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Bankitalia: radiografia delle banche. Il contenuto della relazione 2012

Secondo il Governatore Visco, le banche devono attuare incisivi interventi sui costi – Il credito è diminuito sia per la minore domanda di prestiti sia per le restrizioni dell’offerta – I prestiti si sono ridotti dello 0,2% a fronte di un +1,9% nel 2011 e la contrazione si è accentuata nei primi mesi del 2013

Bankitalia: radiografia delle banche. Il contenuto della relazione 2012

Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha richiamato i soci delle banche alle loro responsabilità di azionisti. Nelle sue considerazioni sulla relazione del 2012, Visco ha rilevato che nell’attuale difficile fase, gli azionisti “svolgeranno un ruolo cruciale”. Il che significa che dovranno sostenere finanziariamente le banche, “rinunciare ai dividendi quando necessario” e “accettare la diluizione del controllo favorendo all’occorrenza l’aggregazione con altri istituti”. Un richiamo è poi rivolto sia alle popolari sia alle Fondazioni. Per le prime, la “trasformazione in spa, quando necessaria” “andrebbe resa più agevole”. Il governatore, che non cita esplicitamente il caso Bpm, rileva che “la disciplina delle banche popolari può risultare oggi inadeguata per intermediari di grande dimensione” e che l’applicazione rigida del modello cooperativo “può anche incidere negativamente sul rafforzamento” del patrimonio. Alle Fondazioni è arrivato invece l’invito a “esercitare nei confronti delle banche partecipate un ruolo rispettoso della forma e dello spirito della legge, senza condizionarne le scelte gestionali e l’organizzazione”, con gli amministratori che devono essere selezionati “sulla base della competenza e professionalità”.

Se il sistema bancario ha resistito alla crisi, la garanzia ultima della loro stabilità è però la capacità di generare reddito. In quest’ottica per Visco le banche devono attuare incisivi interventi sui costi. C’è poi il tema delle sofferenze: “il flusso delle nuove sofferenze in rapporto agli impieghi ha recentemente superato, su base annua e al netto di fattori stagionali, il 4%, un livello non toccato da 20 anni”, ha rilevato Visco per cui tale flusso si attende “elevato nella restante parte del 2013”. Le tensioni nell’offerta di credito, ha aggiunto, sembrano riguardare anche imprese con condizioni finanziarie equilibrate.

IL SISTEMA BANCARIO NELLA RELAZIONE ANNUALE
Il bilancio sul 2012 contenuto nella relazione di Bankitalia rileva che il credito è diminuito sia per la minore domanda di prestiti sia per le restrizioni dell’offerta, dovuta a politiche guidate dalle attese di un peggioramento della situazione economica. Con ampie disponibilità liquide e di rendimenti relativamente elevati, le banche hanno così aumentato le consistenze di titoli di Stato in portafoglio. “Nel 2012 gli acquisti netti di titoli di Stato italiani – scrive Bankitalia – sono stati pari a circa 100 miliardi, concentrati soprattutto nel primo trimestre dell’anno, successivamente alle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine condotte dall’Eurosistema”.

IL CALO DEI PRESTITI
I prestiti sono diminuiti dello 0,2% a fronte di un +1,9% nel 2011. E la contrazione si è accentuata nei primi mesi del 2013: -1,3% nei dodici mesi terminanti in marzo. La contrazione ha riguardato principalmente quelli alle imprese, che si sono ridotti del 2,2% (a 962 miliardi), a fronte di un’espansione del 2,5% nel 2011; i prestiti alle famiglie consumatrici, invece, sono rimasti stabili a 512 miliardi (erano cresciuti del 3,7 per cento nel 2011). La dinamica del credito è stata simile per tutte le classi dimensionali di banche. I prestiti dei cinque maggiori gruppi bancari si sono ridotti dell’1,3 per cento, a fronte di un’espansione dello 0,7 per cento nel 2011. Anche i prestiti delle banche piccole e quelli delle filiali di banche estere sono diminuiti (rispettivamente -0,1 e -2,2 per cento). Pur continuando a espandersi, hanno nettamente rallentato i prestiti delle altre banche grandi e quelli delle banche minori. Dopo il dissesto di Lehman Brothers la riduzione dei prestiti erogati dai primi cinque gruppi, è stata più che compensata dall’incremento di quelli delle altre banche. “La più omogenea diminuzione del credito tra classi di intermediari nel periodo più recente – spiega Bankitalia – è attribuibile alle difficoltà relative a tutte le forme di raccolta e al forte e generalizzato peggioramento della qualità dei debitori a fronte della seconda recessione in quattro anni”.

