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Api, incredibile ma vero: lavorano meglio in città che in campagna

Come i gabbiani anche le api si trovano meglio in città che in campagna: è il sorprendente risultato di una ricerca condotta a Roma dalla Federazione Apicoltori Italiani – Ecco le ragioni

Api, incredibile ma vero: lavorano meglio in città che in campagna

Le api, al pari dei Gabbiani, degli stormi e di alcuni rapaci, come i falchi pellegrini, e, da un po’ di tempo, anche di alcune famigliole di cinghiali, si trovano meglio in città che nelle campagne. A queste conclusioni è giunto un team di esperti che, nell’ambito del progetto di biomonitoraggio urbano “Apincittà” condotto da FAI-Federazione Apicoltori Italiani, amministrazione comunale e l’arma dei carabinieri Forestale, ha effettuato analisi melissopalinologiche, per classificare i fiori visitati dalle api a Roma dopo che sono stati posizionati una rete di alveari in luoghi strategici.

Dalle indagini è emerso che le quantità di pollini rilevate nei campioni di miele delle api che hanno lavorato nello spazio urbano della capitale sono abbondantemente superiori a quelle che normalmente si rilevano in un’area di produzione rurale o naturale visitata dalle api sentinelle. Le ragioni di questo sorprendente risultato vanno ricercate nel fatto che i balconi, le terrazze, i giardini, i parchi cittadini offrono un inusuale, assortito e ricco pascolo di fioriture utili agli insetti impollinatori, e alle api mellifere in particolare, grazie a una varietà infinita di piante floreali concentrate  in un ambito delimitato, quello della cinta cittadina, a differenza della campagna dove grandi estensioni monoculturali agricole richiedono alle api lunghi spostamenti.

Ma non è questo il solo risultato emerso dal Progetto ApinCittà: grazie al lavoro delle api sentinelle si è scoperto che la biodiversità urbana che dovrebbe essere molto più bassa di un’area rurale o di un ecosistema naturale, è invece ricchissima e solo in parte conosciuta.

Sono infatti oltre 150 le specie botaniche finora censite, grazie a questo progetto. Alcune di queste non erano presenti, al momento, nei repertori della flora di Roma: come a dire che non sapevamo di avere questa tipologia di verde “orizzontale o verticale” utile alle api. E comunque se ne ricava che non sappiamo ancora abbastanza su cosa significa l’ecosistema della Capitale e delle città storiche in genere.

Oggi, ad esempio, grazie alle api sentinelle di ApinCittà possiamo dire che sono da includere nell’Ecosistema vegetale di Roma le seguenti specie botaniche: Magnolia grandiflora, Washingtonia robusta, Viburnum lantana, Viburnum opulus, Rhododendron hirsutum, Schinus molle, Hedysarum coronarium, Lavatera olbia, Acacia cyanophylla, Ceratonia siliqua. Nomi che d’ora in avanti dovranno essere inclusi nel repertorio delle specie botaniche capitoline.

Le stazioni di biomonitoraggio del Progetto ApinCittà sono in costante incremento: alla ‘Postazione Laboratorio Numero 1’, con l’installazione di tre alveari nella sede del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (Cufa) sono seguite molte altre e ora Enti, Istituzioni, Privati oltre che Apicoltori si stanno facendo avanti per essere inclusi in questa rete.

Di conseguenza le postazioni attive inizialmente sono raddoppiate in pochissimo tempo, passando da 10 a 20 e questo consentirà di approfondire ulteriormente i dati riferiti al progetto, in particolare sul fronte della caratterizzazione del profilo botanico di ogni quadrante cittadino e delle tipologie di miele che può offrire.

Gli alveari utilizzati come stazioni di biomonitoraggio nel Progetto ApinCittà non si sostituiscono alle centraline che tengono sotto controllo i parametri di legge sull’andamento dell’inquinamento dell’aria o di altre matrici monitorate in città. Le api, invece, vengono utilizzate per rilevare parametri aggiuntivi riferiti alla qualità ambientale di aria, acqua, suolo e organismi viventi (comparti ambientali).

In materia di metalli pesanti FAI precisa che il miele rientra tra le previsioni del Regolamento UE 2015/1005 che fissa un tenore massimo di piombo nel miele pari a 0,10 mg/kg. I dati finora rilevati dal Progetto ApinCittà, dicono che siamo ben al di sotto dei valori suggeriti con una media di 0,022 mg/kg. Una ulteriore sorpresa tenendo conto che tra i campioni finora osservati ci sono postazioni di biomonitoraggio in Largo Argentina, Via Giosuè Carducci, Porta Maggiore, GRA-Anagnina/Tuscolana.

“E’ confermato dunque che le sentinelle di Ape italiana vigilano e tutelano la diversità botanica – dichiara Raffaele Cirone, Presidente di  FAI-Federazione Apicoltori Italiani – e, al tempo stesso, consentono di monitorare i comparti ambientali della Città Eterna. La partecipazione attiva della cittadinanza, l’incontro tra apicoltori e società, Istituzioni ed Enti di Ricerca servirà a veicolare un esempio – quello che le api ci offrono ogni giorno – di coesione, di operosità, di condivisione verso un obiettivo comune”.

La FAI, nell’ambito del Progetto ApinCittà, ha promosso anche la diffusione di semi utili alle api, da spargere in ogni luogo incolto dell’area urbana di Roma.

Il progetto avviato a Roma ha illustri precedenti che hanno prodotto ottimi risultati: A Vancouver, l’organizzazione no-profit Hives for Humanity in collaborazione con l’Università della British Columbia, ha attivato nel 2017 un progetto di apicoltura urbana dedicata all’inclusione sociale e al monitoraggio dello smog cittadino. Prima ancora, dal 2006, le api vigilano sull’inquinamento atmosferico all’aeroporto tedesco di Francoforte, il quarto scalo aereo più trafficato d’Europa.

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