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Bankitalia sulla stabilità finanziaria: rischi in aumento, ma famiglie, imprese e banche sono più solide rispetto al passato

Nell’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, la Banca d’Italia avverte sui rischi che stanno rallentando l’economia, ma rassicura: famiglie, imprese e banche sono più solide rispetto al passato

Bankitalia sulla stabilità finanziaria: rischi in aumento, ma famiglie, imprese e banche sono più solide rispetto al passato

Inflazione, crisi energetica e alimentare, rallentamento dell’economia cinese. Sono questi i quattro fattori di rischio che stanno causando il rallentamento dell’economia mondiale, aumentando i rischi per la stabilità finanziaria globale, ma anche italiana. In questo contesto, le banche centrali hanno reagito aumentando i tassi d’interesse allo scopo di contrastare le pressioni inflazionistiche, mentre i mercati finanziari – dopo il peggioramento registrato nel corso della primavera-estate – mostrano segnali di miglioramento, seppur accompagnato da una forte volatilità e un peggioramento della liquidità. Questa l’analisi generale contenuta nell’ultimo “Rapporto sulla Stabilità finanziaria” presentato dalla Banca d’Italia, che però rasssicura: “I rischi derivanti dal settore delle famiglie si mantengono contenuti” e “la condizione delle banche è nel complesso solida”.

I rischi che minacciano la stabilità finanziaria

“Inflazione, politica monetaria, difficoltà di approvvigionamento energetico e alimentare, rallentamento della crescita in Cina, rafforzamento del dollaro, inasprimento delle condizioni finanziarie, incertezza e volatilità dei mercati”. Sono questi i fattori di rischio per l’economia indicati dalla Banca d’Italia, che sottolinea come le pressioni inflazionistiche rimangano elevate sia negli Stati Uniti sia in Europa, “ma le aspettative di inflazione si sono mantenute prossime agli obiettivi di medio termine delle banche centrali. I tassi a lungo termine hanno continuato a salire”, continua via Nazionale. Attenzione anche ai prezzi dell’energia che continuano a causare difficoltà, spingendo molti Stati ad intervenire per evitare che le crisi di liquidità si tramutassero in crisi di solvibilità. “Le esposizioni delle controparti italiane sul mercato dei derivati su commodities sono limitate”, rassicura il rapporto.

Per quanto riguarda il nostro Paese, i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati negli ultimi mesi e l’indicatore delle condizioni finanziarie è salito nel 2022 in connessione con la forte volatilità dei mercati. Secondo la Banca d’Italia sarà fondamentale dunque consolidare la tendenza alla riduzione dell’indebitamento netto e del debito pubblico e conseguire un significativo e stabile aumento del potenziale di crescita in un contesto di prudenti politiche di bilancio, facendo anche leva sull’attuazione del PNRR.

Cosa sta succedendo sui mercati

Dalla fine di aprile lo spread fra titoli di Stato italiani e tedeschi è progressivamente aumentato, raggiungendo durante l’estate circa 250 punti base, livello vicino a quello toccato all’inizio della pandemia. Dalla metà di ottobre il differenziale  ha cominciato a scendere di nuovo, calando in questi giorni sotto la soglia psicologica dei 190 punti base. “La liquidità sul mercato secondario dei titoli di Stato si è indebolita, proseguendo la tendenza iniziata alla fine dello scorso anno; è tuttavia rimasta su livelli più distesi di quelli rilevati in altri precedenti episodi di elevata tensione”, spiega il rapporto, che pone in evidenza l’aumento dei costi di finanziamento sui mercati obbligazionari, ma anche la riduzione della volatilità (elevata fino a settembre) su quelli azionari.