Il bilancio complessivo è che nel 2012 la quota dei titoli di Stato detenuti dalle banche sul totale delle attività è aumentata del 2,6% dal 5,7 all’8,3 per cento (dati su base non consolidata),mentre la quota dei prestiti è diminuita di circa tre punti percentuali, dal 49,5 al 46,5 per cento.

LA RACCOLTA
Sul fronte della raccolta, la crescita è stata dell’1,7 per cento (4,4 per cento nel 2011), grazie al rifinanziamento presso l’Eurosistema (aumentato del 27,9 per cento mentre sono diminuiti i depositi da non residenti e le obbligazioni diverse da quelle detenute da famiglie) e alla raccolta al dettaglio (cresciuta del 3,9% e che ha continuato a crescere anche nei primi tre mesi del 2013). All’aumento di quest’ultima hanno contribuito in particolare i depositi di famiglie e imprese residenti (rispettivamente cresciuti del 6,6 e del 7,5 per cento, mentre sono diminuite del 2,1% le obbligazioni sottoscritte dalle famiglie). Al netto del rifinanziamento dall’Eurosistema, la provvista sarebbe diminuita dello 0,8 per cento.

Le banche italiane non hanno avviato programmi di restituzione dei finanziamenti di durata triennale ottenuti dall’Eurosistema. Le banche di credito cooperativo hanno fatto più ampio ricorso al rifinanziamento dall’Eurosistema, anche grazie alla possibilità di utilizzare come collaterale le proprie passività garantite dallo Stato, di cui si sono avvalse oltre 200 banche per un importo complessivo di circa 6 miliardi.

Se il programma Omt della Bce ha migliorato le condizioni sulla raccolta a breve, sono invece rimaste tese le condizioni sui mercati della raccolta a medio e a lungo termine, con spread ancora elevati. “Dalla fine di febbraio 2013 – ha aggiunto Bankitalia – in seguito all’incertezza del quadro politico e ai nuovi declassamenti del merito creditizio dello Stato e di alcune banche italiane, le condizioni sui mercati della provvista all’ingrosso sulle scadenze superiori a un anno sono peggiorate”. Le imprese, quelle più solide, hanno nel complesso aumentato i depositi presso le banche italiane. ”Tra queste – rileva Bankitalia – talune hanno registrato eccessi di liquidità connessi con la riduzione dei piani di investimento; altre hanno accumulato precauzionalmente liquidità per prevenire eventuali future difficoltà di accesso al credito”.

Complice il calo dei prestiti, il funding gap (la quota di prestiti a clientela residente non finanziata da depositi o da obbligazioni detenute dalle famiglie) si è così ridotto di quasi quattro punti percentuali, al 13,7%, rispetto a dicembre del 2011. A dicembre del 2012 il funding gap era negativo per le banche piccole e per quelle minori.

Migliora poi la liquidità a breve termine che nel 2012 è pressoché raddoppiata all’8,9 per cento e tra febbraio ed aprile 2013 si è collocata su livelli di poco superiori al 10 per cento. Entro la fine del 2014 dovranno essere rimborsate obbligazioni all’ingrosso per circa 85 miliardi. “I gruppi bancari italiani – rileva Bankitalia – potranno far fronte a tali scadenze anche grazie alla disponibilità di attività stanziabili per il rifinanziamento presso l’Eurosistema per circa 302 miliardi”.

IL RISCHIO DI CREDITO
Nel 2012 è proseguito il deterioramento della qualità del credito. Il flusso di nuove sofferenze delle banche e delle società finanziarie operanti in Italia è stato pari a circa 39 miliardi (circa 32 nel 2011). Con riferimento al totale dell’economia, nel quarto trimestre, su base annua e al netto dei fattori stagionali, essi hanno raggiunto il 2,4 per cento dei prestiti non in sofferenza rettificata all’inizio del periodo.

