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Amazon, ritorno al passato: vuole aprire 400 librerie negli Usa

Dopo aver provocato, nel ventennio dalla sua fondazione, una mattanza di librerie tra Usa (dove sono più che dimezzate) ed Europa, Jeff Bezos ci ripensa: l’Amazon Books, libreria reale già sperimentata a Seattle, sarà riproposto con altri 300-400 punti vendita in tutti gli States, secondo il Wall Street Journal.

Amazon, ritorno al passato: vuole aprire 400 librerie negli Usa

Jeff Bezos torna sui suoi passi. L’imprenditore che fondando Amazon aveva fagocitato il mondo della piccola e media editoria, aprendo da monopolista quasi assoluto l’era dell’editoria digitale e diventando il primo retailer del mondo pur senza avere neanche un negozio, adesso ce l’avrà. Anzi, un primo Amazon Books era già stato aperto l’anno scorso a Seattle, città dove un ventennio fa il guru venuto da Albuquerque lanciò il “Progetto Gazzella”, quello secondo il quale “ci si deve porre nei confronti dei piccoli editori come un ghepardo che insegue una gazzella malconcia”.

La rivoluzione “materiale” di Amazon proseguirà con l’apertura di altri negozi nei prossimi mesi: secondo il Wall Street Journal saranno almeno 300-400 le librerie (vere, in carne ed ossa) che il gigante dell’e-commerce è pronto ad aprire in tutti gli Stati Uniti. Proprio nel Paese dove, secondo i dati aggiornati al 2014 e proprio “per colpa” dello smisurato successo di Amazon, ne sono state chiuse molte di più di quelle che Bezos si accinge a creare: “A metà degli anni ’90 – scriveva nel 2014 il New Yorker – esistevano negli Usa circa 4.000 librerie: oggi sono meno di 2.000, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro”. Cifra più che dimezzata, con notevole impatto sul mercato del lavoro, di cui l’imprenditore di origine greca non si sarà troppo preoccupato, visto che diversi economisti statunitensi hanno definito le condizioni di lavoro ad Amazon “spietate” per non dire “tayloriste”.

Ora Amazon ci ripensa, ma l’onda lunga di questa mattanza ha fatto in tempo ad arrivare anche in Europa: il Regno Unito nel 2014 contava solo un migliaio di librerie attive, un terzo in meno di quelle del 2005. Secondo dati recentissimi, nella sola Roma negli ultimi quattro anni hanno chiuso cinquanta librerie, oltre cento in dieci anni. Piccole, ma anche grandi: si pensi alla Feltrinelli di via del Babuino, alla Mondadori Trevi, alle Messaggerie.

Chissà che non arrivi anche in Italia il nuovo progetto, anticipato al Wsj da Sandeep Mathrani, amministratore delegato di General Growth Properties, uno dei più grandi operatori di centri commerciali, ma non confermato dalla società di Seattle, che anzi non ha voluto commentare (e dunque nemmeno smentire). Il dato oggettivo è che Amazon sembra davvero interessata ad ampliare la sua presenza nel mondo reale dopo aver, di fatto, conquistato quello virtuale. Un maggiore contatto con la gente consentirebbe – secondo i piani – di migliorare ulteriormente la qualità dei suoi servizi di shopping offrendo, così, ai clienti un’esperienza d’acquisto sempre migliore.

Un’esperienza che sarebbe “vecchio stile” ma solo fino a un certo punto. La vera novità che differenzierà gli Amazon Books da tutte le più classiche librerie è, infatti, che sotto ad ogni libro gli utenti troveranno un cartellino in cui scoprire il rating del volume presente all’interno di Amazon.com. Oltre a vendere libri, all’interno dell’Amazon Books i clienti potranno trovare in esposizione e provare tutti i principali dispositivi Amazon come i Kindle ed i tablet pc Fire. Un modo per unire il vecchio al nuovo e per rivitalizzare lo stesso mercato del quale, in passato, si era fatta razzia.

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