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Banche Ue: possibile salvagente comune, ma niente Fme

Nell’Eurogruppo c’è accordo sulla trasformazione dell’Esm in un salvagente finanziario comune per le banche in crisi: se ne parlerà al Consiglio europeo di questo fine settimana – In ogni caso, probabilmente non sarà un Fondo monetario europeo: ecco perché

Banche Ue: possibile salvagente comune, ma niente Fme

“C’è consenso sul fatto che lo European Stability Mechanism rafforzato avrà la funzione di salvagente finanziario comune (backstop), che prenderà la forma di una linea di credito ricaricabile nel tempoper aiutare le banche in crisi. È quanto scrive il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, nella lettera al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, per comunicare ufficialmente lo stato delle discussioni e le ultime decisioni dei ministri finanziari su come procedere per la riforma dell’unione monetaria.

L’argomento sarà affrontato dai capi di Stato e di governo nelle riunioni questo fine settimana a Bruxelles e quella sulla backstop per la risoluzione delle banche è di fatto l’unica decisione concreta attesa. Sarebbe “pienamente operativo” prima della fine del periodo di transizione nel 2024 “se saranno raggiunti sufficienti progressi nelle misure di riduzione del rischio”, scrive il ministro delle finanze portoghesi.

Alla fine del processo di trasformazione, il backstop sostituirà l’Esm, che opera per ricapitalizzazione diretta. L’obiettivo del nuovo strumento sarà di bloccare sul nascere le crisi bancarie che possono comportare dei rischi nazionali se non addirittura sistemici.

Centeno precisa che “nessuno Stato sarebbe escluso dall’accesso al backstop”, che sarà “uno strumento di ultima istanza e rispetterà il principio della neutralità di bilancio”. La procedura per l’attivazione seguirà le leggi nazionali: ciò significa che in alcuni paesi come Germania, Olanda e Finlanida sarà necessario un pronunciamento parlamentare.

Non c’è però accordo sul ruolo dell’Esm come “Fondo monetario europeo”: in ogni caso non sarà mai chiamato così, perché i ministri non vogliono entrare in competizione con l’Fmi e comunque non vogliono creare confusione tra due organismi le cui funzioni non sarebbero simili.

“Un Esm rafforzato potrebbe assumere un ruolo più influente nella definizione e nel monitoraggio dei programmi di intervento in favore degli Stati – continua Centeno – in stretta cooperazione con la Commissione e in collegamento con la Bce, in accordo con le sue competenze”. È proprio questo il punto più controverso.

Alcuni Paesi, scrive Centeno, “suggeriscono che l’Esm abbia anche la capacità di valutare la situazione economica complessiva degli Stati senza sovrapporsi al ruolo della Commissione e nel pieno rispetto competenze previste dal Trattato Ue”.

Germania e Francia si sono pronunciate a favore di questa opzione, spalleggiate dal Fronte del Nord.

L’Italia e altri paesi (non solo del Sud) sono contrari: temono che prevalga la linea delle scelte di policy automatiche, smantellando la faticosa architettura tecnico-politica della flessibilità nell’interpretazione delle regole.

In ogni caso, il principio della “stretta condizionalità” resta alla base di qualsiasi intervento. Anche se Centeno avverte: “I termini precisi devono essere adattati a ogni strumento”.

IL SISTEMA UNICO DI GARANZIA SUI DEPOSITI

Per quanto riguarda invece il sistema unico di garanzia dei depositi, tassello mancante dell’unione bancaria, il solo passo avanti proposto dall’Eurogruppo è che “dopo il Consiglio europeo di giugno cominci il lavoro su una roadmap per cominciare le discussioni a livello politico”, cioè tra gli stessi ministri delle finanze.

Ma il fatto che non venga indicata una data di partenza per questa tabella di marcia dimostra che la strada è in salita. Germania e Fronte del Nord non ritengono che il calo delle sofferenze sia sufficiente, anche se nel documento del presidente dell’Eurogruppo non viene citata la proposta franco-tedesca di porre delle soglie agli Npl (si parla del 5% per le sofferenze lorde e del 2,5% per quelle 0nette: l’Italia è attorno all’11% lordo). Il ministro dell’Economia italiano, Giovanni Tria, ha già fatto sapere che Roma si opporrà alla definizione di questi target.

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