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Bollette a 28 giorni: ancora un rinvio per i rimborsi

Dopo la sentenza del Tar del Lazio, che aveva confermato l’obbligo del risarcimento, il Consiglio di Stato ha congelato nuovamente i rimborsi, rinviando a fine maggio la decisione finale: mancano le motivazioni delle sentenze di primo grado

Bollette a 28 giorni: ancora un rinvio per i rimborsi

La telenovela delle bollette a 28 giorni si arricchisce di una nuova puntata, ancora una volta amara per i consumatori. Slittano ancora i rimborsi che le compagnie telefoniche dovranno versare a tutti i clienti che hanno subito le 13 fatturazioni annuali. Dopo la sentenza del Tar del Lazio, che aveva confermato l’obbligo del risarcimento, il Consiglio di Stato – cui si erano appellati tutti gli operatori telefonici – ha congelato nuovamente i rimborsi, rinviando a fine maggio la decisione finale.

Il motivo? Semplice: non sono state ancora pubblicate le motivazioni della sentenza del Tar. O meglio, sono uscite quelle relative alle sentenze relative a Wind 3, Vodafone e Fastweb, ma all’appello manca ancora quella di Tim. Tanto basta a bloccare di nuovo tutto, per la gioia delle compagnie telefoniche.

Il caso si trascina ormai da due anni e riguarda, in principio, una decisione dell’Agcom. Secondo l’Autorità (e anche secondo il Tar) gli utenti hanno diritto a recuperare i giorni di servizi telefonici persi fra il giugno 2017 e il marzo 2018 a causa della fatturazione a 28 giorni anziché mensile, un meccanismo che di fatto permetteva alle compagnie di emettere una bolletta in più ogni anno.

Se il Consiglio di Stato confermasse la sentenza del Tar, dunque, gli utenti non riceveranno un vero e proprio rimborso economico, ma riguadagneranno i giorni persi con uno spostamento in avanti degli addebiti. Si tratta di circa un mese di utilizzo gratuito dei servizi, che causerebbe un danno economico milionario a Tim, Vodafone, Wind 3 e Fastweb.

“Siamo sconcertati: un altro rinvio a un diritto dei consumatori, in una vicenda che si trascina da due anni – ha commentato Ivo Tarantino, di Altroconsumo – In questo modo, diventa molto difficile difendere gli interessi dei consumatori perché, a causa di questi tempi biblici della giustizia, passa il messaggio che gli operatori possono fare quello che vogliono”.

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