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Antitrust: multa di 5 milioni a 9 società troppo aggressive

Le imprese sono state sanzionale per pratiche aggressive e ingannevoli nei confronti di microimprese. Queste venivano inscritte in banche dati e poi partivano le richieste di pagamento.

Antitrust: multa di 5 milioni a 9 società troppo aggressive

Iscrivevano nelle proprie banche dati microimprese che non ne avevano fatto richiesta e poi chiedevano, anzi pretendevano, il pagamento di elevate somme di denaro come corrispettivo. Sono queste le motivazioni alla base della multa da 5 milioni di euro comminata dall’Antitrust a nove società per pratiche commerciali aggressive e ingannevoli.

Si tratta di Mulpor Company, Ibcm – International Business Convention Management, Seo Marketing, Inversiones Dgsm, C.L. Business Conflict Solutions Management, Credit Intelligence Kft, Wipot d.o.o., Servizi Imprese di Palma Roberto e Medianet One.

L’Autorità parla di pratiche diffuse in tutto il Paese, effettuate soprattutto da società estere e che, con il passare del tempo, stanno diventando sempre più insidiose fino ad arrivare a “condizionare indebitamente il processo decisionale delle microimprese”. Tali pratiche, spiega l’Antitrust “sono seguite da un’intensa attività di recupero del credito ingiustamente vantato, tramite solleciti, diffide e talvolta con la minaccia di intraprendere azioni giudiziarie internazionali per il recupero coattivo che possono risultare particolarmente costose”.  

Per quanto riguarda le singole imprese, Mulpor Company S.r.l. e Ibcm – International Business Convention Management Ltd sono state sanzionate per aver inviato comunicazioni ingannevoli a centinaia di microimprese “come se provenissero dall’Ente organizzatore di una o più manifestazioni fieristiche cui avevano partecipato di recente, allo scopo di ottenere la sottoscrizione di un oneroso servizio pubblicitario”. Ibcm, in particolare, avrebbe continuato ad inviare a queste società ingannate solleciti, diffide e minacce di procedere alla riscossione coattiva di quanto ingiustamente preteso mediante azioni giudiziarie internazionali. 

Le comunicazioni fuorvianti di Seo Marketing miravano invece ad indurre le microimprese a sottoscrivere un servizio di annunci pubblicitari, per poi pretendere il pagamento di un servizio mai consapevolmente richiesto. 

Inversiones Dgsm, C.L. Business Conflict Solutions Management e Credit Intelligence Kft hanno indotto a sottoscrivere in modo inconsapevole un abbonamento triennale ad un database, per poi richiedere un pagamento “tramite solleciti molesti, espressioni intimidatorie e minacce di costose e temerarie azioni legali internazionali. In questo caso a dicembre 2020 è stata ordinata la sospensione cautelare delle attività connesse a “Expo Guide”, a causa del coinvolgimento di numerosissime microimprese italiane e dell’aggressività della pratica”, fa sapere l’Antitrust. 

 Wipot d.o.o., sfruttando la somiglianza del nome e del logo con quelli di altre organizzazioni istituzionali ha richiesto il pagamento di oltre 900 euro per un adempimento presentato ingannevolmente come obbligatorio e proveniente da un’istituzione internazionale. In realtà la somma richiesta doveva remunerare l’iscrizione inconsapevole ad un servizio pubblicitario offerto dalla società. 

Infine, Servizi Imprese di Palma Roberto e Medianet One hanno inviato a microimprese appena nate comunicazioni ingannevoli, che contenevano un bollettino postale precompilato con i dati aziendali della società destinataria. Inoltre hanno preteso il pagamento di importi tra 268 euro e 315 euro circa, lasciando intendere in modo erroneo che si trattasse di adempimenti obbligatori connessi all’iscrizione alla Camera di Commercio. 

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