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Banche, entro il 2019 chiuderanno altre tremila filiali

La stima è della Fabi, che ricorda anche che nel periodo 2009-2016 sono già stati chiusi quasi 4mila sportelli – Sileoni: “A rischio 25mila posti di lavoro. La soluzione? Nuove figure professionali e smart working”.

Entro il 2019, secondo un’analisi sui piani industriali di cinque delle principali banche italiane (Intesa, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi), diffusa dal sindacato Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), saranno chiuse circa tremila filiali bancarie nel Paese. Un trend che si consolida, visto che dal 2009 al 2016 sono stati già tagliati sul territorio 3.972 sportelli, di cui 1.697 nell’ultimo triennio.

Non solo: nei prossimi quattro anni, annuncia Lando Sileoni della Fabi, “usciranno volontariamente circa 25 mila lavoratori, come risultato di accordi sottoscritti tra sindacati e gruppi bancari”, che si aggiungeranno agli altri 40 mila già usciti. Le banche oggi impiegano circa 300 mila persone, più altre 37 mila che lavorano nelle banche di credito cooperativo. Che ne sarà, alla lunga, di molti di loro?

La nota positiva, spiega sempre il sindacato, è che “questi 65 mila li abbiamo gestiti ottenendo anche 18 mila assunzioni di giovani a tempo indeterminato. Ma una volta che avremo esaurito questo bacino di prepensionamenti, quando arriveranno nuove aggregazioni, l’alternativa sarà passare ai licenziamenti”. La soluzione secondo Sileoni è una flessibilità gestita e non subita: “Abbiamo fatto le nuove assunzioni con un contratto misto, sia da promotore finanziario che da impiegato di banca. Insomma bisogna prevedere nuove figure professionali. Con Intesa e Banco Bpm ad esempio abbiamo concordato a livello aziendale lo smart working, cioè il lavoro da casa. E’ una forma alternativa che può dare risultati, se gestita bene”.

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