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Bancari, tra Abi e sindacati è scontro aperto

L’associazione addita “l’anacronistica indisponibilità dei sindacati a valutare positivamente le aperture”, mentre le parti sociali accusano le banche di “voler scaricare sui lavoratori il costo degli errori strategici”.

Bancari, tra Abi e sindacati è scontro aperto

Le banche sono di fronte ad un cambiamento strutturale indispensabile per continuare a competere sui mercati internazionali. Lo ha ribadito ieri l’Abi nel corso della riunione con i sindacati che ha portato all’interruzione delle trattative per il rinnovo contrattuale dei bancari, ribadendo “la volontà di discutere di salvaguardia del potere d’acquisto e trovare soluzioni innovative che diano prospettive di sostenibilità alle banche e ai lavoratori. L’anacronistica indisponibilità dei sindacati a valutare positivamente tali aperture – si legge nella nota dell’associazione – ha portato all’attuale situazione di stallo”.

In particolare, secondo l’Abi, “il ciclo economico con la prolungata contrazione del Pil, i profondi cambiamenti normativi e di supervisione, le significative variazioni dei comportamenti dei clienti e l’evoluzione della componente tecnologica pongono le banche di fronte ad un cambiamento strutturale che caratterizzerà il breve, il medio e il lungo periodo riflettendosi sui modelli organizzativi e di business. Un contesto che segnerà la capacità futura delle banche italiane di continuare ad essere competitive e misurarsi sui mercati, continuando a garantire il sostegno alle imprese ed alle famiglie”. L’associazione ha quindi confermato “la volontà di continuare a confrontarsi a tutto campo” con i sindacati senza alcun intento strumentale ma con l’esigenza di adeguare il settore a scenari nuovi e profondamente diversi.

Molto lontana la posizione delle parti sociali. Nell’incontro di ieri “si è deciso di rompere le trattative vista la posizione inaccettabile dell’associazione bancaria”, ha detto il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, sottolineando che Palazzo Altieri “continua pedissequamente a riproporre modifiche strutturali sul costo del lavoro, ponendo pregiudiziali su cinque elementi essenziali: inflazione, Tfr, scatti d’anzianità, area contrattuale e inquadramenti”.

Uilca “respinge nettamente la proposta di cancellazione dal contratto nazionale di incrementi automatici del salario, previsti con gli scatti di anzianità e con le voci di calcolo del Tfr – ha aggiunto -, la cui gravità è acuita dalla penalizzazione delle nuove generazioni e dall’assenza di garanzie di possibile recupero economico attraverso la contrattazione di secondo livello”. Il sindacato poi “considera del tutto irresponsabile l’atteggiamento di chiusura della controparte, anche in riferimento a uno scenario complessivo nel quale le banche italiane si trovano penalizzate nel giudizio emerso dagli stress test rispetto al trattamento riservato ad analoghi settori di altri paesi europei”.

Anche il segretario generale di Unità sindacale, Emilio Contrasto, ritiene che a questo punto nel settore bancario “si apra una stagione di grande conflittualità”, perché l’associazione bancaria “continua a voler scaricare sui lavoratori il costo degli errori strategici commessi dai vertici delle banche italiane. Ancora una volta le risposte dell’Abi nei confronti dei lavoratori sono state chiuse, poco lungimiranti e fortemente connotate dalla necessità di comparare in modo strutturale il costo del lavoro e le garanzie dei lavoratori. Di fronte a questo atteggiamento la risposta unitaria dei sindacati è stata di rigetto di tali impostazioni”.

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