La Banca centrale europea suona il campanello d’allarme: la stabilità finanziaria dell’Eurozona è sotto pressione. La Financial Stability Review pubblicata oggi traccia un quadro preoccupante, in cui i crescenti rischi geopolitici, le tensioni commerciali globali e la fragilità di alcuni segmenti del mercato finanziario potrebbero mettere a dura prova la resilienza del sistema europeo. La revisione semestrale evidenzia come lo scenario sia mutato rapidamente, soprattutto a causa della svolta protezionista degli Stati Uniti, che ha reintrodotto dazi su diverse categorie di beni, innescando volatilità sui mercati e minacciando la crescita.
“Le crescenti tensioni commerciali e i relativi rischi al ribasso per la crescita economica stanno incidendo sulle prospettive di stabilità finanziaria“, ha affermato il vicepresidente della Bce Luis de Guindos. Secondo de Guindos, “le incertezze derivanti dalle tensioni commerciali, dalla deregolamentazione e dalla ridotta cooperazione internazionale alimentano preoccupazioni riguardo alla frammentazione economica e regolamentare globale”.
Mercati sull’altalena, vulnerabilità in aumento
L’annuncio dei nuovi dazi statunitensi ad aprile ha colpito in pieno i mercati globali. La reazione è stata violenta: un’ondata di vendite ha travolto gli asset rischiosi, con una volatilità che non si vedeva dai tempi della pandemia. Sebbene il successivo annuncio di una tregua tariffaria di 90 giorni abbia parzialmente rasserenato gli investitori, l’insicurezza persiste. La Bce osserva come le valutazioni di mercato – in particolare nei listini azionari – restino elevate e vulnerabili a nuovi scossoni.
“In questo contesto altamente incerto e volatile, la probabilità di eventi estremi rimane elevata“, ha dichiarato de Guindos. “Il sentiment di rischio potrebbe deteriorarsi bruscamente, poiché le valutazioni ancora elevate e la crescente concentrazione del rischio rendono i mercati azionari e del credito vulnerabili agli shock”. Le debolezze strutturali dei fondi non bancari, tra liquidità limitata e leva finanziaria crescente, amplificano il rischio di correzioni disordinate in caso di nuove turbolenze.
Imprese sotto pressione, famiglie più prudenti
Sul fronte reale, le imprese europee – soprattutto quelle manifatturiere ed esportatrici – si trovano a fronteggiare un doppio colpo: da un lato il rallentamento della domanda globale, dall’altro l’incertezza politica e commerciale. L’aumento dei costi di finanziamento, combinato con la concorrenza di Paesi terzi, sta già erodendo i margini e provocando un aumento delle insolvenze. I settori più colpiti sono quelli più esposti all’export, come l’automotive e la chimica.
“L’incertezza legata alla politica commerciale potrebbe avere un impatto negativo sulle imprese dipendenti dal commercio, con ripercussioni economiche più ampie che si tradurrebbero in un aumento del rischio di credito per banche e non-banche“, ha spiegato ancora de Guindos.
Le famiglie, per ora sostenute da un mercato del lavoro ancora solido, mostrano segni di crescente cautela. La propensione al risparmio è aumentata e la fiducia dei consumatori è tornata sotto la media storica. Il rischio, secondo la Bce, è che eventuali licenziamenti aziendali inneschino una contrazione della domanda interna, con effetti amplificati sul ciclo economico.
Il sistema bancario è solido, ma non invulnerabile
Le banche dell’Eurozona partono da una posizione di forza: capitalizzazione elevata, buona redditività e livelli di liquidità rassicuranti. “Le banche dell’area euro sono ben capitalizzate, supportate da una solida redditività e da una robusta qualità degli attivi”, ha ricordato de Guindos. Però – spiega il vicepresidente della Bce “le prospettive di rischio di credito per i portafogli aziendali e familiari sono destinate a peggiorare, a causa delle deboli condizioni macro-finanziarie, dell’impatto ritardato dei tassi di interesse elevati sui debitori e delle crescenti tensioni commerciali”.
La Bce avverte che un ulteriore deterioramento della qualità degli attivi potrebbe colpire soprattutto le banche più esposte al commercio extra-Ue. Inoltre, il calo del margine da interesse potrebbe ridurre la redditività, soprattutto per gli istituti con un portafoglio di prestiti a tasso variabile. “L’ambiente esterno estremamente incerto rafforza la necessità di mantenere i requisiti di buffer di capitale macroprudenziale a livelli che garantiscano la resilienza del settore bancario”, ha affermato de Guindos.
Difesa e debito pubblico: la nuova frontiera del rischio sovrano
La crescente instabilità internazionale ha riacceso il dibattito sulla spesa per la difesa. Il piano europeo “Readiness 2030” prevede un rafforzamento degli investimenti militari. La BCE riconosce che tali spese potrebbero avere effetti positivi se ben mirate e finanziate all’interno dell’Ue, ma avverte: “Potrebbero aggravare le vulnerabilità fiscali in alcuni paesi”. In uno scenario di crescita debole e costi di finanziamento più elevati, gli spazi di manovra restano ristretti, con possibili ripercussioni sulla sostenibilità del debito sovrano.
Il nodo banche digitali: opportunità o nuova minaccia?
Un capitolo a parte viene dedicato all’ascesa delle banche digitali. Alla fine del 2024 se ne contavano circa 60 nell’Eurozona, con una quota di mercato in crescita. La Bce mette però in guardia: sebbene queste realtà siano ancora piccole, la loro espansione potrebbe aumentare i rischi sistemici, in particolare a causa della dipendenza dai depositi retail transfrontalieri e dell’assenza di canali fisici. La mancanza di diversificazione del funding e la vulnerabilità a fughe di capitali online potrebbero creare nuovi canali di trasmissione della crisi, specie in assenza di un sistema europeo di garanzia dei depositi.
Sebbene le banche digitali offrano efficienza e maggiore concorrenza, “le loro dimensioni attualmente limitate, i costi IT elevati e la minore redditività rispetto alle banche tradizionali rappresentano un potenziale fattore di fragilità”, conclude il report. Una crescita non regolata del settore potrebbe mettere sotto pressione le banche tradizionali, spingendole ad assumersi maggiori rischi per difendere il proprio margine competitivo.
Una stabilità da non dare per scontata
L’analisi della Bce si chiude con un monito: il sistema finanziario dell’Eurozona, pur dimostrando una certa tenuta, è esposto a molteplici minacce che potrebbero manifestarsi simultaneamente. Oltre ai rischi ciclici legati all’andamento macroeconomico, pesano vulnerabilità strutturali come i cyberattacchi, l’invecchiamento demografico, la transizione verde e la frammentazione normativa globale.
“Data questa incertezza elevata e diffusa, quadri normativi e di supervisione solidi rimangono fondamentali in tutti i settori finanziari per garantire che la resilienza osservata finora continui a resistere anche di fronte ai rischi futuri”, conclude de Guindos “serve vigilanza costante e una risposta politica coordinata per rafforzare la resilienza del sistema europeo”.