Condividi

Banca Ifis, vola l’utile nel 2015: +69% rispetto all’anno precedente

Migliorano ancora i conti della banca veneta: il 2 febbraio il cda formulerà all’assemblea la proposta di dividendo, ipotizzato a 0,76 euro per azione – Il titolo brilla a Piazza Affari, in una giornata terribile per le banche: +4,44% a sfiorare i 26 euro per azione – L’ad Bossi: “Risultati frutto di una visione partita da lontano”.

Banca Ifis, vola l’utile nel 2015: +69% rispetto all’anno precedente

Una banca “diversa”. Così l’ad Giovanni Bossi durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati 2015 ha voluto presentare Banca Ifis, istituto attivo nel factoring. “Ci sentiamo diversi da ciò che preoccupa il mercato in queste giornate convulse – ha detto Bossi in apertura di conferenza stampa – La risposta che ci siamo dati è la solidità, che non è per noi un fatto contingente ma è sempre stata un nostro punto di riferimento”.

In Borsa il titolo reagisce molto positivamente e balza del 4,44% (+0,77% il Ftse Mib), in una giornata particolarmente negativa per le banche. I numeri del bilancio appena chiuso sono in crescita a doppia cifra: il margine di intermediazione è in salita del 43,6% a 408 milioni, il risultato netto delle gestione finanziaria del 49,7% a 373,7 milioni e l’utile netto del 68,9% a 162 milioni. Il dividendo che probabilmente verrà deliberato è così in aumento a 76 centesimi dai 66 dell’anno scorso, con un pay out del 25%. Rispetto a un anno fa il pay out è in calo (era al 33%). Una dinamica che si spiega proprio alla luce della politica della banca in relazione alla solidità patrimoniale. “Sin dal 2011 – ha spiegato Bossi – abbiamo deciso di distribuire un dividendo anche significativo non tenendo però conto degli utili che sono in grado di garantire i titoli di Stato. Abbiamo voluto considerare l’attività di carry trade sui titoli di Stato come un qualche cosa che dà forza patrimoniale alla banca, non uno strumento su cui fare profitti”. E quest’anno il gruppo ha registrato 124 milioni di plusvalenza sui titoli di Stato. Al netto di questo ammontare, il pay out si è attestato, come in passato, tra un terzo e un mezzo. La riserva di titoli di Stato si sta comunque pian piano esaurendo (perché giunta a scadenza o venduta) e il gruppo stima che si azzeri nel 2020. Bossi ha così ribadito che la banca continua a lavorare con l’obiettivo di sostituire il reddito derivante dai Titoli di Stato con l’attività core della banca per far crescere nel medio termine gli utili più di quanto scende l’apporto dei titoli di Stato.

A livello di ratio di solidità Banca Ifis ha archiviato a fine esercizio un Common Equity Tier 1 (CET1) del 14,68%, in crescita dal 13,89% del 31 dicembre 2014 e un Total Own Funds Capital Ratio al 15,37% dal 14,21%. A fronte di un aumento dei finanziamenti: i prestiti globali alla clientela sono saliti a 3,4 miliardi da 2,8 miliardi. “Da fine 2014 abbiamo ripreso a raccogliere in maniera vigorosa anche sul mercato retail – ha detto Bossi – la nostra raccolta retail è fatta tutta online e il ticket medio di raccolta è poco sotto i 40mila euro”.

Il rapporto sofferenze/impieghi nel settore crediti commerciali si attesta all’1,1% in diminuzione rispetto all’1,3% al 31 dicembre 2014 e il coverage ratio del settore crediti commerciali si attesta all’87,9% rispetto all’86,4% dell’anno prima. In altri termini, per Banca Ifis il tema delle sofferenze che sta martoriando una parte del restante comparto bancario non si pone. Così come non si pone il tema della bad bank. “Qualsiasi sia la soluzione non credo che per noi abbia senso occuparci di questo argomento”, ha detto Bossi.

“La bad bank di sistema – ha spiegato – non si è fatta e non si sta facendo. Mi pare di capire che si sta andando in direzione di supporto di bad bank di singole banche che avrebbero così modo di far uscire dai bilanci le sofferenze. E’ una soluzione ibrida costosa per chi ha molti crediti deteriorati che aiuterebbe però il sistema e qualche banca in difficoltà trasformando un problema di sofferenze in un costo a conto economico. Ma qualche passo in questa direzione va fatto, ricordiamoci che prima della crisi le sofferenze erano di 20 miliardi e oggi sono arrivate a 200”. Per Bossi però il nocciolo della questione sta altrove. “Oggi il problema – ha spiegato – sta nelle sofferenze ma anche nella mancanza di un sistema di business model che funzioni. Credo comunque che il sistema bancario abbia problemi di business model ma non credo sia fallito, anzi. Il mercato sta esagerando“.

Commenta