Il peggioramento della qualità del credito è quasi interamente attribuibile ai prestiti alle imprese, il cui tasso di ingresso in sofferenza ha raggiunto il 3,9 per cento nel quarto trimestre del 2012, circa un punto percentuale in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Si tratta di un valore elevato nel confronto storico, prossimo ai massimi raggiunti durante la recessione dei primi anni novanta.

L’aumento dei crediti verso clientela in temporanea difficoltà (incagli e ristrutturati) segnala che il flusso di nuove sofferenze potrebbe mantenersi elevato anche nell’anno in corso.

Sul fronte dei crediti deteriorati il tasso di ricopertura è risalito nella seconda parte del 2012, collocandosi al 38,9 per cento in dicembre. Vi ha contribuito anche l’azione di vigilanza della Banca d’Italia. Nella seconda parte del 2012 la Banca d’Italia ha avviato un ciclo di ispezioni mirate su 20 gruppi bancari che presentavano tassi di copertura dei crediti deteriorati (esclusi i crediti scaduti o sconfinanti) inferiori alla media di sistema.

LA CAPACITÀ DEL SISTEMA DI GENERARE REDDITO
Nel 2012 la capacità del sistema bancario italiano di generare reddito è rimasta debole. “Vi hanno inciso – spiega Bankitalia – le elevate rettifiche su crediti, che hanno eroso i risparmi derivanti dalla riduzione dei costi operativi. Valutato al netto delle poste straordinarie connesse con la svalutazione degli avviamenti, il rendimento del capitale e delle riserve (ROE) è sceso di 1,3 punti percentuali, allo 0,4 per cento”. Il margine di interesse è diminuito del 4,3 per cento principalmente per il calo dei volumi intermediati. Il margine di intermediazione è aumentato (3,1 per cento), anche grazie ai ricavi dell’attività di negoziazione, che hanno beneficiato della ripresa dei mercati avvenuta nel primo e nell’ultimo trimestre del 2012, e a quelli derivanti dalla cessione di attività o riacquisto di passività finanziarie. Il calo dei costi (4,3 per cento, a fronte di un aumento del 5,4 nel 2011) ha contribuito alla crescita del 18,9 per cento del risultato di gestione. Le rettifiche di valore su crediti hanno assorbito l’86 per cento del risultato di gestione (65 per cento nel 2011).

PATRIMONIALIZZAZIONE E BASILEA 3
Il rafforzamento della dotazione patrimoniale di migliore qualità (core tier 1) e la riduzione delle attività ponderate per il rischio hanno determinato un miglioramento dei coefficienti patrimoniali. Nel 2012 il core tier 1 ratio sarebbe aumentato di 1,4 punti percentuali, al 10,7 per cento. Il tier 1 ratio e il coefficiente complessivo (total capital ratio) sarebbero cresciuti, rispettivamente, all’11,1 e al 13,8 per cento (1,1 e 0,8 punti percentuali in più rispetto alla fine del 2011).

Prosegue la convergenza tra il livello di patrimonializzazione dei due maggiori gruppi italiani e quello di un campione di 11 grandi banche europee paragonabili ai primi sia per modello di attività (caratterizzato, tra l’altro, da una significativa presenza internazionale) sia per dimensione (attivo di bilancio superiore a 600 miliardi di euro). Alla fine del 2012 il tier 1 ratio del campione europeo era pari, in media, al 13,3 per cento (11,7 per i due gruppi italiani). La leva finanziaria, misurata dal rapporto tra il totale dell’attivo di bilancio non ponderato per il rischio e il patrimonio di base, era invece considerevolmente inferiore per le due banche italiane rispetto a quelle europee.

Alla fine dello scorso anno i dati relativi ai 13 gruppi bancari che partecipano al monitoraggio internazionale degli standard di Basilea 3 indicano che simulando le norme a regime il fabbisogno complessivo di capitale di qualità primaria per le banche del campione che non rispettano ancora il requisito ammonterebbe a 8,8 miliardi (era di 9,4 a giugno del 2012). Gli altri intermediari del campione avrebbero, invece, un’ampia eccedenza di capitale.

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