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Appalti pubblici: la Commissione europea manda avanti la procedura d’infrazione contro l’Italia

Secondo Bruxelles restano delle questioni da risolvere, come il divieto per i subappaltatori di ricorrere ad altri subappaltatori – Il governo ha due mesi per rispondere ai rilievi

Appalti pubblici: la Commissione europea manda avanti la procedura d’infrazione contro l’Italia

La procedura d’infrazione comunitaria contro l’Italia in tema di appalti pubblici va avanti. Lo ha fatto sapere la Commissione europea in una nota.

Pur “prendendo atto dei notevoli progressi” compiuti dal nostro Paese “nel conformare la legislazione al quadro Ue” in questa materia, l’esecutivo comunitario sostiene che ci sono ancora delle “questioni in sospeso” da risolvere. Una delle più importanti riguarda “il divieto per i subappaltatori di ricorrere ad altri subappaltatori”, ma Bruxelles punta il dito anche contro le nuove norme sulle procedure senza gara.

Per questo, la Commissione ha inviato una nuova lettera di costituzione in mora all’Italia: il nostro Paese ha ora di due mesi per rispondere ai rilievi; una volta trascorso questo termine, l’Esecutivo comunitario potrà decidere di emettere “pareri motivati”.

Stop alle procedure senza gara d’appalto

La Commissione invita quindi le autorità italiane “ad affrontare alcune questioni rimanenti e aggiuntive concernenti il recepimento delle norme dell’Ue in materia di appalti pubblici. Alcune delle nuove norme italiane, come le disposizioni sulle procedure negoziate senza gara d’appalto, non sono conformi alla legislazione dell’Ue in materia di appalti pubblici”.

Stessa procedura contro l’Ungheria

Una procedura analoga, sulla stessa materia, è stata aperta anche nei confronti dell’Ungheria, dove la legge consente un’applicazione più estesa delle eccezioni per quanto motivi di sicurezza e per gli appalti sovvenzionati mediante agevolazioni fiscali.

Queste eccezioni “comportano una più ampia esclusione dei contratti dagli obblighi previsti dalle direttive dell’Ue in materia di appalti pubblici – prosegue il comunicato – La Commissione ritiene inoltre che le modifiche apportate alla legge mineraria ungherese, che prevede la possibilità di aggiudicare concessioni minerarie senza procedure di gara trasparenti, siano contrarie al principio di trasparenza e pertanto non siano in linea con gli obblighi derivanti dalla direttiva sulle concessioni”.

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