Famiglie e imprese

Nei primi sei mesi del 2022 la situazione finanziaria delle famiglie è stata sostenuta dalla crescita del reddito disponibile e dall’elevata liquidità accumulata, mentre ’impatto dei rincari dei beni energetici e di quelli alimentari sul potere d’acquisto è stato attenuato dalle misure di sostegno del Governo. “Nella seconda parte dell’anno le prospettive sulla situazione economica generale sono peggiorate, risentendo dell’accentuata incertezza macroeconomica e del protrarsi del conflitto in Ucraina”, fa notare via Nazionale, secondo cui la crescita del credito in generale e dei mutui in particolare sta continuando e il costo medio dei prestiti sta aumentando (dall’inizio dell’anno di circa 90 punti base per i mutui e 120 punti per il credito al consumo). “I rischi per la stabilità finanziaria derivanti dal settore sono circoscritti”, afferma il rapporto.

Maggiori difficoltà invece per le imprese, la cui situazione finanziaria “risente del rallentamento dell’attività economica, dell’incremento dei tassi di interesse e dei rincari energetici”. Nonostante la ripresa della redditività si sia attenuata, gli utili attesi per il prossimo anno restano superiori a quelli del 2022. “L’indebitamento è aumentato nei mesi estivi e le condizioni di offerta del credito stanno diventando più restrittive. La capacità di rimborso resta buona”, analizza la Banca d’Italia, sottolineando come in prospettiva “la vulnerabilità del settore rimarrebbe limitata, a meno di un deterioramento delle condizioni economiche molto maggiore delle attese”.

Rischi in aumento, ma banche più solide rispetto al passato

La qualità degli attivi bancari rimane stabile, mentre il tasso di deterioramento dei prestiti si è lievemente ridotto rispetto alla fine del 2021, mantenendosi su livelli bassi, e la consistenza dei crediti deteriorati ha continuato a diminuire.

“Sull’evoluzione prospettica della qualità degli attivi bancari – osserva Bankitalia – gravano tuttavia il rallentamento congiunturale, le conseguenze macroeconomiche del conflitto in Ucraina, il rialzo dei tassi di interesse e le tensioni sui mercati dei beni energetici. Nostre proiezioni indicano che il tasso di deterioramento per le imprese salirebbe gradualmente nel 2023 e in modo più pronunciato nel 2024. Una dinamica simile si osserverebbe anche per le famiglie”.

Per quanto riguarda i parametri economici, nei primi sei mesi dell’anno in corso la redditività delle banche italiane è leggermente aumentata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: il ROE è salito dall’8,8 al 9 per cento e Il margine di interesse è cresciuto per i maggiori interessi percepiti sulle obbligazioni in portafoglio. Secondo le stime, nel prossimo biennio le rettifiche di valore aumenteranno fino a raggiungere valori più che doppi rispetto a quest’anno, mentre i ricavi da negoziazione si ridurranno per l’aumento dei tassi e i costi operativi aumenteranno per effetto dell’inflazione. La redditività complessiva rimarrà comunque positiva, beneficiando dell’aumento del margine di interesse.

“Il livello di patrimonializzazione del sistema sarebbe complessivamente in grado di far fronte a uno scenario macroeconomico avverso (definito in coerenza con le più recenti proiezioni diffuse dalla Banca d’Italia) che prevede, tra l’altro, un’interruzione completa dei flussi di gas russo verso l’Europa e un significativo rincaro dei prezzi delle materie prime”, sottolinea la Banca d’Italia.

“Come per gli altri paesi dell’area dell’euro, l’incremento dei rischi per la stabilità finanziaria registrato in Italia è principalmente determinato dalla persistente instabilità geopolitica, dai rincari delle materie prime energetiche, dalle pressioni inflative e dal peggioramento delle prospettive di crescita, riviste al ribasso per il 2023. Le famiglie, le imprese e il sistema bancario sono più solidi rispetto a passati episodi di turbolenza, ma la maggiore onerosità del debito potrà incidere sulla capacità di rimborso dei prestiti da parte di famiglie e imprese, con potenziali ricadute sulla qualità del credito”, osserva la Banca d’Italia. “Potranno inoltre manifestarsi pressioni al rialzo sul costo della raccolta delle banche connesse con la necessità di sostituire i fondi acquisiti attraverso le operazioni TLTRO3 e di emettere strumenti idonei a soddisfare il requisito minimo di fondi propri e passività soggette a bail-in (MREL)”, conclude via Nazionale.

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