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Autostrade: Atlantia respinge la proposta di Cdp

La distanza maggiore fra le parti riguarda la valorizzazione di Autostrade – Rimane confermata l’Assemblea di Atlantia del 30 ottobre – Ma sottotraccia la trattativa continua

Autostrade: Atlantia respinge la proposta di Cdp

Chi sperava nella fumata bianca è rimasto deluso. La storia infinita sul destino di Autostrade per l’Italia è ancora lontana dall’epilogo. Martedì il Cda di Atlantia, che controlla l’88% di Aspi, ha rispedito al mittente la proposta arrivata da Cassa depositi e prestiti in cordata con i fondi stranieri Blackstone e Macquarie (il primo statunitense, il secondo australiano).

La holding della famiglia Benetton non ha gradito il fatto che si trattasse soltanto di una proposta preliminare, in quanto avrebbe preferito un’offerta vincolante. Ma la questione non è solo formale. Sul piano dei contenuti, la distanza maggiore fra le parti riguarda la valorizzazione di Autostrade: per la cordata guidata da Cdp, il 100% di Aspi vale fra 8,5 e 9,5 miliardi, una forbice ancora lontana da quella che Atlantia riterrebbe soddisfacente. La cifra include lo “sconto” per il nodo della manleva sui risarcimenti ma il fondo britannico Tci – che nei giorni scorsi ha aumentato la sua partecipazione nel capitale di Atlantia portandola oltre la soglia rilevante del 10% – ha ribadito più volte di considerare accettabile per Aspi una valorizzazione fra 11 e 12 miliardi di euro per il 100% del capitale, precisando che senza un processo competitivo e un’offerta adeguata sarebbe preferibile la strada della scissione con successiva Ipo di Autostrade.

E dunque proprio questa seconda condizione rimane in piedi. Secondo Atlantia, infatti, non ci sono le condizioni per far slittare l’assemblea del 30 ottobre che dovrà decidere quale strada seguire: la vendita all’asta di Aspi o in alternativa lo scorporo della controllata con successiva quotazione a Piazza Affari. Cdp, invece, aveva esplicitamente chiesto alla holding di abbandonare la strategia del doppio binario.

Insomma, siamo ancora in alto mare e l’esito della trattativa non è affatto scontato. L’unica certezza, per il momento, è che il negoziato continua sottotraccia.

Sul versante finanziario, com’era prevedibile, l’impossibilità di fare previsioni penalizza il titolo in Borsa di Atlantia, che – dopo aver chiuso la seduta di martedì in rosso del 3,17% – a metà mattina di mercoledì cede un altro punto percentuale, a 14,625 euro, in linea con l’andamento del Ftse Mib.

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