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Banca Prossima, Morganti: “Meno profitti e più credito per l’economia sociale”

“Per Statuto Banca Prossima scambia una parte del profitto con un effetto di maggiore accessibilità al credito”, ha spiegato l’ad d Banca Prossima, un’istituto con 150 milioni di euro di nuovi crediti a medio-lungo termine erogati nel I semestre 2017 –

“Con 10 anni di esperienza di sostenibilità, possiamo considerare il modello di Banca Prossima una forma di profitto capitalistico altra rispetto alla tradizionale”. Questo quanto affermato ieri da Marco Morganti, ad di Banca Prossima, l’istituto del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata al Terzo Settore che sviluppa progetti con le organizzazioni non profit in tutta Italia, nel corso dell’incontro “Economia e Società: valori, geografie ed organizzazioni” ospitato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in collaborazione con Banca Prossima che ha visto la presenza dell’ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato e del presbitero e teologo italiano dell’Ordine dei Servi di Maria, Ermes Ronchi.

Nel corso del dibattito sull’economia sociale, Morganti ha evidenziato le caratteristiche principali della banca da lui guidata, un istituto con 61.000 clienti, in crescita (+4,2% nel primo semestre 2017) e con 150 milioni di euro di nuovi crediti a medio-lungo termine erogati nel primo semestre del 2017: “Per Statuto – ha spiegato l’ad – Banca Prossima scambia una parte del profitto con un effetto di maggiore accessibilità al credito. Ogni anno, almeno la metà degli utili di Banca Prossima devono essere trasferiti al Fondo per lo Sviluppo, non revocabile dall’azionista. Il Fondo agisce come garanzia sui prestiti troppo rischiosi, rendendoli possibili”. “

“Grazie a questo Fondo – ha continuato Morganti – negli ultimi quattro anni oltre 1000 imprese con rating R4/R5 (perciò inferiore al livello minimo richiesto) sono state finanziate con successo e con un tasso di default inferiore al 10%. Quindi Banca Prossima, pur rimanendo un’impresa rigorosamente for profit, crea valore sociale in forma continua, stabile e automatica, producendo per gli shareholder un effetto economico positivo”.

Parlando della gestione di forme imprenditoriali a matrice comunitaria, l’amministratore delegato di Banca Prossima ha affermato che: “l’impresa a impatto opera nel mercato, realizzando un profitto con il quale soddisfa sia le attese degli azionisti, sia i bisogni delle comunità. Il modello impact realizza l’obiettivo di allargare la base di clientela dell’impresa oltre i limiti naturali del mercato”. Sarà quest’ultimo inoltre a produrre equilibrio tra domanda e offerta, creando il cosiddetto “Right Price” (che non va confuso con la tariffa solidale), da cui derivano “la sostenibilità dell’impresa e il numero massimo dei compratori”.

Prendendo Banca Prossima come modello di profitto capitalistico diverso rispetto a quello tradizionale, Morganti ha sottolineato come la “banca d’impatto” non produce solo un effetto mutualistico, ma soprattutto lavora affinché “gli esclusi diventino clienti”. “Quando questi saranno entrati – ha proseguito il numero uno dell’istituto del gruppo Intesa – al pari di tutti gli altri inclusi genereranno un effetto a favore degli esclusi, e così via, espandendo continuamente l’accesso ai beni e ai servizi con un effetto che potremmo definire di inclusione ipermutualistica”.

Questo dunque il profilo di “istituto d’impatto” rappresentato da Banca Prossima che, avvalendosi del rating specialistico e del Fondo di garanzia “realizza un efficiente effetto sociale, superiore per ampiezza e sostenibilità a qualunque tipo di intervento donativo”, ha concluso Morganti.

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