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Bad bank: stretta finale fra il Governo italiano e la Commissione Ue

In queste ore l’incontro tecnico decisivo – L’Esecutivo italiano vuole che i crediti deteriorati siano spostati in veicoli privati creati dalle stesse banche insieme a investitori privati – Le sofferenze saranno trasformate in titoli su cui le bad bank potranno acquistare la garanzia dello Stato – Il vero problema riguarda il prezzo di cessione dei crediti

Bad bank: stretta finale fra il Governo italiano e la Commissione Ue

Dopo lunghe trattative e uno stallo durato mesi, sembra ormai vicino l’accordo tra il governo Renzi e la Commissione europea sulle bad bank italiane. Proprio in queste ore sono in corso i contatti decisivi tra Roma e Bruxelles per definire i dettagli dell’intervento.

Il progetto dell’Esecutivo italiano prevede che i crediti deteriorati delle banche (201 miliardi di euro a novembre, secondo l’Abi) non siano spostati in un unico istituto di matrice pubblica, ma in una serie di veicoli privati istituiti dalle stesse banche insieme a investitori interessati, ad esempio fondi specializzati nella gestione di distressed asset. 

Le bad bank potranno acquistare le sofferenze e cartolarizzarle, cioè impacchettarle in titoli obbligazionari che saranno messi sul mercato. Alla scadenza dei bond, gli investitori saranno rimborsati con i crediti recuperati. Nelle intenzioni del Governo, lo Stato entrerà in gioco consentendo alle bad bank di comprare una garanzia pubblica su questi strumenti finanziari, a condizioni di mercato e a un tasso che dovrebbe aggirarsi intorno all’1% annuo. 

Fin qui tutto chiaro. Il vero problema riguarda il prezzo di cessione dei crediti, che – stando alle ultime indiscrezioni – per le autorità italiane dovrebbe oscillare tra il 20 e il 30% del valore nominale. Tuttavia Margrethe Vestager, responsabile Ue per la Concorrenza non insensibile alle resistenze della Germania, ha ventilato una possibilità inaccettabile per Roma: in sostanza, secondo la commissaria danese, se le banche venderanno i crediti deteriorati ai veicoli societari a condizioni diverse da quelle di mercato, andranno comunque incontro a una procedura di risoluzione, che comporterà forti perdite per azionisti e possessori di obbligazioni subordinate.

Anche la posizione di Vestager, però, lascia aperto più di un dubbio. Innanzitutto, bisogna chiarire a quale prezzo di mercato si fa riferimento: “Chi dice che sia quello dettato dal margine di profitto degli investitori? – domanda Alessandro Profumo in un’intervista a La Repubblica – E può una vigilanza forzare banche con capitale sufficiente ad abbatterlo e prendersi le perdite?”. Secondo l’ex numero uno di Unicredit e Mps, ora imprenditore-manager di Equita Sim, “sul mercato impatta un ‘rischio supervisore’: ed è francamente tanto”.

In ogni caso, Matteo Renzi ritiene che “la bad bank non sia un tema cruciale: non è che se si fa cambia il mondo e se non si fa non cambia”. Il Premier, intervistato da Rtl 102.5, ha ribadito che “le banche italiane sono molto più solide di quello che gli investitori internazionali hanno verificato in queste ore, anche se questa percezione di solidità già ieri sembra tornata”.

A fine mattinata Piazza Affari guadagna l’1,8%, trainata soprattutto dal nuovo rimbalzo di Mps (+12% dopo il +43% di ieri) e dal +3,3% di Intesa Sanpaolo.

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