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Astrazeneca pesa sulle Borse ma Terna, Stellantis e Leonardo salvano Milano

L’incognita Astrazeneca manda in rosso anche le Borse – In Europa si salva solo Piazza Affari – Exploit di Webuild e di Banca Carige -Spread a quota 94.

Astrazeneca pesa sulle Borse ma Terna, Stellantis e Leonardo salvano Milano

I listini europei chiudono una seduta zoppicante, che ha sofferto nel finale l’andamento incerto di Wall Street. Piazza Affari, esuberante in mattinata, resta comunque in rialzo dello 0,11% e si ferma a 24.139 punti, spinta dalle utility, ma zavorrata da finanziari e petroliferi. Fa meglio o Amsterdam, +0,21%, mentre Francoforte cede lo 0,22%, dopo i risultati elettorali sfavorevoli al partito di Angela Merkel.

In lieve calo Parigi -0,18%, dove Danone però guadagna il 2,89%, dopo che il cda ha deciso di estromettere il presidente e amministratore delegato Emmanuel Faber a seguito della crescente pressione degli azionisti.

Madrid -0,05%, Londra -0,17%,. Il clima a New York è variabile e gli indici stentano a trovare una direzione precisa, spinti da un lato dalla forte dal piano Biden da 1900 miliardi di dollari e dalla campagna vaccinale, ma frenati dai timori di un rialzo dell’inflazione e dalle conseguenze che la Fed potrà trarre dal quadro macro, al termine della riunione di politica monetaria questo mercoledì 17. Secondo le nuove previsioni di Goldman Sachs il pil degli Stati Uniti quest’anno crescerà dell’8% e sarà il balzo più grande dal 1951. Inoltre, secondo indiscrezioni di stampa, il presidente Joe Biden starebbe valutando il maggiore aumento delle tasse federali dal 1993 per finanziare le sue prossime mosse a sostegno dell’economia. Il rendimento dei titoli di Stato oggi risulta in calo e il tasso del Treasury decennale perde circa il 2%, muovendosi però ancora sul filo di 1,6%. 

La settimana è ricca di meeting di banche centrali, che si riuniranno in molte parti del globo, da Londra, ad Ankara, dal Cairo a Tokyo.

In Europa intanto tiene banco il problema AstraZeneca (-0,5% al Nasdaq), perché il vaccino della società anglo-svedese è sospeso in via precauzionale, a causa di una serie di casi di trombosi (successive ma non necessariamente correlate alla vaccinazione), anche da Italia, Germania, Francia e Olanda. Sia Oxford sia l’agenzia europea del farmaco dicono che tutti i vaccini sono sicuri, compreso quello di AstraZeneca, ma ormai i paesi europei che hanno deciso per questo stop, almeno temporaneo, sono una dozzina. La frenata non giova alle ambizioni di campagna vaccinale in Europa e all’obiettivo italiano di immunizzare l’80% della popolazione entro settembre, anche se nelle prossime settimane cominceranno a essere disponibili altri sieri. Inoltre s’inaspriscono i rapporti fra Ue e Regno Unito. L’Unione ha avviato infatti azioni legali contro le modifiche unilaterali da parte della Gran Bretagna sulle intese commerciale nell’Irlanda del Nord. Secondo Bruxelles queste infrangono l’accordo di divorzio stretto con Londra.

Il blocco ha quindi inviato una lettera di notifica formale per avviare una “procedura di violazione”, che potrebbe condurre all’imposizione di sanzioni da parte della massima corte Ue, anche se ciò potrebbe richiedere almeno un anno, lasciando tempo sufficiente per trovare una soluzione.

Sul mercato valutario la moneta unica è piatta contro la sterlina (cambio 0,8587), mentre è in calo contro il dollaro a 1,1924. Il Bitcoin è in calo, dopo aver aggiornato nel weekend il suo record e tratta intorno a 56.334 dollari (-5,6%). Fra le materie prime perde forza il petrolio, con il Brent che, dopo essersi spinto fino a 70 dollari al barile, tratta in calo dello 0,8% a 68,66 dollari.

In Piazza Affari la seduta è stata effervescente per le utility. In particolare Terna è la blue chip migliore del listino con un rialzo del 4,69%. Brillano inoltre Hera +1,54% e Snam +1,18%. In controtendenza Enel -0,9%, dopo l’annuncio dell’Opa volontaria fino al 10% di Enel Americas.

Leonaordo si apprezza del 4,17%, dopo l’annuncio dell’ipo sulla quota di minoranza della controllata statunitense Drs quotata a Wall Street.

In evidenza Inwit +3,04%. Prosegue la fase rialzista di Stellantis +2,14%, che fa meglio del settore a livello europeo, sulla scia di uno studio di Deutsche Bank che ha avviato la copertura con “Buy” e un prezzo obiettivo di 20 euro e di Jp Morgan che ha portato il prezzo obiettivo a 20 euro da 18 euro precedente.

Inoltre il prezzo delle azioni della società automobilistica è stato rettificato in seguito al dividendo straordinario di 0,096677 euro staccato lunedì 15 marzo 2021. Il valore di chiusura di Stellantis di venerdì 12 marzo, pari a 15,436 euro, è stato ritoccato a 14,548 euro. Rimbalza Diasorin +1,79%. Le vendite penalizzano Tenaris -2,48%; Nexi -2,56%; Finecobank -1,67%; Azimut -1,49%; Moncler -1,38%; Bper -1,35%.

Fuori dal paniere principale Webuild sale del 3,15%, mentre Astaldi cede il 18,15% dopo che è stato reso noto il rapporto di concambio dell’operazione di integrazione tra le due società indicato nel progetto di scissione in 203 azioni ordinarie Webuild per ogni 1.000 titoli ordinari Astaldi. Secondo Bestinver si tratta “di una notizia positiva per Webuild poiché la fusione con Astaldi renderà possibile massimizzare le sinergie fra i due gruppi, eliminando il conflitto d’interesse con l’azionista di minoranza Astaldi. Se si confrontano i due valori di mercato dei titoli, il rapporto di concambio favorisce Webuild” e questo spiega l’andamento diametralmente opposto dei due titoli in Borsa oggi.

Stabile l’obbligazionario: lo spread fra decennale italiano e tedesco chiude a 93 punti base e il rendimento del Btp si ferma a +0,6%. Da segnalare il fatto che il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo record e, secondo i dati di Bankitalia, a gennaio è salito 2603 miliardi di euro. Intanto a dicembre il controvalore del portafoglio di titoli di Stato italiani detenuto da soggetti esteri è sceso, toccando il minimo da luglio. In base a calcoli Reuters sui dati di Via Nazionale, la quota dei titoli in mano ai non residenti sul totale in circolazione è risultata pari al 32,5% dal 32,6% di novembre.

In tema macroeconomico i dati più importanti sono arrivati dalla Cina, dopo la ripresa secondo gli osservatori dei mercati potrebbe generare un atteggiamento meno espansivo da parte delle autorità. Nel primo bimestre 2021 la produzione industriale del celeste impero è salita del 35,1% annuo, dopo il +7,3% di dicembre e a fronte di un consensus degli analisti fissato a +30%, confrontandosi tuttavia con un gennaio-febbraio 2020 caratterizzato dal blocco delle attività nel mezzo della crisi legata al Covid-19. Diffuse anche le vendite al dettaglio, che hanno registrato a gennaio-febbraio un balzo del 33,8% annuo, dopo il +4,6% di dicembre e il +32% atteso dai mercati, grazie ai consumi legati al Capodanno lunare.

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