), mentre oltreoceano l’apertura di Wall Street è stata debole. Il clima però è migliorato a New York con i dati macro (PMI in espansione e offerte di lavoro ai minimi dal 2021). Al momento l’andamento degli indici principali è contrastato, il Nasdaq è in recupero +0,26%, il Dow Jones resta in calo -0,28%, lo S&P 500 è piatto. Nell’azionario si segnala la buona intonazione di Ermenegildo Zegna (+1,23%) al Nyse, dopo la presentazione delle nuove stime di crescita nel Capital Markets Day.

Gli investitori si muovono con prudenza, restando ottimisti sulle prossime mosse della Fed oltreché su quelle della Bce (stamattina il fatto che la banca centrale australiana non abbia alzato i tassi è stato letto come un atteggiamento ‘colomba’), ma sono preoccupati dal quadro geopolitico e dal taglio dell’outlook di Moody’s sulla Cina, a negativo da stabile, benché il rating della seconda economia del mondo sia stato confermato (A1).

Euro debole, rialza la testa il petrolio

In chiave monetaria le attese di mercato e il fatto che Schnabel ritenga “improbabile un nuovo aumento dei tassi” accentuano la debolezza dell’euro, che cede ulteriore terreno contro dollaro per un cambio in area 1,08. Tra le materie prime rialza la testa il petrolio. A dare verve all’oro nero contribuiscono le parole del vice primo ministro russo Alexander Novak secondo il quale l’Opec+ è pronto a rafforzare i tagli alla produzione nel primo trimestre del 2024 per eliminare la speculazione e la volatilità. Novak, scrive l’agenzia Tass, inizierà a inasprire le restrizioni da questo mese e intende adempiere ai suoi obblighi di riduzione volontaria di 500.000 barili al giorno già a gennaio. In questo momento il Brent si apprezza dello 0,4% a 78,35 dollari al barile, mentre il greggio texano cresce dello 0,6% a 73,46 dollari al barile.

Continuano a scendere invece i prezzi del gas ad Amsterdam, per un prezzo del future gennaio intorno a 38 euro al MWH (-5%).

Sono in ribasso i metalli, con un effetto che si riverbera sui titoli del settore. L’oro, che ieri ha toccato nuovi record, si muove al momento intorno a 2019,5 dollari l’oncia.

PMI Eurozona in miglioramento; prezzi alla produzione nell’industria vanno giù

L’ampia pagina macroeconomica del giorno, vede PMI in miglioramento nella zona euro e prezzi alla produzione in ribasso.

A novembre l’indice PMI composito – che sintetizza le aspettative dei direttori agli acquisti di industria e servizi – è salito a 47,6 punti, contro 47,1 attesi e 46,5 punti di ottobre. L’indice PMI dei servizi è salito da 47,8 a 48,7 punti a fronte dei 48,2 punti previsti. Gli indici sono risultati migliori delle previsioni in Germania e in Italia. Nel Belpaese l’indicatore dei servizi ha quasi raggiunto la soglia di 50 oltre la quale c’è espansione (49,5, dal 47,7 di ottobre). L’Istat però ha tagliato le stime di crescita del PIL per il 2023 (+0,7%), ma anche per il 2024 (+0,7%).

L’inflazione però continua a rivelarsi in gran frenata nella zona euro. Secondo Eurostat, in ottobre, i prezzi alla produzione nell’industria sono saliti nel buco dello 0,2% e sono diminuiti del 9,4% rispetto a ottobre 2022.

Negli Usa, intanto, l’ISM servizi di novembre stupisce al rialzo: l’attività economica del settore a novembre mostra un’espansione a 52,7 punti (da 51,8 e attese a 52,5).

La lettura finale dell’indice servizi PMI è invece in linea con le previsioni e il dato preliminare a 50,8 punti.

Le offerte di lavoro sono scese invece sotto i nove milioni, ai minimi 2021, ma quello che conta davvero per gli investitori sarà il dato degli occupati non agricoli di novembre, previsto venerdì, che offrirà maggiore chiarezza sullo stato del mercato del lavoro e sulle conseguenti politiche monetarie. 

Piazza Affari ai massimi da giugno 2008

Piazza Affari balla sui massimi da giugno 2008 e vede oggi in progresso molti titoli dell’automotive. In cima al listino è Pirelli, promossa da Ubs con gli analisti che consigliano di acquistare il titolo.

Sul podio del listino ci sono inoltre Iveco +3,04% e Ferrari +2,57%.

Giornata di rimbalzo per Diasorin +2,37%.

Riprende quota anche Saipem, +1,39%, che è il migliore tra i titoli petroliferi, dove Tenaris -0,66% risulta in perdita.

Nel settore bancario non si spengono i riflettori su Banca Monte Paschi di Siena +1,63%, perno di un possibile Risiko bancario. Gli altri papabili della partita non mostrano però lo stesso fascino: Bper -0,52%, Banco Bpm -0,23%.

In fondo al listino sono Leonardo -1,59%, Nexi -1,3%, Amplifon -0,97%.

Spread in calo

Le scommesse sulla politica monetaria della Bce sostengono i titoli di Stato della zona della moneta unica sul mercato secondario, dove i rendimenti scendono. Il Btp dieci anni arretra al +3,98% e il Bund di pari durata al 2,24%, per uno spread che si restringe a 174 punti base (-1,44%).

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