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Banche Venete: giovedì la fiducia, si va verso la liquidazione

Ok della Commissione finanze al decreto, domani il voto in aula al Senato – Chiuse le indagini preliminari su Pop Vicenza, l’ex presidente Zonin tra gli indagati – Impegno del governo a sanzionare duramente i manager che commettono illeciti e a tutelare i piccoli risparmiatori, ma per i piccoli azionisti non ci sarà ristoro.

Banche Venete: giovedì la fiducia, si va verso la liquidazione

Giornata decisiva quella di oggi, mercoledì, per il futuro della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Dopo l’ok della commissione Finanze del Senato, che ha anche votato il mandato al relatore, il decreto legge che ne predispone la liquidazione coatta amministrativa è arrivato in Aula, dove è in corso la discussione. Già giovedì dovrebbe arrivare il voto di fiducia, passo decisivo per poter realizzare l’integrazione dei due istituti in Intesa Sanpaolo.

Banche Venete: chiuse indagini su Zonin

Novità importanti anche sul fronte giudiziario. E’ stato infatti depositato oggi, 26 luglio, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari riguardante l’inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza aperta dalla procura.

Sette gli indagati, tra i quali figurano anche l’ex presidente della banca vicentina Giovanni Zonin e l’ex direttore generale Samuele Sorato, oltre che la stessa banca. Tra le ipotesi di reato ci sono aggiotaggio e ostacolo all’esercizio nelle attività di vigilanza.

Banche Venete, le sanzioni ai manager

Tra gli ordini del giorno approvati dalla Commissione Finanze spicca quello che chiede al governo di favorire “l’adozione tempestiva di una normativa sulla responsabilità degli amministratori delle banche fallite, con particolare riguardo alle responsabilità dei vertici aziendali”.

L’odg segue la linea già indicata poche settimane fa dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che nel corso di un’audizione parlamentare aveva espresso parere favorevole all’adozione di eventuali sanzioni nei confronti dei manager responsabili di illeciti. Tesi ribadita mercoledì nel corso dell’interrogazione alla Camera sulle banche Venete : “Ho già espresso con chiarezza il mio convinto sostegno affinché al danno provocato corrispondano sanzioni severe e adeguate alla responsabilità degli amministratori colpevoli del dissesto”. Il numero uno del Mef ha però specificato che: “Strumenti sanzionatori severi sono peraltro già previsti dal nostro ordinamento. Il mio auspicio – ha sottolineato Padoan – è che la magistratura e le autorità di vigilanza li applichino nel modo più rigoroso e severo possibile”.

In base alle intenzioni, la nuova disciplina dovrà dunque inasprire le pene per i colpevoli dei reati ascritti e riconoscere le “condizioni nelle quali si sono svolte in specifiche situazioni le responsabilità affidate agli amministratori nell’ottica della continuità aziendale”.

Banche venete: le tutele per i risparmiatori

Sempre al Senato uno degli ordini del giorno approvati chiede al governo misure di salvaguardia anche per i piccoli azionisti, in modo che possano ottenere “un equo trattamento di ristoro a tutti gli investitori coinvolti e penalizzati da comportamenti illeciti nella gestione delle banche e che hanno causato le crisi del sistema bancario susseguitesi negli ultimi due anni”.

Parallelamente, lo stesso ordine del giorno chiede al Governo di valutare “l’opportunità di prevedere misure finalizzate a tutelare i piccoli risparmiatori che hanno investito a seguito di operazioni di collocamento e di esecuzione degli ordini di vendita di azioni messe in atto nei loro confronti, con scarsa trasparenza e senza le necessarie informazioni sul grado di rischio degli istituti”.

Ma il ministro Padoan, che ha parlato alla Camera, non ha gelato le aspettative. il ministro dell’Economia ha ricordato le misure adottate a salvaguardia dei diritti di dipendenti, correntisti e risparmiatori con obbligazioni ordinarie, insieme alle forme di ristoro concesse per i clienti “indotti ad acquistare obbligazioni subordinate attraverso pratiche improprie”. Ma è stato netto nei confronti di chi ha acquistato azioni: per i piccoli azionisti “non esiste possibilità di deroga perché – ha sottolineato – chi compra azioni di una società, anche di una banca, si assume il rischio elevato di vedere completamente azzerato l’investimento”.

Nonostante “anche i piccoli azionisti possono essere considerati vittime di comportamenti illeciti – ha dichiarato il ministro –  gli effetti delle loro scelte e di comportamenti impropri degli amministratori non possono gravare sulle tasche di tutti gli altri contribuenti”. 

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