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Allarme protezionismo per il commercio mondiale: l’Europa è aperta ma i Bric molto meno

FOCUS BNL – Nell’ultimo numero del settimanale online di BNL l’analista Simona Costagli documenta come l’Europa sia l’area del mondo più aperta mentre a settembre 2011 risultavano ben 424 misure restrittive del commercio internazionale: Argentina, Russia, Indonesia, Brasile e Cina sono i Paesi più chiusi – Il problema del public procurement

Allarme protezionismo per il commercio mondiale: l’Europa è aperta ma i Bric molto meno

La Ue occupa ancora oggi la prima posizione per quota di mercato sia dell’export sia dell’import mondiale. Secondo il WTO nel 2010 (ultimo dato disponibile) la quota di mercato della Ue-27 sull’export mondiale, in dollari correnti, era pari all’11,7%, incalzata dalla quota cinese arrivata al 10,4%. I 27 paesi della Ue attraggono il 12,9% del valore mondiale delle merci, seguiti dagli Stati Uniti (12,8%) e, a maggiore distanza, dalla Cina.

Oggi la Ue rappresenta una delle aree più aperte al commercio estero, il livello di dazi doganali sui prodotti industriali è molto basso, e una quota consistente di importazioni entra a tassi preferenziali garantiti da accordi bilaterali o da regimi di sospensione tariffaria. All’esterno dei suoi confini, tuttavia, a partire dalla crisi economica del 2008 l’Unione ha visto innalzare barriere sempre più alte. Secondo la Commissione europea, tra gennaio 2008 e settembre 2011 sono state introdotte in tutto il mondo 333 nuove misure restrittive al commercio. A settembre 2011 ne risultavano attive 424, di cui 131 adottate nei 12 mesi precedenti. La maggior parte delle nuove misure è stata introdotta da paesi che stanno tentando di rafforzare la competitività dei rispettivi sistemi industriali.

Argentina, Russia, Indonesia, Brasile e Cina sono i paesi nei quali negli ultimi tre anni risulta in vigore il maggior numero di misure restrittive al commercio. Anche gli Stati Uniti presentano notevoli barriere all’ingresso dei prodotti Ue, nonostante le due aree siano considerate le più integrate al mondo dal punto di vista commerciale. Secondo una stima della Commissione europea l’altezza delle barriere ancora esistenti è tale che una loro eliminazione aumenterebbe il Pil della Ue di circa 122 miliardi di euro in un anno.

Tra le barriere più insidiose e meno considerate la Commissione europea indica il mercato del public procurement, che rimane significativamente chiuso in un gran numero di paesi, soprattutto Stati Uniti, Cina, Giappone e Brasile. Il public procurement rappresenta il segmento più ampio del commercio mondiale rimasto ai margini degli accordi internazionali. All’accordo in vigore (il Government Procurement Agreement) partecipano solo 14 paesi, e tra questi solo due dei principali partner della Ue: Stati Uniti e Giappone, mentre la Cina sta negoziando l’accesso.


Allegati: Focus restrizioni al commercio internazionale.pdf

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