Condividi

Banche in affanno: summit a Palazzo Chigi

Sofferenze bancarie, nozze tra le Popolari, aumenti di capitale e vicissitudini dell’intero settore al centro del maxi-vertice sulle banche tenutosi martedì a Palazzo Chigi mentre le banche soffrivano l’ennesima giornata nera a Piazza Affari

Banche in affanno: summit a Palazzo Chigi

Summit straordinario a Palazzo Chigi sull’emergenza banche. Presenti all’incontro il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, i vertici di Cassa Depositi e Prestiti Claudio Costamagna e Fabio Gallia, l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina e Giuseppe Guzzetti, presidente Acri.

Considerando le vicissitudini vissute dal settore bancario italiano nell’ultimo periodo e il decreto banche in discussione al Senato, sembra probabile che tra gli argomenti in discussione ci sia stato quello relativo allo smaltimento delle sofferenze bancarie. In questo frangente, nonostante la loro entità netta sia stata ridimensionata a 80 miliardi netti dai precedenti 200 (lordi) presi in considerazione, ci sono ancora 40 miliardi di cui gli istituti devono liberarsi.

Alle sofferenze si aggiungono le incertezze riguardanti gli aumenti di capitale in calendario nei prossimi mesi, primo tra tutti quello da 1 miliardo di euro di Banco Popolare. La ricapitalizzazione è stata richiesta direttamente dalla Banca Centrale Europea in vista della fusione con Bpm. Il prossimo 7 maggio l’assemblea che si terrà a Verona sarà chiamata ad approvare l’operazione. Successivamente il Cda avrà 18 mesi di tempo per avviarla.

Ancora più difficile la situazione delle altre due banche venete (Popolare Vicenza e Veneto Banca) che, secondo le indiscrezioni trapelate, sarebbero state oggetto di discussione nel corso del maxi-vertice odierno. Per quanto riguarda la Popolare di Vicenza, l’aumento di capitale da 1,76 miliardi di euro potrebbe partire l’11 o il 18 aprile, ma il rinvio ad una fase di mercato meno complessa appare ancora probabile. Una scelta che potrebbe fare bene anche ad Unicredit, unico garante dell’operazione (non risulta costituito alcun consorzio) che in caso di inoptato dovrebbe farsi carico da sola dell’intero ammontar, con il rischio di sballare i propri equilibri di bilancio, ma un rinvio richiede l’autorizzazione di Francoforte.

Problematica anche la situazione di Veneto Banca che, su richiesta di Borsa e Consob, ha rinviato sia l’aumento di capitale che la quotazione su Piazza Affari di un paio di mesi. Entrambe le operazioni avverranno solo in seguito all’approvazione del bilancio e al rinnovo degli organi aziendali. Nonostante ciò, l’ad Cristiano Carrus ha ribadito la volontà di sbarcare in Borsa entro il prossimo giugno. Contestualmente, la banca trevigiana cercherà di trovare un istituti con cui effettuare una fusione.

In base ad alcune indiscrezioni pubblicate da Milano Finanza, nel corso della riunione si sarebbe anche parlato dell’eventualità di un intervento negli aumenti anche della Cdp alla ricerca di una soluzione di sistema che possa coinvolgere non solo le due venete ma anche Mps  e Carige.

In ultimo occorre ricordare che, dopo l’approvazione della Camera, il decreto contenente la riforma le banche di credito cooperativo è passato all’esame del Senato che dovrebbe licenziare definitivamente il testo entro i prossimi 10 giorni. Il decreto scade il 15 aprile.

Commenta