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Banco Bpm in bilico tra le nozze con Crédit Agricole e il terzo polo con Mps 

Continuano a salire le azioni Banco Bpm con gli investitori che tornano a guardare verso Piazza Meda, destinata a tornare protagonista del risiko bancario. Due le ipotesi sul tavolo del Ceo Castagna, ma occhio alla reazione del Governo

Banco Bpm in bilico tra le nozze con Crédit Agricole e il terzo polo con Mps 

Banco Bpm continua a salire in Borsa con gli investitori ormai sempre più convinti che il risiko bancario italiano non sia finito qui. Dopo la chiusura dell’opas di Mps su Mediobanca, gli occhi tornano infatti su Piazza Meda, mentre si rincorrono le indiscrezioni relative a una possibile aggregazione tra il Banco e Crédit Agricole Italia. Non è detto però che questa sia l’unica opzione per la banca guidata da Giuseppe Castagna, che ormai libera dalla passivity rule dato il ritiro dell’offerta di Unicredit, potrebbe decidere di riaprire il dossier sulla possibile fusione con il Monte dei Paschi.

Banco Bpm verso le nozze con Crédit Agricole Italia?

A rilanciare l’ipotesi di una possibile aggregazione tra Banco Bpm e Crédit Agricole Italia è stata Repubblica, secondo cui i vertici del Banco che starebbero strutturando un “piano piuttosto sofisticato” per realizzare l’operazione. 

Crédit Agricole è attualmente primo azionista di Piazza Meda con circa il 20% del capitale e ha già presentato richiesta alla Bce per salire sopra tale soglia. Come riferisce il quotidiano, Crédit Agricole potrebbe arrivare a detenere il 35% in Banco Bpm se quest’ultimo acquistasse Crédit Agricole Italia per 5,5 miliardi di euro. Una mossa che verrebbe finanziata con azioni Anima, con la sua quota nella joint venture di credito al consumo Agos Ducato e in azioni Bpm. Mf riferisce inoltre che a fianco di Crédit Agricole si registra la presenza di altri importanti azionisti francesi, quali Banque Postale, l’istituto pubblico controllato dal gruppo La Poste, oltre a Natixis con lo 0,7% e Bnp Paribas con lo 0,3%.

Per Intermonte, “risulterebbe difficile limitare la partecipazione, mentre bisogna vedere se il Governo italiano approverà l’accordo”. Il principale elemento di ostacolo a un’operazione di questo tipo, aggiungono gli esperti di Equita, “potrebbe essere rappresentato dalla quota eventualmente posseduta da Crédit Agricole all’interno della combined entity, che stimiamo si attesterebbe almeno in area 35%, e su cui sarebbe da valutare l’approccio del governo in tema Golden Power (anche considerando le restrizioni imposte a Unicredit)”. 

L’ipotesi Mps

L’aggregazione con Crédit Agricole Italia non sarebbe però l’unica operazione al vaglio dei vertici di Banco Bpm. Sul tavolo del ceo Giuseppe Castagna ci sarebbe anche un altro dossier, quello relativo a una possibile fusione tra il Banco e Mps, uscita vincitrice dalla scalata su Mediobanca. 

L’ipotesi riporterebbe in auge l’ormai celeberrimo terzo polo, da sempre gradito a Piazza Meda. Anche in questo caso però, Banco Bpm dovrebbe prima ottenere il benestare del governo. E non è detto che arrivi, considerando la volontà dei leghisti in maggioranza – il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti su tutti – di preservare l’anima di una banca considerata fondamentale per lo sviluppo del Nord-est. Insomma, Castagna potrebbe ritrovarsi davanti agli stessi ostacoli affrontati da Unicredit qualche mese fa, con il Governo che ha affossato l’operazione sul Banco a colpi di Golden power.

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