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Albini, l’orgoglio della Val Seriana ferita: “Ripartiamo con ottimismo”

INTERVENTO DI STEFANO ALBINI, presidente dell’omonimo cotonificio di Albino (Bg), un’eccellenza assoluta del tessile italiano che non si è persa d’animo di fronte alla pandemia e anzi sta già producendo un nuovo tessuto antivirale, utile anche per camici e mascherine: “Abbiamo chiuso ancora prima del lockdown, rinasceremo grazie alla qualità”.

Albini, l’orgoglio della Val Seriana ferita: “Ripartiamo con ottimismo”

La tutela della salute e della sicurezza dei nostri dipendenti viene prima di tutto. Per questo motivo il Gruppo Albini ha deciso di chiudere i propri stabilimenti dieci giorni prima della chiusura imposta dal decreto. Ricordo che la nostra sede principale – dove sono impiegati oltre 700 dipendenti sui 1400 complessivi – è a pochi chilometri da Nembro ed Alzano Lombardo, zone che hanno pagato un prezzo altissimo al Covid e la nostra realtà imprenditoriale è fortemente radicalizzata su questo territorio che ci ospita da 144 anni. 

Siamo ripartiti – dopo la chiusura – il 4 maggio con il 30% dei dipendenti nel rispetto assoluto delle nuove regole, favorendo al massimo il lavoro a distanza ove possibile e quindi per tutti gli uffici e garantendo spazi e distanziamento sociale nei reparti produttivi. Devo dire che comunque, anche prima della pandemia, il distanziamento sociale in produzione era già nei fatti.  

Nonostante la situazione difficile per l’intero settore, il Gruppo Albini può guardare al futuro con moderato ottimismo contando soprattutto sui risultati degli investimenti sostenuti negli ultimi anni, come il controllo diretto dell’intera filiera produttiva, condizione base per una reale sostenibilità dell’intero ciclo produttivo.

Proprio l’innovazione e ricerca sono da anni alla base di ogni nostra proposta. Ricordo che da un anno è stato inaugurato Albini Next, un Think Tank nato per guidare il cambiamento nel tessile, fondato sull’evoluzione del know-how e su partnership industriali e accademiche.  

Uno degli ultimi risultati dell’attività di ricerca è ViroFormula, un tessuto che si ottiene attraverso una combinazione di elementi a base d’argento che genera un effetto antivirale e antibatterico e che potrà essere utilizzato per la produzione di mascherine, camici, camicie, giacche, pantaloni e ogni altro tipo di indumento.  

Ciò che ci rassicura è che i prodotti che progettiamo, concepiamo e realizziamo, i partner che selezioniamo e il modo in cui lavoriamo garantiscono l’eccellenza assoluta, intesa quale cultura aziendale che si tramanda e si evolve di generazione in generazione. Qualità, servizio, affidabilità e sostenibilità sono la strada per poter competere sui mercati globali sempre più competitivi.  

In generale però il destino per la filiera tessile-moda è difficile da prevedere. Bisognerà conoscere la reazione dei mercati alla pandemia e alle successive riaperture. Noi esportiamo il 70% di prodotto in 80 paesi nel mondo, una strategia di diversificazione del rischio che ha richiesto un lungo lavoro e investimenti importanti che ci dovrebbe mettere al riparo dalle crisi di singoli paesi ma il problema è che con il Coronavirus tutto il mondo, chi più chi meno, si è fermato. Bisognerà attendere la riapertura dei negozi e la ripresa del turismo internazionale – che è uno degli elementi trainanti del luxury – per esprimere valutazioni più puntuali e previsioni più attendibili. 

Chi in questo momento è in grado di prevedere come sarà la ripresa dei consumi? Chi può sbilanciarsi sull’andamento di mercati fondamentali come gli Stati Uniti e l’Asia? 

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